Il 3 Novembre arriva al cinema Kubo e La Spada Magica, nuovo lungometraggio d’animazione in stop motion della casa di produzione LAIKA diretto da Travis Knight. Facciamo un salto nel mondo dello stop motion e vediamo quali sono state le pellicole più caratterizzanti di questa particolare tecnica cinematografica.
La scorsa settimana è stato presentato alla XI Festa del Cinema di Roma il nuovo lungometraggio d’animazione dello studio di animazione stop motion statunitense Laika, Kubo e La Spada Magica, diretto da Travis Knight – amministratore delegato della Laika, nonché produttore di ParaNorman e Boxtrolls – e doppiato da alcuni degli attori internazionali più amati della scena come Charlize Theron, Matthew McConaughey, Rooney Mara e Ralph Fiennes.
Kubo e La Spada Magica è tra le novità più attese di questa fine 2016. Una pellicola d’animazione rivolta a un pubblico sia infantile che più adulto, capace di coinvolgere, emozionare e far riflettere.
Potete leggere la recensione del nostro Emanuele Bianchi direttamente in anteprime dalla XI Festa del Cinema di Roma.
Dallo stile gotico e un po’ grottesco, in Kubo e La Spada Magica si uniscono due tecniche cinematografiche molto diverse tra la loro ma, ormai, complementari: la computer grafica (CGI) e lo stop-motion.
Lo stop motion è una delle tecniche più antiche del cinema. Chiamata anche ripresa a passo uno o animazione a passo uno (frame by frame), è basato proprio sul processo di immortalare, fotogramma per fotogramma, l’azione del personaggio.
Essa si può servire o riprendendo i fogli lucidi (particolari fogli trasparenti in acetato di cellulosa sui quali vengono stampati i disegni degli animatori e poi colorati) oppure dei modellini (puppets motion) di vario genere (plastilina, fissi, con scheletro).
Possiamo quasi dire che il cinema sia partito proprio dallo stop motion; infatti, il primo vero esempio di cortometraggio animato in stop motion risale al 1899 per mano di Alberth Smith e Stuart Blackton, The Humpty Dumpty Circus.
Un altro precurosore dello stop motion, o meglio dell’animazione, è stato il famoso illusionista francese Georges Méliès, divenuto successivamente una delle figure più di spicco nell’ambito del primo cinema.
Méliès, infatti, coniugò la magia del cinema con quella dell’illusione, realizzando piccoli lavori che segnarono l’inizio dei più grandi generi usati al cinema, come per esempio la fantascienza con Un viaggio verso la luna del 1902, ma soprattutto di tutti quegli elementi posti alla base dell’animazione.
Solo tre anni più tardi vedremo arrivare, dall’europa e dall’America, i primi grandi precursori dell’animazione, tra cui Emil Cohl, vignettista e animatore francese, il primo a portare lo stop motion oltre oceano. Cohl, per i suoi lungometraggi, adoperava pupazzi, bozzetti e una svariata gamma di oggetti che riusciva a trovare. Tra le sue opere più famose impossibile non ricordare Fantasmagorie, composta da oltre 700 bozzetti che lo stesso Cohl ha fotograto, uno per uno, per creare la sequenza animata.
Eppure, per vedere il primo vero lungometraggio in stop motion dobbiamo aspettare ancora una quindicina d’anni. Non stupirà sapere che i primi soggetti presi in considerazione furono proprio i dinosauri.
Almeno vent’anni prima che il maestro Steven Spielberg potesse vedere questo mondo, il regista Harry Hoyt accompagnato dagli effetti speciali di Willis O’Brien, portò per la prima volta sullo schermo i dinosauri. The Lost World non è solo il capostipite di un lungo filone basato sul “mondo perduto”, ma è anche il primo lungometraggio in stop motion.
Ispirato all’omonimo romanzo di Arthur Conan Doyle, a sua volta fonte di ispirazione per la serie di romanzi di Michael Crichton, da cui sono poi stati tratti i film Jurassic Park di Spielberg, Wllis O’Brien compie una vera grande magia.
Il suo eccezionale lavoro lo portò ad assicurarsi un posto in un’altra grande produzione del tempo, secondo fondamentale gradino nelle tappe dell’animazione stop motion, King Kong (1933) di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack.
Lo stop motion è comunque sia una tecnica che si avvale di altre molte tecniche, le quali possono essere usate in base al tipo di realizzazione. Nell’ambito cinematografico non sono moltissimi i film in stop motion, e se ne sta avendo una maggiore produzione nel corso degli ultimi trent’anni, ma è un metodo molto usato per la creazione di sequenze e personaggi all’interno di molti film di grande intrattenimento.
Ad esempio possiamo ritrovarlo nel Terminator (1984) di James Cameron, nella ricostruzione dell’endosceletro di T-800 oppure nell’attacco degli AT-AT in Star Wars: Episode V – The Empire Strikes Back.
Con l’avvento degli effetti speciali più complessi e con la computer grafica, lo stop motion è passato un po’ in sordina a livello di collaborazione, a partire proprio con il primo Jurrasick Park (1993), ma questo ha dato modo a molti registi di esprimersi e creare dei lungometraggi unicamente realizzati in stop motion, spesso con l’ausilio della puppets motion.
Tra i primi che vengono in mente sicuramente c’è il maestro del gotico e macabro Tim Burton che realizzò il suo primo cortometraggio, Vincent, proprio in stop motion, omaggiando uno dei più grandi attori del cinema horror anni 40-60, Vincent Price.
E se in America abbiamo Tim Burton, in Europa, precisamente in Inghilterra, abbiamo Nick Park, vincitore di ben quattro Oscars e papà dei famosi personaggi Wallace e Gromit.
Ad oggi lo stop motion può essere usato sia puramente o accompagnato, come nel caso di Kubo e La Spada Magica, con la computer grafica. Un esempio molto interessante è quello di The LEGO Movie, film del 2014 scritto e diretto da Phil Lord e Chris Miller, realizzato per lo più in CGI ma con il supporto di reali modellini (ad esempio le macchine) in barbacciaio e con la scansione dei reali mattoncini trasferiti, successivamente, al computer.
Un altro ibrido molto interessante è Il Piccolo Principe, basato sull’omonimo romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, diretto da Mark Osborne.
La pellicola è un mix tra stop motion, al quale sono state destinate le scene della narrazione del libro, e CGI, rappresentanti i personaggi della storia reale. Un connubio molto particolare e che dona un’originalità tutta sua a un film non propriamente facile, ma molto emozionante.
Da Tim Burton a Henry Selick, dalla LAIKA alla Aardman Animations, passando per Charlie Kaufman e Wes Anderson, vediamo quali sono i migliori 10 film (e cortometraggi) ordinati cronologicamente.
Il Pianeta Selvaggio
di René Laloux (1973)
Sicuramente non tra i film più conosciuti del genere e, certamente, non un lungometraggio d’animazione adatto al pubblico più giovane. Il Pianeta Selvaggio è un viaggio surreale e visionaro con importanti elementi e tematiche a sfondo fantascientifico, successivamente riprese negli anni dai più importanti film del genere.
Un approccio all’esistenza umana molto particolare, in cui per la prima volta viene introdotto il tema dell’antispecismo – movimento filosofico, politico e culturale promosso per la prima volta dallo psicologo Richard Ryder, che si oppone allo specismo – e viene posto l’uomo non più come la creatura più evoluta e superiore del pianeta, ma esattamente l’opposto. L’uomo, infatti, è la razza più debole, per lo più usata come animale domestisco dai Draag, degli alieni blu altissimi che abitano il pianeta Ygam.
L’animazione stop motion è del tipo più classico, quindi quella sui fogli. Volutamente molto arcana per rendere la pellicola ancora più grottesca e angosciante. Un film complesso, presentanto al 26. Festival del Cinema di Cannes, e sicuramente di non facile visione ma che meriterebbe, almeno una volta nella vita, di essere visto.
Vincent
di Tim Burton (1982)
Vincent è il primo cortometraggio come regista di Tim Burton, prodotto dalla Walt Disney Productions proprio perché appartenente al periodo in cui Burton lavorara ancora come disegnatore per la grande casa di produzione d’animazione.
La pellicola è un chiaro omaggio, sia come atmosfere che come personaggio, all’attore Vincent Price, idolo fin dall’infanzia di Burton. Price amò a tal punto il progetto da prestare la voce, per la versione originale, come narratore. Qualche anno dopo, l’attore prese parte anche al cast di Edward Mani di Forbice, una delle pietre miliari all’interno della filmografia di Tim Burton.
Il film segna le origini di Burton e la sua passione per tutto ciò che è gotico e macabro, nonché alcuni elementi che contraddistinguono il suo stop motion, ovvero la puppets motion. Nella suo piccolo minutaggio, Vincent è divenuto mai un classico intramontabile, l’inizio di un periodo d’oro per il regista visionario di Burbank.
Wallace e Gromit
di Nick Park (1989-2008)
Wallace e Gromit sono gli strambi protagonisti dell’immaginario dell’inglese Nick Park, famosissimo animatore e vincitore di ben quattro Premi Oscars.
Dal 1989 al 2008 ai due personaggi, un padrone (Wallace) e il suo cane (Gromit), sono i protagonisti di una serie di quattro cortometraggi e di un film.
I due personaggi sono stati caratterizzati benissimo, a tal punto da rendergli subito riconoscibili al pubblico, come l’amore per i crackers e il formaggio di Wallace.
I corti sono tutti interamente realizzati in stop motion con l’ultilizzo di puppets in argilla modellati su uno scheletro di fil di ferro.
Nel panorama inglese Wallace e Gromit sono dei personaggi simbolo, idetificati soprattutto per le loro fattezze plastilinose, elemente che ha successivamente contraddistinto la Aardman Animations, portandola a conquistare numerosi premi Oscars.
In ordine di apparizione i corti sono: Una fantastica gita, I pantaloni sbagliati, Una tosatura perfetta e Questione di pane o morte; il film, invece, vincitore del Premio Oscar come miglior film d’animazione, si intitola Wallace & Gromit: La maledezione del coniglio mannaro.
Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas
di Henry Selick (1993)
Una delle pellicole più emblematiche rappresentanti il cinema di Tim Burton, anche se la pellicola non è totalmente del regista. Infatti, l’idea e la sceneggiatura sono del caro Tim – dopo aver faticato per riconquistarsi i diritti della sua amata opera dall’arcigna Disney – e anche la lavorazione e produzione del film, ma la regia venne affidata a Henry Selick perchè, in quel periodo, Burton impegnato sul set di Batman – Il Ritorno.
The Nightmare Before Christmas, divenuto in seguito Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas, resta una delle opere più simboliche del regista ma che, col tempo, ha portato la giusta fortuna allo stesso Selick riconosciuto per un titolo altrettanto importante. Film di fondamentale importanza per il mondo dello stop motion, in quanto titolo che diede vita al periodo dei grandi film, rivolti alla grande massa e non solo alla nicchia, unicamente – o quasi – realizzati con questa tecnica.
Caratterizzato anche questo dal puppets motion e da personaggi ancora più evoluti e ricchi di espressioni, sebbene volutamente lasciati grezzi per rendere l’immagine ancora più macabra, vanta di musiche straordinarie che hanno consolidato la stretta amicizia e collaborazione, già avvenuta dal Pee-wee’s Big Adventure , tra Burton e il bravissimo Danny Elfman.
Uno degli scenari che ha coinvolto, e coinvolge ancora, moltissimi bambini e adulti. Un mondo in bilico tra l’arcano e il mistero, rappresentante in pieno la poetica del regista, paladino dei reitti ed esaltatore del mondo macabro.
Jack, Sally, Bau Bau sono tutt’oggi personaggi riconosciutissimi, ancora al centro di un incredibile merchandising immortale.
Galline in Fuga
di Peter Lord e Nick Park (2000)
E torniamo nuovamente all’inglese Aardman Animation e Nick Park, questa volta in compagnia alla regia di Peter Lord, con Galline in Fuga, film per grosse linee ispirato al famosa pellicola del 1963 di John Sturges, La Grande Fuga.
La pellicola non ho solo è una grande storia di coraggio e determinazione, dalla quale si può trapelare una velata critica al mondo dell’allevamento e dell’industria alimentare, ma è anche un inno alla caparbietà femminile. Una storia universale ma gestita al femminile e che porta il genere in un’ottica molto differente. Un girl power coerente e, soprattutto, logico.
Il marchio dell’Aardman Animation è visibile fin dal character design dei personaggi, olte alla loro composizione che, inevitanilmente, ricorda gli stessi materiali di Wallace e Gromit.
Una pellicola ironica, dinamica e divertente, inserita dal New York Times nella lista dei 1000 film migliori di sempre.
La Sposa Cadavere
di Tim Burton e Mike Johnson (2005)
Torniamo ancora una volta a Tim Burton, maestro di questa tecnica e capostipite indiscusso di un mondo incredibile dove i morti rappresentano la vita, l’allegria e la spensieratezza, mentre i vivi ristagnano nei loro colori spenti, nella monotonia e materialismo.
La Sposa Cadavere è tra le più belle storie gotiche realizzate da Tim Burton, liberamente ispirato da una storia ebrea-russa, a sua volta trasposizione di una favola folkloristica ebrea molto antica.
La Sposa Cadavere segna un’importante evoluzione, per quanto costosa, nei puppets della stop motion. I modellini, infatti, oltre a essere dotati di un scheletro dettagliatissimo, hanno delle teste quasi interamente robotiche, dove ogni piccolo circuito è collegato a muscoli facciali differenti, in modo da poter animare i personaggi come se fossero dei robottini.
Nonostante questa tecnica sia molto ricercata e realistica, il dispendio monetario per ogni testa è veramente molto elevato. Alcuni di questi elementi, adesso, sono stati sostituiti dalle diverse mascherine facciali sovrapposte a ogni singolo modellino, per poter ottenere più espressioni, per poi essere meglio modellate e animate attraverso la CGI.
La Sposa Cadavere segna, purtroppo, anche l’ultimo momento di brillantezza e originalità del regista ripreso – in parte – solo con un’altro lungometraggio d’animazione, Frankenweenie, riadattamento dell’omonimo mediometraggio del 1984 di Burton.
Fantastic Mr. Fox
di Wes Anderson (2009)
Simmetria e attenzione al dettaglio, non solo nei film ma anche nell’animazione. Wes Anderson non si lascia sfuggire l’occasione di farsi riconoscere anche nel suo primo, e per ora unico, lungometraggio in animazione in stop motion, Fantastic Mr. Fox.
Certo, non sarebbe Wes Anderson se non ci fossero ad affiancarlo i suoi attori preferiti come Jason Schwartzman, Bill Murray, Willem Dafoe, Adrien Broody e Owen Wilson, accompagnati da George Clooney e Meryl Streep.
Inizialmente il film doveva essere co-diretto da Henry Selick, con il quale Anderson aveva già collaborato per le animazioni di Le avventure acquatiche di Steve Zissou, successivamente Selick abbandonò per potersi buttare, anima e corpo, nel progetto che vedremo com il prossimo titolo.
Poco male per Anderson, che ha avuto l’occasione di lavorare con lo stesso team di animatori de La Sposa Cadavere.
La bellezza di questa storia, come tutte quelle di Wes Anderson, è il riuscire a toccare un ventaglio molto esteso di generi differenti, attraverso la tormentata e frenetica vita di una famiglia di volpi e di tutto il vicinato del bosco.
Fiore all’occhiello del film è l’incredibile precisione nella realizzazione dei modellini, incredibilimente realistici e con materiali che sono quasi tangibili.
Coraline e la porta magica
di Henry Selick (2009)
Coraline e la Porta Magica o, per meglio dire, la rivalsa di Henry Selick! Tratto dal racconto Coraline dello scrittore Neil Gaiman e illustrato da Dave McKean, Coraline e la Porta Magica è il primo lungometraggio per uno degli studi d’animazione in stop motion – attualmente – più importante, LAIKA.
Nominatio agli Oscar come miglior film d’animazione, Coraline e La Porta Magica è anche il primo film d’animazione stop motion in 3D, uno dei primissimi 3D dell’epoca (e di tutt’oggi) che hanno saputo dare valore aggiunto all’immagine, rendendo alcune sequenze incredibilmente realistiche.
Le atmosfere della pellicola fanno sicuramente riferimento a un immaginario molto dark che, per quanto ricordi Tim Burton, è tipico della narrazione favolistica di Gaiman.
Una produzione per nulla semplice e che richiese ben tre anni di lavorazione, per una storia che sa unire il mondo dell’infanzia con quello dell’età adulta, navigando tra fantasia e realtà, portanto lo spettatore a crescere e iflettere assieme alla stessa protagonista.
The Maker
di Christopher Kezelos (2011)
Secondo e ultimo cortometraggio di questa classifica è il macabro, malinconico e bellissimo The Maker di Christopher Kezelos, famoso regista di cortometraggi in stop motion dalle tinte particolarmente dark.
The Maker è stato il primo cortometraggio di Kezelos, facendosi immediatamente conoscere dal pubblico, venendo in particolar modo amato dalla critica.
Il corto è un connubio di musica e immagini, materializzando una storia senza precedenti, capace in pochi minuti di emozionare e incantare lo spettatore, restando con lui anche dopo la visione.
Quello di Kezelos è un piccolo capolavoro fatto di minuziosi dettagli e grande cura nella scelta dei dettagli delle sue scenografie e, ovviamente, del suo protagonista.
Una storia sul tempo, sulla fallibilità della vita e sul suo essere meravigliosamente, nonchè dolorosamente, effimera.
The Maker, in poco tempo, riesce a trasmettere in maniera così elegante e incisiva tutta la magia e bellezza racchiusa all’interno del cinema.
Anomalisa
di Charlie Kaufman (2015)
Presentato in concorso alla 72. Mostra del Cinema di Venezia, nonchè vincitore del Leone D’Argento – Gran Premio della Giura, e nominato come miglior film d’animazione agli Oscar, Golden Globe e Satellite Awards, Anomalisa è una piccola perla che il genio dell’emozioni Charlie Kaufman porta al cinema in stop motion.
Molti lo conoscono per essere lo sceneggiatore di pellicole come Essere John Malkovich di Spike Jonze o Eternal Sunshine of The Spotless Mind di Michel Gondry (film con il quale Kaufman vinse l’Oscar come miglior sceneggiatura originale), ma Charlie Kaufam è anche un bravissimo regista, oltre ad essere un abile drammaturgo.
Anomalisa è un piccolo gioiello che si fonda sulle tematiche tipiche del cinema di Kaufman, come la difficoltà dell’essere felici, di sapere affrontare la vita o dell’accettarsi. E in un mondo dove tutti hanno lo stesso volto e la stessa voce, Kaufam porta un briciolo di speranza nela vita di Michael, il protagonista di questa storia in stop motion.
Ad aiutare il regista nell’impresa ci sono gli attori/doppiatori David Thewlis e Jennifer Jason Leigh, voci dei protagonisti, e Tom Noonan, voce di tutti gli altri personaggi del film.
Una pellicola intesa, in grado di toccare le corde più sensibile dell’animo umano. Un’animazione non studiata per i bambini, ma volta a rappresentare, nel modo più leggero possibile, una realtà interiore che potrebbe riguardare chiunque. Una pellicola da vedere e rivedere.
Nell’attesa di vedere Kubo E La Spada Magica, che sarà pronto a stupirci sia con la sua storia che con i suoi effetti, qual è il vostro film in stop motion preferito?
Kubo e La Spada Magica sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 3 Novembre.