Se oggi parlare di genere è un campo minato, in passato era vero e proprio un campo di battaglia. Eppure qualcuno anche allora cambiò campo senza troppi problemi.
Il caso
Charles-Geneviève-Louis-Auguste-André-Timothée d’Éon de Beaumont nacque a Tonnerre in Borgogna da una famiglia di nobiltà minore il 5 Ottobre 1728. Il padre era avvocato e intendente delle proprietà locali di Luigi XV; la madre era figlia di un Commissioner General per gli eserciti di Spagna e Italia. Si diplomò nel 1743 in legge civile e canonica a 21 anni a Parigi e divenne segretario dell’intendente di Parigi, nel ramo fiscale.
A 28 anni fu nominato segretario dell’ambasciatore francese in Russia. In realtà aveva anche un altro incarico: promuovere buone relazioni con la corte della Imperatrice Elisabetta Petrovna Romanov per spingerla ad approvare la nomina del cugino del Re di Francia a Re di Polonia.
Era l’obiettivo del Secret du Roi (il Segreto del Re), un corpo di spie e diplomatici creato da Luigi XV che rispondeva solo a lui, tanto da agire a volte contro il ministro degli esteri ufficiale.
La guerra di successione austriaca era finita nel 1748: il trattato di Aix-la-Chapelle aveva lasciato a Maria Teresa d’Asburgo le corone di Austria, Ungheria e Boemia mentre il marito Francesco di Lorena restava a capo del Sacro Romano Impero. La Francia aveva ottenuto solo i Paesi Bassi austriaci che poi aveva restituito: in pratica il conflitto era finito con un nulla di fatto.
Russia, Paesi Bassi e Gran Bretagna si erano alleati contro Francia, Prussia, Sassonia e Baviera. Gli Stati italiani erano divisi tra i due schieramenti.
D’Eon era competente, affascinante ed intelligente, e si diede da fare una volta arrivato in Russia: gli Inglesi impedivano agli estranei di contattare l’imperatrice, obbligandolo ad agire d’astuzia per incontrarla.
Nel 1756 scoppiò la Guerra dei Sette Anni: D’Eon rientrò in patria per arruolarsi nei Dragoni e durante il conflitto venne anche ferito in battaglia, ottenendo la decorazione dell’Ordine di San Luigi e il titolo di Chevalier, equivalente al Sir inglese.
Nel 1762 fece da segretario per l’ambasciatore incaricato dal Re di trattare la pace con gli Inglesi.
La Francia ne uscì in bancarotta e dovette cedere i territori a est del Mississippi, il Canada, la Florida, Grenada e la sua parte della costa indiana alla Gran Bretagna, mentre la Louisiana a ovest del Mississippi andò alla Spagna. I Caraibi divennero sfera di influenza britannica.Gli Inglesi chiesero meno di quello che potevano, restituendo successivamente anche la costa indiana ma senza fortificazioni e imponendo una guarnigione minima: non volevano provocare un altro conflitto così esteso in breve tempo. Difatti gli scontri finirono per esaurimento di tutti gli Stati coinvolti: Francesi ed Inglesi firmarono la pace a Parigi, mentre Sassoni, Prussiani e Austriaci a Hubertusburg, entrambi nel 1763.
Sfumata l’occasione della Polonia, sommerso dai debiti e quasi senza più colonie Luigi XV usò il Secret per pianificare la vendetta contro gli Inglesi senza che i suoi ministri ne sapessero nulla: nel 1763 D’Eon fu nominato ministro plenipotenziario, con l’incarico di ambasciatore presso la corte britannica.
Dal Secret ebbe l’ordine di coltivare i rapporti con gli oppositori nel Parlamento ed esplorare le coste in modo da trovare punti di appoggio per una eventuale invasione.
La disputa
Il vero ambasciatore era il Conte di Guerchy, che sarebbe arrivato dopo: non aveva esperienza diplomatica e non era apprezzato o competente come D’Eon, ed era anche suo sottoposto nel Secret. Questo implicava che uno sarebbe stato a capo dell’altro in pubblico e viceversa in segreto, creando un conflitto di competenze non risolvibile che traspare dalle lettere sempre più furiose inviate da entrambi in Francia. All’epoca c’era anche una lotta interna alla corte francese, ed ovviamente i due erano su fronti contrapposti.
Per di più D’Eon durante la sua carriera aveva coltivato gusti costosi, incompatibili con le casse vuote del suo governo, causando le lamentele del collega ad esempio per il troppo vino ordinato in Borgogna, che in teoria doveva servire per farsi amici i nobili inglesi.
Ad Ottobre D’Eon venne licenziato e gli vennero dati 15 giorni per tornare in patria. Rifiutò, per paura di finire alla Bastiglia come molti nobili meno pericolosi di lui. Il Re chiese l’estradizione ma gli Inglesi rifiutarono. Dopo almeno un tentativo di rapimento o assassinio, minacciò il Ministero degli Esteri di rivelare tutti i suoi segreti: per cominciare a marzo 1764 pubblicò Lettres, mémoires et négociations particulières du chevalier d’Éon riguardo la sua corrispondenza diplomatica, promettendo di farne seguire altri.
Con l’occasione accusò il conte di aver cercato di drogarlo durante una cena e di essere inadatto al ruolo di ambasciatore. Guerchy dal canto suo lo accusò di calunnia.
Da figura minore in uno scontro diplomatico tra due nazioni che avevano appena finito una guerra D’Eon divenne di colpo un personaggio popolare, discusso nei caffè, sui giornali, per strada. Non essendosi difeso dall’accusa di calunnia era stato condannato, ed aveva più di 100.000 livres di debiti: non aveva quindi più la protezione del governo britannico, ma sicuramente quella della (gg)gente che canzonava Guerchy e tirava sassi alle sue finestre.
Sotto Luigi XV, dopo una svalutazione nel 1726, 24 livres equivalevano a un Louis d’Or (Luigi d’oro) di 6,75g. Per i suoi debiti D’Eon avrebbe dovuto quindi pagare più di 27kg d’oro.
D’Eon era comunque ancora parte del Secret du Roi: nei suoi libri non aveva infatti accennato alle sue attività di spia. Luigi XV gli offrì discretamente una pensione annua di 12,000 livres in cambio di rapporti regolari sulla politica inglese e di tutti i documenti sull’esistenza del Secret ed i piani per l’invasione dell’Inghilterra. Si rifiutò però di pagare i debiti preesistenti.
Formalmente a D’Eon era proibito rientrare in Francia: non pubblicò gli altri libri promessi mentre rifletteva sulla proposta. Per quanto generosa, era anche pericolosa: gli avrebbe tolto l’unico modo per evitare (forse) la Bastiglia.
Aspettò abbastanza perchè Luigi XVI succedesse al padre, pubblicando intanto opere di altro genere come Les loisirs du Chevalier d’Éon, tredici volumi sulla pubblica amministrazione.
Luigi XVI salì al trono a 20 anni: era sposato con Maria Antonia d’Austria da quando ne aveva 15. Il matrimonio non venne ben visto nel Paese, anche perché aveva determinato l’alleanza con l’Austria trascinandolo nella disastrosa guerra dei sette anni.
Il padre morì di tubercolosi quando lui aveva 11 anni, e il nuovo Delfino di Francia venne educato in maniera rigida, rimanendo timido e poco deciso. Succedette al nonno Luigi XV senza ancora avere figli: questo e le spese eccessive di Maria Antonietta in una nazione già economicamente provata li alienarono ancora di più dalla popolazione, nonostante Luigi scrivesse nei suoi editti che il suo obiettivo era essere amato dai sudditi.
L’appoggio alla guerra di indipendenza americana, l’editto di tolleranza che finiva ufficialmente le persecuzioni religiose in Francia, e la convocazione dei parlamenti – necessaria per l’emissione di nuove tasse, a causa dei disastrosi conti del Paese – sono esempi positivi del suo governo.
La transazione
Luigi XVI voleva eliminare il Secret, non avendo più mire sulla Gran Bretagna e trovando inutile avere due politiche estere distinte e contrapposte. Nel 1775 lo scrittore Pierre Beaumarchais contattò quindi D’Eon come rappresentante del governo Francese per discutere le condizioni del suo ritorno.
Nonostante i debiti o forse proprio per questi ci vollero dei mesi per raggiungere la transazione, come venne chiamato l’accordo: solo nel 1777 D’Eon tornò in Francia… come donna.
Per avvicinare l’imperatrice russa D’Eon aveva dovuto superare i controlli chiesti dagli Inglesi che permettevano solo a donne e bambini di passare, e sembra che già allora si fosse travestito con successo. Pare poi che lo avesse fatto di nuovo per sfuggire al Secret: le voci girarono non solo tra la nobiltà francese ed inglese ma anche tra la popolazione, già intorno al 1770. L’anno dopo i bookmaker davano D’Eon donna 3 contro 2, per poi passare a 1 contro 1 poco dopo.
D’Eon non smentì mai nulla, anzi più tardi raccontò che avrebbe assunto il ruolo di maschio a causa del padre, che altrimenti non avrebbe potuto ereditare dai parenti. Il chevalier (o Chevalière) doveva girare con la scorta per evitare che provassero a verificare di persona. Quando venne annunciato il ritorno in Francia, un aristocratico scrisse ad un amico “tutto il mondo lo dice. Finalmente una prova incontestabile!”
Dal suo licenziamento al ritorno in patria D’Eon aveva collezionato libri soprattutto su donne famose nella storia, compresi i primi scritti femministi dell’epoca. Probabilmente aveva la più grande collezione di opere sull’argomento, e disse che le donne erano più “per bene” degli uomini. La sua contemporanea pioniera del femminismo Mary Wollstonecraft la indicò come prova che le donne potevano superare gli uomini avendone l’opportunità.
Non è detto che l’ambiguità non le giovasse in altri modi: ad esempio sembra che le venne offerta una percentuale sulle scommesse, e probabilmente aveva maggiore libertà di movimento come spia, ma non ci sono modi di verificarlo.
– allora, m’sieu, D’Eon è uomo o donna?
– è donna, m’sieu!
– avete verificato?
– non c’è stato bisogno: me l’ha detto lei!
Lo scambio di battute alla Jean et Pinot è inventato, ma sembra che il rapporto sia stato di questo tenore: probabilmente è un buon motivo per cui certi servizi è meglio che restino segreti.Gianni e Pinotto è il nome dato nel Ventennio ai comici americani Abbott e Costello, protagonisti di commedie famosissime tra le due guerre.
Dietro tutto ciò c’è probabilmente c’è un calcolo preciso: D’Eon avrebbe potuto così ritirarsi dal Secret e tornare in Francia come “eroina che si era travestita per fare il suo dovere agli ordini di sua Maestà” invece di un “ingannatore”.
Il ritorno
Una delle condizioni della transazione era che D’Eon tornasse in patria in abiti femminili, anche se poteva tenere l’Ordine di San Luigi, ma scese dalla nave ancora con la sua uniforme dei Dragoni addosso: ci volle un decreto reale e diversi mesi per costringerla a prendere gli abiti civili e muliebri.
Venne affidato a Rose Bertin, a cui confidò che “le sembrava fosse molto più facile fornire di abiti ed accessori una compagnia di Dragoni piuttosto che una singola dama”.
Madame Campan scrisse che “il desiderio di rivedere la sua terra natia lo aveva fatto sottomettere a certe condizioni, ma si era vendicato unendo lo strascico della gonna e gli sbuffi sulle spalline con l’atteggiamento e la conversazione di un granatiere, rendendolo una compagnia sgradevole”.
Rose Bertin fu la prima stilista francese, cappellaia e modista per Maria Antonietta, che popolarizzò il concetto di moda. Estremizzò per esempio quella delle parrucche per cui Versailles era famosa, e creò delle bambole dette pandores per mostrare i suoi modelli, praticamente i primi manichini, dalla misura di una bambola a quella di una adolescente. Favorita da Maria Antonietta, dopo la Rivoluzione si trasferì a Londra continuando a servire gli espatriati. Tornata poi in Francia, la moda era talmente cambiata che si ritirò lasciando l’azienda ai nipoti.
Madame de Campan era figlia di Edmond Jacues Genet, segretario capo nel ministero degli esteri sotto Luigi XIV, e talmente brillante che divenne lettrice per le figlie di Luigi XV e poi dama di compagnia di Maria Antonietta fino al 1792. Dopo il Terrore aprì una scuola che prosperò con l’appoggio dei de Beauharnais e di Napoleone e venne chiusa con la restaurazione borbonica. Scrisse un libro sulla storia di Maria Antonietta e dei re da Luigi XIV a Luigi XVI, ed opere sull’educazione soprattutto delle fanciulle, in cui rimarcava l’importanza di insegnare l’economia domestica così come faceva nella sua scuola.
Per il debutto in società di D’Eon a Versailles ci vollero 4 ore di toletta, inclusa molta cipria, una parrucca e una lunga sessione di trucco. Ciò nonostante una dama di corte disse che “non ha nulla del nostro genere se non i sottogonna ed i riccioli, che le stanno orribilmente”. Assunse poi uno stile da “amazzone”: per gli standard del tempo era ancora fin troppo mascolina, ma non importava. La storia dell’eroina che aveva rinunciato al suo genere per spiare tra gli Inglesi fece presa.
Il problema era che anche (o forse soprattutto) essendo nobile, come donna molte attività le vennero negate. La Francia appoggiava gli Stati Uniti nella loro guerra di indipendenza, e nel 1778 D’Eon chiese di poter essere mandata a combattere tra i Dragoni: il governo le rispose di entrare in convento, mentre le dame le consigliavano di sposarsi se voleva avere qualche influenza politica.
Insistette ancora, tanto che venne imprigionata a Digione e liberata solo dopo che promise di smettere: venne quindi confinata nella natia Tonnerre. Grazie ad un amico che fece da prestanome pubblicò nel 1779 La Vie Militaire, politique, et privée de Mademoiselle d’Éon, con probabili “abbellimenti” delle sue gesta.
All’epoca lo stile da Amazzone intendeva abiti senza sbuffi, merletti, pizzi e riccioli, adatto per andare a cavallo che era considerata attività salutare. Quindi gonna e sottogonna, con una giacca al ginocchio, più corta di quella usuale. Più avanti nel tempo si perse a volte anche il sottogonna, e la giacca si accorciò. L’abitudine di cavalcare di lato, invece di inforcare il cavallo come gli uomini, rimase fino al 19o secolo.
Le Amazzoni sono le note guerriere che i Greci pensavano essere in Sarmazia (Ucraina) o più in generale in Scizia (Ucraina, Kazakistan, Kirgizistan, Tajikistan, e Utzebkistan): è la zona dove si sono diffuse le tombe dette Kurghan, di origine indoeuropea, dal 4.000 a.C. fino a circa il 200 a.C., in cui sono state trovate anche donne con corredo di battaglia.
L’etimo è incerto: è quasi sicuro che a-mazon, cioè senza seno in Greco dal supposto uso di bruciare o tagliare il seno destro per tirare meglio con l’arco, sia una invenzione posteriore. Più probabile che venga dall’Iranico diffuso in Scizia all’epoca, come hamazan (guerrieri) o dall’antico Persiano hama-zan (stesse-donne), che in Greco si sarebbe detto homo-gyneia.
Nel 1785 D’Eon ebbe il permesso di tornare in Inghilterra per saldare alcuni debiti, approfittandone per liberarsi dei controlli sui suoi movimenti. Nel 1789 con la Rivoluzione Francese la sua pensione si interruppe: vendette tutto, compresa la sua famosa collezione di libri, ma non bastando per coprire il dovuto si mise a tenere esibizioni di spada, sempre in stile da Amazzone.
Nonostante l’interruzione della pensione e il sequestro delle sue proprietà, sostenne la Rivoluzione: si fece ritrarre con la coccarda tricolore e un’ombra di barba sulle guance, e offrì all’Assemblea Nazionale il proprio aiuto alla testa di un esercito di donne contro gli Asburgo, ma la proposta venne rifiutata.
Le guerre rivoluzionarie durarono fino al 1802, quando Belgio, Olanda, parte degli Stati Tedeschi e dell’Italia erano diventati satelliti francesi, diffondendo le idee della Rivoluzione e garantendo anche l’approvigionamento dell’esercito. Napoleone all’epoca era già Primo Console dopo il colpo di Stato del 1799 ma sarebbe diventato Imperatore solo nel 1804.
La fine
D’Eon fu ferita gravemente in un torneo nel 1796: non avendo altri introiti, si ritirò in un appartamento diviso con l’anziana vedova Cole. Ancora perseguitata dai debiti, finì in prigione per qualche mese nel 1805; tornata libera, una caduta successiva le fece passare gli ultimi tempi senza potersi alzare dal letto.
Morì il 21 Maggio 1810 a 81 anni: la signora Cole si occupò di vestirla per il funerale, scoprendo così che D’Eon era in realtà un uomo dall’inizio. Alcuni medici che la esaminarono successivamente scrissero che aveva comunque caratteristiche femminili come “gli arti arrotondati” e “seni notevolmente pieni”.
Problemi simili avrebbero potuto provocare dell’idropisia che poteva spiegare gli arti “arrotondati”, anche se la condizione era già nota all’epoca.
Lasciò qualcosa come 2,000 pagine di manoscritti non pubblicati, comprese bozze di autobiografia per cui aveva firmato un contratto qualche tempo prima, con parecchi dettagli inventati e senza spiegazioni per molti suoi comportamenti.
Alla storia di D’Eon si sono ispirati lo scrittore russo Valentin Pikul con la novella Пером и шпагой (Perom i spagoy, [di] penna e [di] spada) da cui è stata tratta una miniserie, e l’anime シュヴァリエ (chubarie, traslitterazione katakana di Chevalier, in cui la “v” è approssimata con la “b”, che in occidente è stato intitolato Le chevalier d’Eon).
In Giappone l’ambiguità o indeterminatezza è molto apprezzata: un famoso manga basato sul travestitismo è la commedia Family Compo di Tsukasa Hojo, da noi noto per Occhi di Gatto e City Hunter.
Eonismo è stato usato come sinomino di travestitismo all’inizio del secolo, e la Beaumont Society è una associazione di supporto a transgender e travestiti con base in UK.
- Chevalier d’Eon (atlasobscura.com)
- Chevalier d’Eon (wikipedia.org)
- Rose Bertin (wikipedia.org)
- Jeanne-Louise-Henriette Genet de Campan (wikipedia.org)
- War of Austrian Succession (wikipedia.org)
- Seven Years’ War (wikipedia.org)
- French Livre (wikipedia.org)
- Ginecomastia (wikipedia.org)
- Horse riding in XVIII century England (18centurybodies.com)
In testa all’articolo e in cover oggi: Thomas Stewart – Le Chevalier D’Eon (1792) National Portrait Gallery, London.