Un uomo distrutto dal dolore, un evento inaspettato che lo obbliga a mettersi nuovamente in gioco, rapporti familiari, responsabilità e il passato torna a farsi sentire.
Perché la nostra vita cambi totalmente basta un attimo. Pochi secondi e si viene travolti, senza via di scampo, da eventi su cui non abbiamo alcun potere. Situazioni che in molti casi ci portano a conoscenza di verità di cui si era all’oscuro e che inesorabilmente ci investono e ci rendono responsabile di altre persone.
Proprio partendo da un evento inaspettato in Manchester by the Sea il regista e sceneggiatore Kenneth Lonergan (Terapia e pallottole) racconta la storia della famiglia Chandler ed in particolare di Lee, che dall’oggi al domani si trova a dover rivoluzionare e ripensare la sua intera esistenza.
Affidandosi alle interpretazioni di Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Hedges, Gretchen Mol e la partecipazione di Matthew Broderick, il regista ci porta nel pieno della sofferenza di uomo pieno di rimpianti.
Lee Chandler ha tutto quello che potrebbe desiderare: una bella moglie, tre bellissimi bambini, una famiglia unita e molti amici. La sua vita cambierà drasticamente una notte invernale quando una sola semplice distrazione gli farà perdere ciò a cui tiene di più. Incapace di riprendersi cambierà città per riuscire in qualche modo a tirare avanti reinventandosi come tutto fare in quattro palazzi.
Dopo anni passati a sopravvivere la sua vita viene nuovamente sconvolta a causa del decesso prematuro del fratello Joe. Costretto a tornare a Manchester, città in cui ha vissuto i suoi anni felici verrà messo di fronte ad importanti responsabilità. Lee infatti è stato designato come unico tutore del nipote Patrick, una ragazzo molto vivace. Inizierà così per Lee un cammino in cui dovrà fare i conti con se stesso e con il passato che ritorna a bussare alla sua porta.
Cosa succede ad un uomo quando per un solo singolo errore, di cui è pienamente responsabile, perde tutto? E cosa a questo stesso uomo quando anni dopo verrà chiamato a prendersi delle responsabilità e ridisegnare la sua vita? Sono questi i quesiti che si pone Kenneth Lonergan e a cui prova dare risposta.
La vicenda raccontata dal regista si basa su stereotipi ben noti. Il protagonista vive nella più classica delle cittadine americane dove tutti conoscono tutti e dove non succede praticamente nulla, almeno fino a quando un’imprevisto non ne scombussola la vita. Inoltre anche la vita del protagonista è la tipica vita senza eccitazione della periferia. Lee conduce un’esistenza che più monotona non si può, è la definizione di routine. ogni giorno spazza il vialetto di casa dalla neve, va a lavoro, poi al pub a bere molta birra e infine torna a casa. E così ogni singolo giorno senza la minima voglia di cambiare una virgola.
La storia raccontata si basa su stereotipi ben noti: un uomo distrutto che ha perso tutto, la vita monotona che conduce, la noiosa periferia americana
Lee, interpretato da un convincente Casey Afflecck, è un uomo che dopo la notte che gli ha segnato e cambiato la vita è incapace di provare alcun sentimento – se non rabbia, frustrazione ed odio verso se stesso – e che fugge da ogni responsabilità perché terrorizzato dal pensiero di poter commettere una seconda volta lo stesso errore. Così impaurito che anche quando sarà messo davanti alle sue nuove incombenze tenterà di non assumersele, almeno in un primo momento, finendo poi per raccoglierle in parte.
Intorno a Lee si muovono personaggi che sono degli sconfitti dalla vita, proprio come lui, ma che a differenza del protagonista provano in qualche modo ad andare avanti. Suo nipote Patrick è un ragazzo che si difende dal dolore della perdita cercando di evitarlo finché una sera non ne sarà sopraffatto. La sua ex moglie per quanto sia riuscita a riprendersi dalla tragedia che li ha colpiti e si sia rifatta una vita rimane ancorata al passato e George, l’unico amico che ha, è un uomo che semplicemente si lascia trascinare dagli eventi.
L’aspetto psicologico e i personaggi di Manchester by the sea sono senza dubbio la parte migliore della pellicola. Lonergan riesce a descrivere al meglio persone che per vari motivi sono “spezzati”. Il cineasta non si limita a mostrarci la loro sofferenza ma ci porta dentro la loro anima mostrandoci cosa l’ha causata e il cambiamento che hanno subito, anche con brevi e significative inquadrature o brevi dialoghi.
La caratterizzazione psicologica dei personaggi e la regia sono i maggiori pregi di Manchester by the sea
Ottima la regia che segue a distanza ravvicinata i personaggi senza mai perderli di vista neanche per un secondo. Così facendo vieni portati nel pieno delle loro vite e diveniamo noi stessi testimoni in prima persona delle loro esistenze. Lo spettatore diviene praticamente una sorta di “personaggio fantasma“ – un vero e proprio osservatore privilegiato – che si trova nella stessa stanza dei protagonisti e che assiste a tutto ciò che accade ma che è incapace di interagire con loro. Perché in fondo spesso non si sa come comportarsi con chi ha subito una grave perdita.
Grande importanza riveste la colonna sonora. Le poche musiche presenti sono spesso in contrasto con l’umore dei personaggi, in particolare i brani classici. Il loro essere solenni e la quiete che riescono ad infondere sono diametralmente opposti alla sofferenza dei protagonisti. La sua (quasi) assenza da senza dubbio più enfasi a dialoghi e situazioni ma dall’altra lascia tutto il peso del film sulle spalle degli attori, che in ogni caso lo sorreggono benissimo.
La vicenda raccontata in Manchester by the sea è un dramma molto intenso, in cui la tristezza dei personaggi viene mostrata senza riserve. Un pugno diretto nello stomaco tanto forte quanto ben assestato che riuscirà a conquistare lo spettatore anche grazie alle punte di cinica ironia presente che riesce ad attutire un minimo la gravità di quanto viene raccontato.
Ruolo molto importante riveste il mare. Il by the sea del titolo è molto emblematico poiché rispecchia come solo tra le onde del mare lontano dalla città il protagonista ed i membri della sua famiglia riescano a vivere attimi di felicità, o quanto meno di serenità. È solo sulla barca in mare aperto che Lee riesce a trovare un minimo di pace poiché riesce a mettere della distanza tra lui è il luogo che gli ricorda il suo più grande errore e quindi il suo più grande dolore.
In conclusione la nuova fatica cinematografica di Kenneth Lonergan è una storia di dolore e rimpianto raccontata con sensibilità e un pizzico di cinismo che catturerà lo spettatore anche grazie alla regia e alla prova attoriale del protagonista. Difetto è la sua lunghezza, 135 minuti, che avrebbe potuto essere minore ma che non pesa. Da vedere.
Manchester by the sea è una storia di dolore e rimpianto raccontata con sensibilità e un pizzico di cinismo. Un bel pugno nello stomaco.