Presentato al 69° Festival di Cannes come film d’apertura, Café Society è il nuovo lavoro del regista Woody Allen che, in questa avventura nell’America degli anni ’30, si fa accompagnare da Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively, Corey Scott, Jeannie Berlin, Parker Posey, Ken Scott e Steve Carell.
Lo scorso 11 Maggio, Woody Allen accompagnato da due bellissime Blake Lively e Kristen Stewart, apriva la 69esima edizione del Festival di Cannes con la pellicola Café Society, un viaggio dal gusto agrodolce nell’America degli anni’30, in bilico tra i sogni di gloria di Hollywood e la vita più sofisticata di New York.
Café Society ricorda, nel suo stile elegante e nostalgico, le suggestive atmosfere di Midnight in Paris, romantica pellicola del 2011, vincitrice dell’Oscar e Golden Globe come miglior sceneggiatura originale.
Ma se Midnight in Paris omaggiava la generazione perduta degli anni venti parigini, scoperti con somma meraviglia dagli occhi increduli dello scrittore americano Gil Pender (Owen Wilson), Café Society è molto più smaliziato e sfrontato, portando lo spettatore a immergersi nella bella vita della Hollywood anni ’30 e tra l’alta società della vita notturna newyorkese.
Un’iniziazione alla vita, alla disillusione giovanile e ingresso in quell’età in cui non c’è più tempo per bere vino in riva al mare e fare l’amore con chi si ama davvero, ma si deve accettare la vita per quello che è davvero, stringere i denti ed essere un pesce cane nell’oceano per non essere mangiato.
Tutto questo viene affrontato da Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg), giovane ebreo originario del Brox che decide di lasciare sua madre Rose (Jeannie Berlin) e suo padre Martin (Ken Scott), per cercare fortuna a Hollywood, magari proprio sotto l’ala di suo zio Phil (Steve Carell), importante manager delle star più importanti.
Hollywood appare fin da subito a Bobby come un’industria da carne da macello. Perfettamente presentata nel suo essere la terra dei sogni, traboccante di vizi e velleità, ma priva di anima. Tutto questo, però, sembra perdere importanza quando fa la conoscenza di Vonnie (Kristen Stewart), affascinante e giovanissima segretaria di Phil.
Nonostante Vonnie sia già fidanzata, Bobby non si da per vinto. Deciso più che mai a conquistarla, Bobby riesce nel suo intento, mentre comincia lentamente a far carriera. Hollywood però non fa per lui, e sente di voler tornare a New York. Lì c’è suo fratello Ben (Corey Stoll) , il figlio più grande di Rose e Martin e malavitoso incallito, sebbene tutta la famiglia Dorfam finga che tutti gli affari di Ben siano assolutamente puliti, pronto a offrirgli un lavoro nel suo Night Club.
Purtroppo, quando Bobby è pronto a sposare Vonnie e andare con lei a New York, quest’ultima decide di tornare con il suo ex che vuole sposarla.
I sogni d’amore e di gloria di Bobby finiscono così. Il ragazzino goffo e impacciato, a modo suo poetico e romantico, che tanto ricorda i ruoli iconici di Allen stesso, sparisce in un soffio per dare spazio all’intraprendente e affabile proprietario del Les Tropiques, il night club di Ben, divenuto grazie a Bobby un luogo di ritrovo per tutta la café society di New York, e non solo.
Bellissime donne e modelle, uomini ricchi, playboy, politici e gangster, intellettuali e star, tutta la classe sociale più alta e influente si ritrova qui. Un luogo accogliente, accompagnato dal alcool pregiato e musica di classe. Un luogo dove ogni segreto viene custodito gelosamente e dove intrighi e misfatti sono all’ordine del giorno.
Café Society è il lato opposto della medaglia mostrata da Allen in Midnight in Paris. Ai romantici e crepuscolari artisti di Parigi, perennemente innamorati della vita e dei suoi dolori, ci sono gli uomini privi di scrupoli, affamati di fama e successo.
Un inno al pessimismo più sottile di Woody Allen che si delinea in una storia che sa essere elegante e al tempo stesso brutale. Café Society è un film sofisticato e seducente, ma che sa anche essere sfacciato e assolutamente brutale.
Tornano sullo schermo i tipi classici di Woody Allen. Personaggi del tutto disillusi, ma che sanno vedere la vita con ironia e sarcasmo. Cinici eppure realisti. Veri, cruenti, dal loro aspetto gretto fino alle loro parole apparentemente semplici.
In ognuno di questi personaggi, il genio di Woody Allen riesce sempre ad emergere. Alla luce dei suoi ottantuno anni, Woody Allen firma con Café Society un’opera incredibilmente lucida, dove nessuno viene risparmiato dalla vita.
Vivete ogni giorno come se fosse l’ultimo… e un giorno ci azzeccherete!
Café Society inquadra generazioni differenti e personaggi diversi tra loro. Incornicia mondi, quelli dello stesso cinema di Allen. I sognatori giovani, quelli che non vorrebbero arrendersi ma che poi restano vittime delle loro stesse scelte, incapaci di riuscire a gestire realmente le conseguenze, tipici del nuovo Allen, quello delle “trilogie” europee, quello dai colori più pastello e dagli attori più amati del momento; e poi ci sono loro, i “dinosauri”, quelli che a modo loro incarnano le origini, l’Allen quasi misogino, annoiato e incapace di vivere sul mondo al di fuori delle sue regole.
Café Society è una riflessione sulla stessa cinematografia di Woody Allen. Un film che non vuole essere un capolavoro, ma che vuole restare nel suo essere così melodrammaticamente nostalgico e violentemente efficace.
Sospeso come Vonnie e Bonnie, elegante e ingenuo come la Veronica di Blake Lively, scorretto come Ben, spietato e ironico come i coniugi Dorfman, statuario come il Phil di un incredibile Steve Carell che non delude mai, appassionando e divertendo il suo pubblico.
Una prova non facile nemmeno per il giovane Eisenberg, che sta sempre più dimostrando di essere abilissimo nel recitare ruoli differenti. Un giovane camaleonte che ben riesce a interpretare le orme del suo regista.
Il miracolo avviene perfino per la Stewart, meno insopportabile del solito. Il personaggio di Vonnie è più emblematico di quanto possa sembrare e la scelta di dare questo ruolo a una delle attrici più amate e odiate di questo periodo è stata furbissima. Vonnie viene vista come un angelo, una donna di rara bellezza e intensità, da entrambi i suoi uomini.
Eppure l’attrice che la interpreta non è certo quello che si direbbe una bellezza classica, anzi. Ma sono proprio le imperfezioni della Stewart a rendere Vonnie esotica e irraggiungibile per i due personaggi in questione.
Bobby e Vonnie sono tragicamente perfetti, meravigliosamente imperfetti. Fino alla fine restano sospesi nella loro amarezza, nel loro mondo di sogni che può vivere solo quando viaggiano lontano con la fantasia, mentre il mondo vorticante li consuma sempre di più. Una giostra impossibile da fermare e che lascia i due personaggi in balia del desiderio ma senza il coraggio di buttarsi nel burrone.
Ed è così che Allen chiude il suo film, disegnando la perfezione della sua amata Manhattan in un tramonto pittoresco, prima di chiudere in interni festosi privi di anima, dove la rinuncia diventa un’ombra concreta.
Un’atmosfera pesante, lasciando l’amaro in bocca e il ricordo del primo amore, il sapore del primo bacio e della scoperta della carnalità sincera, mentre lo sguardo si va vacuo all’orizzonte portando la consapevolezza di un addio inevitabile.
Café Society arriva al cinema il 29 Settembre.