Fuoco Cammina con Me, per un’ultima volta

Non parleremo affatto di Judy. Oppure sì. Perché, alla fine, tutto ruota attorno a Judy. In qualche modo. Ma andiamo con ordine.

Spoiler Alert: Se non hai visto la terza stagione di Twin Peaks, non continuare.

 

Non voglio scrivere una recensione sulla terza stagione di Twin Peaks. Penso che altri lo faranno, e probabilmente meglio di come potrei farlo io. Non è neppure mio interesse stare qui a declamare la bravura di Lynch o stabilire se Twin Peaks – The Return sia o meno un’opera d’arte.

Tutto questo lo lascio ad altri.

Io voglio guardare attraverso l’oscurità di un futuro passato e lasciare che un viaggio, lungo 30 anni, si concluda.

Io voglio, e se avrete la pazienza di seguirmi lo faremo assieme, guardare attraverso l’oscurità di un futuro passato e lasciare che un viaggio, lungo 30 anni, si concluda.

Voglio prendere il finale, spiegarlo, e attraverso la spiegazione mostrare come Lynch, già 30 anni fa, volesse raccontarci la storia dell’umanità.

Raccogliamo quindi tutti gli elementi necessari per avventurarci in un luogo così desiderato ma, allo stesso tempo, sconosciuto.

 

 

Le emozioni

Le emozioni sono necessariamente la prima cosa che dobbiamo portare con noi, in questo viaggio. Sono quelle che mi avvolgono, facendomi commuovere, se sento la sigla di Twin Peaks; ricordo ancora la prima volta che, guardando la televisione da ragazzino, sentii quelle note così malinconiche. Un modo in cui Badalamenti cercava di avvisarmi: fuggi o rimarrai per sempre con noi (intrappolato, più o meno, come Cooper nella Red Room).

 

La Red Room

La Red Room, scambiata spesso con la Loggia Nera ma, in realtà, un luogo di attesa e di collegamento

 

Le emozioni sono la prima chiave di lettura di Twin Peaks.

Le emozioni sono la prima chiave di lettura di Twin Peaks. BOB le cerca, quelle negative, le tramuta in Garmonbozia e le consegna agli spiriti della Loggia Nera.

Le emozioni sono quelle che mi hanno preso a pugni nello stomaco durante il finale della terza stagione che mi ha fatto commuovere, divertire, arrabbiare e spaventare.

Io non so se un’altra serie tv sia capace di questo; di sicuro non con me.

 

 

La paura

La paura è l’emozione, la principale e la più temuta. E Twin Peaks, nel suo ultimo episodio, è in grado di creare un senso di angoscia e di paura culminante con l’ultimo fotogramma che forse solo Shining mi aveva lasciato dentro, dopo averlo visto.

Ma ci sono delle sequenze (Sarah che cerca rabbiosamente di rompere la foto di Laura, senza riuscirci), che sono convinto rimarranno nella mia testa per altri 25 anni almeno, come il finale della seconda stagione.

 

Il finale della seconda stagione

Il finale della seconda stagione: forse il cliffhanger più famoso della storia della tv.

 

 

La consapevolezza

Che sarà fondamentale per sapere dove andare, cosa cercare e cosa aspettarsi. La dobbiamo portare con noi perché, il buon caro Dale Cooper, la smarrirà.
Cosa ci dobbiamo aspettare? Sorrido, leggendo i commenti di persone su Reddit, sui forum, su Facebook arrabbiate. Con Lynch perché non ha dato loro quello che si aspettavano.

Chiaro.

Come se Lynch lo avesse mai fatto. Ma davvero sarebbe stato meglio se ci avesse dato un finale chiaro, tutte le risposte? Io so solo che per 25 anni siamo stati qui, a parlare e discutere di tutti gli scenari possibili e le spiegazioni delle prime due stagioni, leggendole e rileggendole anche alla luce di Fuoco Cammina con Me.

Ora. Se Lynch avesse dato un finale come alcuni avrebbero voluto, l’eco di Twin Peaks si sarebbe spento in poco tempo. Mesi. Forse un anno. E invece. Invece tra 25 anni saremo ancora qui, a parlare di quello che abbiamo visto e ipotizzare cosa e come.

Dobbiamo conoscere Lynch per sapere cosa aspettarci. Io lo conosco. Voi?

 

 

Il viaggio

Bene, abbiamo tutto il necessario, credo. Tenetevi forte perché dall’altra parte tutto potrebbe essere differente.

Le due chiavi per capire il Mistero di Twin Peaks ci vengono dette quasi subito, nei primi episodi della serie classica e poi ripetute allo sfinimento.

Viviamo in un sogno” (con le sue varianti “Ti ho visto in un sogno”, ecc).

E’ il passato o il futuro?

“Tra le tenebre d’un futuro passato, il mago brama di vedere. Qualcuno declama tra due mondi: Fuoco cammina con me.”

 

 

Cosa succede nel finale di Twin Peaks?

Il finale… in realtà sono due finali. Non a caso è stato trasmesso con un doppio episodio.

Il 17esimo è di “semplice” lettura: BadCooper prova a entrare nella Loggia Bianca ma viene respinto, allora va a riprendersi Naido (che è l’involucro nel quale aveva nascosto la vera Diane) ma viene fermato e ucciso; BOB viene sconfitto e c’è la reunion che tutti aspettavamo.

Poi Cooper (quello buono), attraversa uno (dei tanti) portali, si ricongiunge con MIKE, va a trovare Phillip Jeffries che lo aiuta a tornare indietro nel tempo e impedire la morte di Laura. In questo modo, dal passato, viene cambiato il futuro.

Poi Cooper prende per mano Laura e prova a portarla a casa, ma viene fermato (da Judy) e Laura viene portata via.

 

Cooper e Diane

Diane, undici e trenta di mattina del 24 febbraio. Sono quasi arrivato a Twin Peaks

 

E qui si chiude la storia di Twin Peaks.

 

Poi arriva l’episodio 18, dove Lynch racconta la nostra storia.

Poi arriva l’episodio 18, dove Lynch racconta la nostra storia.

Cooper esce dalla Red Room per l’ultima volta e, assieme a Diane, decidono di sacrificarsi e lasciare quel mondo per venire nel nostro e provare a cercare Laura. Sanno che tutto cambierà, che ogni cosa sarà differente.
Infatti, giunti nel nostro mondo, diventano due persone diverse. Cooper è Richard, e Diane è Linda. Linda, la sua amante che lo lascia. Linda che quasi piange nell’ultima notte trascorsa con lui, sentendolo distaccato. Perché Richard ha una sola cosa in testa: sa che deve trovare Laura e portarla a casa.

E così fa. La trova, anche se lei non ha più memoria di ciò che era, e la porta a casa.

Ma non a Twin Peaks.

La porta a Snoqualmie, nella Twin Peaks reale. Gli indizi ci sono tutti: non c’è il cartello “welcome to Twin Peaks” all’ingresso, il RR è diverso, e ad aprire la porta di casa Palmer c’è… la reale padrona di casa.

Cooper non capisce. Noi non capiamo. Poi arriva il sussurro di Sarah (“Lauuuuraaaaa”), Laura grida e cala il sipario.

 

 

Ci rivedremo quando calerà il sipario

E così, finalmente Lynch ci ha dato l’ultimo pezzo del puzzle che aveva iniziato a creare 30 anni fa.

 

Laura Palmer

She is the One

 

Fino alla 3×17 Lynch ci ha raccontato di un mondo diverso dal nostro, chiamiamolo il mondo dei sogni, dove esiste la cittadina di Twin Peaks, dove esistono le Logge, il paranormale, gli alieni e dove spesso le persone non sono sfumature di grigio ma o bianche (Cooper, Hawk, Gordon, ecc) o nere (BOB, BadCooper, il figlio di Audrey , ecc). Un mondo dove la malvagità è tangibile, ha il volto di Judy (la creatura che nell’episodio 3×8 genera creature malvagie e le scaglia sulla terra ma che, di fatto, rappresenta la malvagità dell’umanità visto che lei stessa viene creata / evocata / risvegliata quando viene eseguito un test nucleare).

Un mondo dove il bene tenta di contrastare la malvagità creando a sua volta un’entità, Laura. Che, però, viene corrotta e poi uccisa.

Un mondo dove cavalieri senza macchia e paura provano a sconfiggere il drago, liberando la principessa. Ci prova Jeffries, ci prova Desmond, ci prova Cole. Ci prova Cooper. Ma dove, tutti, per un motivo o per un altro, perdono.

E quando ogni piano del male sembra essere stato sconfitto… Judy allora cambia le regole del gioco e porta Laura in un altro mondo.

Il nostro.

Nella nostra realtà il male può insinuarsi subdolamente in ogni anfratto, e non lo puoi prendere a pugni in volto o non sconfiggere mettendo al suo dito un anello.

Dove la malvagità è meno tangibile, non ha un unico volto. Dove però tutti sono grigi. E anche Cooper / Richard è così (la recitazione suggerisce che Richard sia un mix tra Cooper e BadCooper). Dove il male può insinuarsi più subdolamente in ogni anfratto, dove non lo puoi prendere a pugni in volto, dove non può essere sconfitto mettendo al dito un anello.

E così Judy sembra aver trovato il terreno di battaglia perfetto.

Cooper sembra inerme, e cerca di capire in che anno è (mimando un po’ la camminata di David Bowie in Fuoco Cammina con Me, mentre si faceva la stessa domanda), sperando di trovare una risposta, ancora una volta, nel paranormale. E invece è il presente, solo in una realtà più cinica. Non a caso l’atmosfera dell’episodio 18 si fa via via più tetra, inquietante.

Ci sono due viaggi in macchina: il primo, con Diane, ancora nella realtà di Twin Peaks, che è solare, alla luce del sole e con Cooper pensieroso ma… il solito Cooper.

Poi c’è quello conclusivo, con Laura. Silenzioso, lungo, immerso nelle tenebre. E Cooper, miglia dopo miglia, diventa sempre più oscuro.

Perché nella nostra realtà il male ci circonda. Qui, da noi, non c’è MIKE, non ci sono le logge, non c’è il Gigante.

Qui Cooper è solo.

E quando Judy arriva e chiama Laura, tutto diventa nero.

Ma Lynch ci vuole lasciare con una piccola speranza perché l’ultimo fotogramma, durante i titoli di coda, è Laura che sussurra un misterioso messaggio a Cooper nell’orecchio, nella Red Room. Forse sta dicendo a lui come potrà salvarla. Un giorno. Nel passato. O nel futuro.

Magari tra 25 anni.

 

Ultima scena

Questo non detto diventerà la mia ossessione; altro che il finale di Lost in Translation

 

Io, da parte mia, posso solo ringraziare Lynch perché Twin Peaks ha segnato indelebilmente la mia adolescenza, il mio immaginario. La mia fantasia. E, in buona parte, anche la mia vita.
Non credo che nessun’altra opera potrà fare mai una cosa così. Almeno, non a me.

Almeno, non in questa realtà.

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