La figura professionale dell’Influencer è sempre stata molto controversa: la stragrande maggioranza di coloro i quali traggono profitto dal proprio seguito sui social network è costantemente sottoposta ad una gogna mediatica, criticata da chiunque non consideri la produzione di contenuti originali un effettivo impiego. Nel corso di questo articolo mi servirò di diversi esempi per cercare di capire se quello della Web-Star possa essere considerato un vero e proprio lavoro.
Non si può entrare nel merito dell’argomento delle professioni nate grazie ai social senza citare quella che è l’influencer per eccellenza, nonché tra i personaggi più chiacchierati della nostra penisola: Chiara Ferragni.
Ma tralasciando l’indignazione per la misura dei suoi piedi e la relazione più o meno genuina con Fedez, la domanda da porsi è la seguente:
Chi è Chiara Ferragni?
Nata a Cremona, la Ferragni frequenta la facoltà di Giurisprudenza alla Bocconi fino al 2009, anno in cui decide di aprire un blog di moda che chiama The Blonde Salad, che in poco più di due anni conta un milione di visitatori mensili e le permette di ottenere il riconoscimento di Blogger of The Moment da Vogue.
Da quel momento l’ascesa è inarrestabile: dalla stesura di un libro alle collaborazioni con brand affermati come Dior, Louis Vuitton e Hilfiger, dai milioni di followers su Instagram ai milioni di euro di guadagni.
Non vi prendo in giro, nel 2015 l’azienda della Ferragni ha fatturato oltre 10 milioni di euro.
Ma allora come è possibile che una 30enne milionaria che tiene una lezione di business ad Harvard venga invitata ripetutamente a “trovarsi un lavoro vero” e insultata a più riprese sui social? Risponderemo successivamente a questa domanda.
Nel tentativo di capire se effettivamente servano capacità fuori dal comune per diventare Influencer affermati andiamo a scavare nella biografia del secondo fashion blogger più famoso d’Italia: Mariano Di Vaio.
Mariano Di Vaio nasce ad Assisi, a diciassette anni si sposta a New York, ma dopo alcune esperienze come modello decide di aprire MDVstyle, blog nel quale tratta di moda, viaggi e lifestyle.
Il suo percorso è molto simile a quello della Ferragni: all’aumentare dei numeri sui Social aumentano in maniera direttamente proporzionale anche le collaborazioni con brand importanti, le apparizioni in televisione e ovviamente i guadagni.
Anche Di Vaio nel 2015 ha fatturato diversi milioni di euro attraverso post su Instagram, sponsorizzazioni ed il suo neonato sito di e-commerce.
Perché un ragazzo che a diciassette anni lascia casa per inseguire un sogno e oggi, nonostante il successo, continua a reinventarsi mostrando grandi capacità imprenditoriali, è considerato un privilegiato che guadagna solo con il proprio aspetto fisico? Ci torneremo dopo.
Tra le personalità più influenti del Web italiano vi sono anche Frank Matano, che come tutti voi saprete ha cominciato facendo scherzi telefonici su YouTube nel lontano 2009 e ad oggi ha recitato in tre film, è apparso in diversi programmi televisivi ed è stato persino doppiatore.
Greta Menchi, che ha cominciato girando video nella propria cameretta ed è finita nella giuria di Sanremo, Sofia Viscardi, che con i suoi vlog è arrivata ad intervistare Roberto Saviano e moltissimi altri vlogger, blogger, videomaker o gameplayer che partendo dal nulla sono riusciti a costruirsi una professione e un futuro.
Ma allora perché si fatica a riconoscere i meriti di questi ragazzi?
Perché, anziché essere considerati dei punti di riferimento, degli esempi di intraprendenza e determinazione, sono trattati come fortunati nullafacenti?
Perché l’Italiano medio è rancoroso e/o ignorante.
Mi spiego meglio:
I rancorosi sono tutti coloro che non vogliono riconoscere gli oggettivi meriti di questi giovani, e di conseguenza nascondono il proprio risentimento e la propria invidia dietro una maschera di insulti, prese in giro e post al veleno.
Gli ignoranti sono invece quelli che faticano a riconoscere le possibilità lavorative offerte dalle nuove tecnologie e di conseguenza disprezzano e sminuiscono qualsiasi lavoro non tradizionale.
Queste due categorie ottengono il proprio momento di gloria nel momento in cui si coalizzano e riescono a mobilitare l’intero Web per brevi periodi.
Ad esempio, vi siete mai chiesti perché la dimensione dei piedi della Ferragni abbia fatto tutto questo scalpore? Semplicemente perché era l’unico appiglio che le categorie sopracitate avevano a disposizione per scaricare la propria frustrazione su una ragazza giovane, ricca nonché realizzata, cosa che invece tutti questi hater non sono.
Ho iniziato l’articolo sintetizzando le “gesta” di Di Vaio e della Ferragni per dimostrare come molti Influencer siano oggettivamente dotati di caratteristiche fuori dal comune, per lo meno sotto il profilo della lungimiranza e della determinazione, e che pertanto non meritino affatto l’odio a cui sono sottoposti, che di fatto non è altro che pura e semplice invidia.
La classica italica invidia che ci porta a desiderare che gli altri falliscano e che ci impedisce di riconoscere i meriti di chi ha fatto meglio di noi. Un sentimento che ci portiamo dietro da chissà quante generazioni e la cui naturale conseguenza è la tendenza tutta italiana a cercare di fregare il prossimo sempre e comunque.
La mia conclusione è che sì, quello della Web-Star è a tutti gli effetti un vero lavoro e sì, richiede capacità fuori dal comune che, pur esulando dalle competenze che un’occupazione tradizionale necessiterebbe, sono comunque degne di nota.
Infine, nonostante in questo articolo io abbia difeso gli Influencer,
sono perfettamente a conoscenza del fatto che le mie considerazioni non siano applicabili al 100% delle situazioni.
Esistono infatti dei personaggi totalmente costruiti a tavolino dai propri manager con l’obiettivo di raggiungere velocemente un grado di popolarità tale da essere sfruttati come cartelloni pubblicitari ambulanti.
Questi individui, non possedendo nessuna delle qualità di cui ho parlato precedentemente, possono effettivamente essere considerati dei privilegiati e pertanto, pur non meritando di essere disprezzati, non devono assolutamente essere posti come modelli a cui ispirarsi.