Conan, la guida barbarica alla leggenda di Enrico Santodirocco

«Sbabbari, uomini di inaudita viulenza, di inaudita ferocia, figli del dio Odino». Così l’Attila di Abatantuono definiva il barbaro, figura più mitologica che storica, discendente letterario e cinematografico del barbaro primigenio: Conan il cimmero.

Ma quella definizione è parziale e non rende giustizia a un topos dell’immaginario collettivo che era sì un omaccione palestrato dalle mutande di pelo, ma non solo questo.

Lo chiarisce, sviscerando tutti gli aspetti dell’argomento, Enrico Santodirocco nella sua guida ragionata Conan. La leggenda (Odoya edizioni 2017, 296 pagine, 20 euro).

Tanto per cominciare, per risalire all’origine del mito di Conan, bisogna andare nel Texas degli anni 30 e più precisamente a Cross Planes: circa 1500 anime, perlopiù arrivate per arricchirsi grazie al petrolio.

Robert E. Howard, lo scrittore a cui dobbiamo la paternità di Conan, nel 1932 (anno di pubblicazione della prima avventura del barbaro sul magazine pulp Weird Tales) viveva proprio là, a Cross Planes, nel bel mezzo dell’epopea della corsa all’oro nero, uno dei pilastri su cui si basa l’identità del Texas.

A riguardo l’autore disse: «Posso dire una cosa riguardo al boom del petrolio: insegnerà a un bambino, molto più velocemente di qualsiasi altra cosa, che la vita è una questione piuttosto schifosa».

Con questo amore per il Texas nel cuore, oltre che una notevole dose di ottimismo, Robert E. Howard concluse che la barbarie era lo stato di quiete dell’umanità, la civiltà non era altro che una breve parentesi destinata, prima o poi, a generare degrado e corruzione. E così, da queste allegre basi filosofiche, è nato il barbaro che tutti conosciamo: Conan.

La barbarie è lo stato naturale dell’umanità! La civiltà è innaturale. È un capriccio delle circostanze. E la barbarie, alla fine, deve sempre trionfare.

 

 

Conan dopo Robert E. Howard

Conan è sopravvissuto al suo creatore (morto suicida) ed è uscito dal circolino dei lettori di riviste pulp. Oggi Conan il barbaro è quello che si potrebbe definire un media franchise che è stato declinato in libri, film e fumetti. È un corpus così vasto che, per non perdersi, una guida ragionata come quella di Santodirocco è indispensabile.

La longevità di Conan è la stessa dei grandi personaggi letterari dell’epoca vittoriana ma, al contrario di uno Sherlock Holmes, Conan non ricorre (solo) all’intelligenza per risolvere i suoi problemi. Di solito preferisce menare le mani.

Un personaggio che affronta, come Conan, nemici spesso dotati di poteri sovrannaturali con la sola forza della sua spada era una novità negli anni 30 e funziona piuttosto bene anche nel 2017 (qualcuno ha detto Berserk?).

Bisogna considerare che la barbarie di Conan non era solo violenza ignorante. Era l’uomo, riportato alla sua condizione primitiva, che sfida ciò che non può e non vuole comprendere.

Però la violenza c’era, inutile negarlo. Quindi Conan è un mito tossico? Un mito negativo da segnalare al Moige? La celebrazione della violenza contro l’intelligenza? Chi può dirlo, di certo è un mito che continua ad affascinare e quindi è ricco di quella sincerità che devono avere i miti per sopravvivere alla prova del tempo.

 

 

I muscoli di Schwarzenegger

A fine carriera, Conan si prese qualche impegno di governo ma il ruolo di monarca non faceva per lui

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È stato il cinema a dare un volto al cimmero, quello dell’attore di origini austriache Arnold Schwarzenegger. In Conan il barbaro, del 1982, Schwarzenegger presta volto e muscoli a un film entrato di diritto nella categoria dei cult movie.

Il film incassò benissimo, abbastanza per essere considerato un notevole successo commerciale. Come spesso accade in questi casi, seguirono tutta una serie di pellicole più o meno ispirate al mito di Conan, più o meno imbarazzanti sotto diversi punti di vista.

Schwarzenegger interpretò di nuovo il famoso barbaro in Conan il distruttore (1984): altro successo commerciale che generò un altro codazzo di cloni. La storia di Conan al cinema arriva fino al 2011 con Conan the Barbarian, dimenticabile pellicola su cui è meglio sorvolare, e probabilmente proseguirà con The Legend of Conan, film di cui ancora si poco che dovrebbe segnare il ritorno di Schwarzenegger nei panni del barbaro che l’ha reso famoso.

 

 

La guida

Copertina del volume "Conan. La leggenda" di Enrico Santodirocco (Odoya edizioni)Condensare un’epopea che si dipana in così tanti media non è di certo impresa facile. La guida Conan. La leggenda ci prova e ci riesce, supportata anche da un robusto apparato iconografico.

Molte le fonti consultate e citate (delizioso lo scambio epistolare tra Robert E. Howard e H. P. Lovecraft) e notevole lo sforzo di sintesi dell’autore che si rivolge all’appassionato – Conan ha lettori fedelissimi e molto attenti – e anche al neofita che vuole addentrarsi nelle avventure del barbaro ma non sa da dove e come cominciare. Cosa non si fa per la gloria di Crom!?

 

 

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