Abbiamo visto in anteprima tutti gli 8 episodi di Una serie di sfortunati eventi, adattamento televisivo dei romanzi di Daniel Handler: Neil Patrick Harris è un Conte Olaf grandioso. 

Per tutta la vita Klaus aveva creduto che se si leggevano libri a sufficienza si poteva risolvere qualunque problema, ma ora non ne era più tanto sicuro.

Pubblicata tra il 2000 e il 2006, la saga di Una serie di sfortunati eventi, scritta da Lemony Snicket, pseudonimo di Daniel Handler, racconta la storia dei fratelli Baudelaire: Violet, la più grande, che, quando si lega i capelli con un nastro, è in grado di costruire macchinari di ogni tipo, Klaus, avido lettore, e Sunny, nenoata dai denti affilatissimi.

Come dice l’autore all’inizio del primo di 13 romanzi, le loro avventure non solo non hanno un lieto fine, ma nemmeno un lieto inizio, e presentano ben poco di piacevole anche nel mezzo. Cresciuti circondati da libri in una splendida casa, i tre fratelli vedono cambiare completamente le loro giovani vite quando i genitori muoiono in un incendio divampato proprio nella loro magione.

Ormai soli, gli orfani Baudelaire sono ora i proprietari di un’immensa fortuna, che fa gola a un loro lontano parente, il Conte Olaf, attore senza successo che tenta in tutti i modi di diventare il loro tutore legare per impossessarsi della loro eredità.

 

 

Diventato nel 2004 un film, Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi, diretto da Brad Silberling, la saga ha ora una terza vita, quella televisiva, pronta a inziare il prossimo 13 gennaio grazie a Netflix: composta da otto episodi, due per ognuno dei primi quattro romanzi della saga, Una serie di sfortunati eventi adatta i libri alla tv, e fa centro.

Il rischio di fallire era alto: il film, che condensa le storie dei primi tre romanzi, può vantare la splendida fotografia e i costumi dei premi Oscar Emmanuel Lubezki e Collen Atwood, la voce narrante di Jude Law e due star come Meryl Streep e Jim Carrey rispettivamente nei ruoli della zia Josephine e del Conte Olaf.

Un insieme di talenti con cui è difficile confrontarsi, invece, a sorpresa, la serie riesce a fare meglio del film, portando sul piccolo schermo tutto il fascino della saga scritta da Handler.

 

 

Uno, nessuno e centomila Conti Olaf (per altrettante sigle)

Togliamoci subito il dente: per la buona riuscita di Una serie di sfortunati eventi l’elemento fondamentale era scegliere l’attore perfetto in grado di dare vita al Conte Olaf, un personaggio complesso, ripugnante e allo stesso tempo irresistibile, cattivo ma divertente, in grado di essere credibile indossando i travestimenti più disparati, dalla segretaria sexy all’assistente di laboratorio di origini italiane, passando per un vecchio lupo di mare.

 

 

Raccogliere il testimone di un gigante della comicità come Jim Carrey non era facile: eppure Neil Patrick Harris, anche produttore esecutivo, riesce forse a fare addirittura meglio. Dopo quella palestra del travestimento durata nove stagioni che è stata How I met your mother, in cui ha interpretato il leggendario Barney Stinson, Harris è in grado di interpretare qualsiasi personaggio, cambiando accento, postura ed espressione con una facilità impressionante.

Sembra quasi di vedere un cartone animato vivente. Il suo Conte Olaf è il cuore (malvagio) della serie, multiforme e allo stesso tempo inossidabile nel suo ostinato tentativo di impossessarsi della fortuna dei tre fratelli. Il suo è genio creativo messo al servizio del male, un elemento fondamentale per ogni storia che si rispetti. Accanto a lui una banda di attori furfanti, dall’aspetto più diverso e sorprendente, a partire dalle inquietanti gemelle anziane, chiamate Le due donne incipriate (Jacqueline e Joyce Robbins), una delle perle della serie.

Harris si ritaglia inoltre anche uno spazio per un’altra sua grande passione, il canto: nella sigla di apertura, le cui immagini cambiano a ogni nuovo episodio, è lui a cantare, così come nel finale, in cui gli fanno da coro tutti gli altri personaggi.

 

 

Se la voce narrante diventa un personaggio

Grazie alla maggiore durata, Una serie di sfortunati eventi può scavare nella mitologia della saga, dedicando a ogni libro due episodi, prestando cura a piccoli dettagli che, fisiologicamente, non sono riusciti a finire nel film del 2004.

 

 

La storia, divisa in capitoli, proprio come in un libro, scorre come se si stessero leggendo i romanzi, anche perché ogni cambio di scena è introdotto da Lemony Snicket in persona, l’autore fittizio di Una serie di sfortunati eventi.

Patrick Warburton va a sostituire Jude Law, ma lì dove l’attore inglese era rimasto soltanto una voce, qui l’interprete americano ci mette la faccia, cambiando abito a ogni nuova apparizione, sempre coordinato al luogo e alla situazione che va a introdurre, rivolgendosi direttamente allo spettatore, abbattendo la quarta parete.

Uno strategemma che rientra nello “stile Netflix”, visto che il primo personaggio a usarlo in modo massiccio in una serie tv è stato il Frank Underwood di Houe of Cards interpretato da Kevin Spacey. La voce di velluto di Warburton, che si destreggia in giochi di parole, allitterazioni e monologhi brillanti, accompagna lo spettatore attraverso le (dis)avventure dei fratelli Baudelaire, coprendo l’arco narrativo dei romanzi The Bad Begginning (1999), The Reptile Room (1999), The Wide Window (2000) e The Miserable Mill (2000).

 

 

 

Un libro non è mai solo un libro: la magia dei sogni dell’infanzia

Infine loro, i tre Baudelaire: interpretati dai giovanissimi Malina Weissman (che somiglia molto all’ormai cresciuta Emily Browning, che aveva il ruolo di Violet nel film), Louis Hynes e Presley Smith, i fratelli, con i loro vestiti dai colori pastello e dalle linee eleganti, le risposte argute e il temperamento compassato, sembrano usciti da un film di Wes Anderson.

 

 

Intelligenti, buoni e molto legati, i Baudelaire sono sempre un passo avanti a tutti gli adulti che li circondano, a cominciare da Mr. Poe (K. Todd Freeman), uomo incaricato dalla banca di trovare il perfetto custode per i bambini, come lasciato scritto nel testamento dei genitori: ormai chiusi nel loro mondo fatto di doveri e scadenze, i grandi hanno perso il gusto per la fantasia, non riuscendo in questo modo nemmeno a rendersi conto della realtà che li circonda.

Come dice lo zio Montgomery (Aasif Mandvi) a Klaus, un film, un libro e una storia non sono mai semplicemente un film, un libro e una storia: il potere dell’immaginazione è una delle risorse più potenti, i bambini lo sanno istintivamente e gli adulti dovrebbero imparare da loro come tornare a usarlo.

I migliori adulti della serie sono quelli interpretati da due attori d’eccezione: Will Arnett, voce di BoJack Horseman, e Cobie Smulders, storica collega di Harris in How I met Your Mother, protagonisti di un colpo di scena che farà commuovere anche gli spettatori più cinici.

I primi otto episodi di Una serie di sfortunati eventi sono magia pura, da finire tutti d’un fiato.

Prodotto perfetto per il binge-watch, i primi otto episodi di Una serie di sfortunati eventi sono magia pura, da finire tutti d’un fiato, proprio come un romanzo che ci appassiona al punto da non riuscire a staccarci dalle sue pagine. Augurandoci che siano solamente il primo capitolo di una serie di, fortunatissime, stagioni.

 

Una serie di sfortunati eventi arriverà dal 13 gennaio su Netflix.