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Il pifferaio di Albinea

La Seconda Guerra Mondiale in Europa è agli sgoccioli, ma in Italia i Tedeschi sono ancora asserragliati dietro la Linea Gotica, dalle Alpi Apuane all’Appennino Emiliano fino a Rimini.

 

 

L’antefatto

Dopo lo sbarco in Sicilia del ’43 i tedeschi iniziarono una “ritirata combattuta” per fare più danno possibile e rallentare o fermare l’avanzata nemica. La Linea Gotica (ufficialmente Linea Verde, Grüne Linie) venne istituita ad agosto 1944: inizialmente andava da Pisa a Pesaro.

Nonostante alcuni successi dell’Operazione Olive di settembre, l’attacco della 5a Armata americana, dell’8a Armata inglese e del Corpo di Spedizione Brasiliano venne rallentato tanto da far iniziare l’Operazione Sunrise, ovvero trattative segrete di resa separata tra Karl Wolff, capo delle forze tedesche in Italia, e Allen Dulles, capo dell’OSS (Office of Strategic Services) americano, che diventerà poi la CIA.

L’Operazione Olive provocò 14.000 perdite nell’8a Armata: i battaglioni dovettero essere ridotti da quattro a tre compagnie. Il comandante Oliver Leese venne sostituito da Richard L. McCreery.
La composizione dell’8a Armata era mista: oltre agli Inglesi che fornivano soprattutto mezzi motorizzati ed artiglieria la fanteria era composta da Indiani, Canadesi, Cechi, Neozelandesi, Sudafricani e Greci. La cavalleria polacca era usata per esplorazione e collegamento.

 

Kesselring dirigeva la difesa attraverso posizioni chiave che tenevano ferme imponenti forze alleate con relativamente pochi uomini. Contando sulla mobilità e l’artiglieria dei suoi, costringeva i nemici a combattere paese per paese, a volte casa per casa, mettendo a rischio anche la popolazione civile.

Nonostante l’appoggio di forze partigiane, gli Alleati non avevano abbastanza fanteria per combattimenti del genere e perdevano molti mezzi anche a causa delle condizioni atmosferiche.

Gli attacchi dei partigiani creavano comunque così tanti problemi ai Tedeschi che questi decisero di attuare una rappresaglia di 10 civili per ogni soldato morto in un attacco non militare. I partigiani non erano considerati militari, in quanto anche lo fossero stati durante le loro azioni non indossavano uniformi o altri segni di riconoscimento.

Gli sbarchi in Italia furono una idea di Churchill che voleva aprire un fronte sul “ventre molle dell’Asse” per arrivare prima possibile in Austria e Ungheria in funzione anti-sovietica, mentre gli Americani erano più concentrati sul fronte francese. I contatti tra Dulles e Wolff erano partiti da Eugen Dollmann, ufficiale SS, forse con il placet di Himmler che vagheggiava una pace separata con Inglesi e Americani per continuare a combattere contro i Russi.

 

 

 

 

Operazione Tombola

 

Ci sono un Polacco, un Austriaco e un Greco… non è una barzelletta, ma parte della formazione del commando partigiano Gufo Nero, nato nel gennaio ’45 sotto il diretto comando del SOE (Special Operations Executive) inglese, tramite il capitano Michael Lees: in tutto una trentina di uomini e una decina di staffette.

 

 

Il 4 marzo arrivarono i primi sette paracadutisti del SAS (Special Air Service) per preparare l’attacco al quartier generale del 51mo corpo motorizzato tedesco a Botteghe di Albinea: 500 uomini distribuiti tra Villa Rossi e Villa Calvi, in collegamento diretto con Berlino e spesso visitati da Kesselring.

Il gruppo di paracadutisti era comandato dal maggiore Roy Farran, uno scavezzacollo che aveva già combattuto in Nord Africa, Grecia, a Creta e in Italia. Per dare un’idea del tipo: scappato da un ospedale greco dopo la cattura da parte dei Tedeschi, arrivò in Egitto in una barca alla deriva con altri prigionieri.

Dopo essere stato ferito in un attacco aereo implorò a destra e a manca per continuare a combattere. Sbarcato in Sicilia con i SAS nonostante diversi attacchi di malaria, per la missione ad Albinea gli era stato esplicitamente ordinato di restare al comando alleato di Firenze: lui scelse di paracadutarsi con gli altri. Durante la missione si fece chiamare McGinty, per evitare di essere identificato in caso di nuova cattura.

Fu sempre Farran a decidere di usare truppe partigiane per l’attacco: gli uomini del Gufo Nero concentrarono disertori e fuggiaschi dei campi di internamento, tra cui una truppa di Russi, mentre aspettavano le armi, le munizioni e gli altri 33 paracadutisti. Tra questi Farran chiese un suonatore di cornamusa, per “sollevare l’animo romantico degli Italiani e gratificare la mia vanità”.

Il 23 marzo arrivò quindi David Kirkpatrick, altro personaggio: si paracadutò in kilt, tanto che sulle prime i partigiani credettero che si trattasse di una donna. Lo chiamavano mad piper, il pifferaio matto, ed era stato decorato per aver suonato la cornamusa in prima linea durante uno sbarco in Albania.

Trasferito in fureria dopo quell’azione, la noia gli causò qualche precedente per rissa ed insubordinazione: i suoi superiori gli chiesero se era interessato ad una missione pericolosa, e lui accettò. Atterrato fuori dalla zona prevista, venne aiutato da alcuni contadini a cui per riconoscenza regalò il paracadute, che servì per confezionare un abito da sposa.

Pipe in Scozia significa cornamusa, ma originariamente indicava un generico strumento a fiato, e vale quindi anche per il flauto.

 

L’attacco era previsto nella notte tra il 26 e il 27 marzo, ma dal comando di Firenze arrivò l’ordine di annullamento: gli Alleati preferivano bombardare la zona. Lees e Farran lo ignorarono, anche per evitare perdite tra i molti civili che li avevano aiutati.

Alle 2 di notte un lanciagranate sparò per sfondare il portone principale di Villa Rossi, ma la spoletta non scattò ed i Tedeschi lanciarono l’allarme. Kirkpatrick cominciò a suonare “Highland Laddie” ed i SAS attaccarono l’interno all’arma bianca mentre i partigiani restarono fuori sparando alle finestre e a tutti quelli che uscivano. A Villa Calvi l’attacco riuscì meglio e con soli tre feriti l’ufficio cartografico venne dato alle fiamme.

Dopo l’assalto il battaglione si divise in quattro e si disperse nell’Appennino: ci furono quattro perdite tra i SAS, tre tra i Russi e alcuni feriti tra i partigiani.

 

David “Mad Piper” Kirkpatrick (Photo by John Slavin)

 

 

 

Le conseguenze

Secondo il rapporto di Farran i Tedeschi ebbero più di 300 perdite tra cui 60 morti: grazie al suono della cornamusa classificarono però l’azione come militare, non partigiana. In quest’ultimo caso la loro rappresaglia avrebbe decimato Albinea, che all’epoca contava 5.000 abitanti: temendo invece una massiccia presenza di soldati alleati preferirono abbandonare la postazione.

Farran ordinò a Kirkpatrick di continuare a suonare quando arrivavano in un paese, per far capire chi fossero e perché “pensava che da quelle parti non avessero mai visto uno Scozzese”. Il gruppo, denominatosi “battaglione alleato”, continuò a colpire le truppe tedesche in ritirata.

L’operazione accelerò la caduta della Linea Gotica: il 23 aprile cadde Modena e il 24 Reggio. Gli Americani decorarono Farran e due capi partigiani quando riuscirono a contattarli: Kirkpatrick nel frattempo si era talmente ben mimetizzato da approfittare a piene mani delle sigarette che i soldati USA distribuivano ai civili.

Il gruppo dei Modena City Ramblers ha dedicato all’operazione il disco corale “Battaglione Alleato”, e a David Kirkpatrick la canzone “Al Pivarol cal vin dal ciel”. Alla vicenda si ispira il romanzo storico “Il bracciale di sterline” di Matteo Incerti e Valentina Ruozi (Aliberti 2011).

Kirkpatrick non parlò mai della vicenda in Scozia, a Girvan dove abitava e dove è morto nel 2016. Gli abitanti del luogo lo vennero a sapere solo quando Incerti venne ad intervistarlo nel 2011: ad Albinea invece è ancora un mito, e cittadino onorario.

 

 

 

 

 

La foto in testa e in cover oggi è di John Slavin

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