Il trentenne Damien Chazelle apre le danze della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il musical La La Land, meravigliosa commedia agrodolce con protagonisti Ryan Gosling ed Emma Stone.
Venezia 73 non poteva scegliere film d’apertura migliore con La La Land di Damien Chazelle, musical che non solo apre le danze della Mostra ma anche quelle della categoria Concorso.
La scelta per la giuria, presieduta dal regista Sam Mendes, non sarà per nulla facile. Se sono queste le premesse per la 73esima edizione del Festival, sarà veramente arduo riuscire a scegliere un vincitore per il Leone D’Oro.
Senza dubbio uno dei film più attesi di Venezia 73, La La Land non delude assolutamente le aspettative, riuscendo a coinvolgere, emozionare e divertire lo spettatore.
Un musical capace di mescolare la realtà con i sogni, dove è la musica, in ogni sua sfumatura, a essere la protagonista assoluta, ma anche il cinema non è da meno.
Omaggio alla Hollywood classica e alla buon vecchia scuola di jazz, La La Land è una piccola perla che si distacca totalmente dal precedente Whiplash, sebbene l’attenzione e lo studio rivolti nei confronti della musica non siano da meno.
L’apertura di La La Land rispetta i canoni classici del musical, affidando alla folla il ruolo di aprire festanti la storia, fungendo da introduzione.
Immaginatevi una Los Angeles, la terra dei sogni, particolarmente calda. Un traffico infernale e centinaia di persone che cantano e ballo all’insegna della grande speranza, la fortunata occasione che aspettiamo tutti, in qualsiasi campo, almeno una volta nella vita.
Fin dai primi secondi Damien Chazelle è capace di incantare il suo pubblico, trasportandolo in prima persona all’interno delle immagini del film. Solo successivamente l’attenzione della macchina da presa si sposta unicamente sui suoi protagonisti. Un incontro veloce, burrascoso. Una di quelle classiche occasioni in cui hai avuto una giornata nera e una suonata di clacson di troppo può davvero farti saltare i nervi.
Mia (Emma Stone), aspirante attrice, e Sebastian (Ryan Gosling), bravissimo pianista di jazz che sogna di aprire un locale tutto suo, si incontrano proprio in questo modo. Le loro vite si incrociano tanto velocemente quanto per caso, per poi separarsi subito dopo. Si, ma per quanto?
Chazelle decide di inquadrare, partendo da quel singolo istante, prima il personaggio di Mia e dopo quello di Sebastian. Pone l’attenzione dello spettatore sulla routine dei suoi protagonisti. Una vita quotidiana simile a quella di molte persone: frenetica, con un lavoro poco soddisfacente per potersi permettere di vivere e la continua corsa verso lo stesso sogno.
Mia e Sebastian potrebbero essere due persone comuni, eppure entrambi brillano di una luce particolare, speciale, perfettamente riflessa sulle tinte pastello usate da Chazelle nella sua pellicola.
Il loro secondo incontro nasconde la magia della musica, della complicità delle note jazz suonate da Sebastian, proprio all’apice di una giornata non finita troppo bene per entrambi. Eppure sarebbe troppo semplice se i due protagonisti si innamorassero così facilmente. Damien Chazelle sfrutta la perfetta sintonia tra Emma Stone e Ryan Gosling, già verificata sul set di Crazy Stupid Love, e costruisce uno scambio di battute, duetti e piccole gag capace di tenere molto alto il ritmo della pellicola.
Entrambi gli attori, ormai reduci da differenti esperienze, mostrano un’incredibile maturità. Capaci di passare da una situazione più comica a una più drammatica sempre risultando credibile.
Ryan Gosling è la rivelazione degli ultimi anni. Da Nicolas Winding Refn a Shane Black, passando per Derek Cianfrance, l’attore ha dimostrato di sapersi trasformare, adattandosi a qualsiasi ruolo senza perdere di serietà. Sarà molto interessante vederlo diretto da Denis Villeneuve nel tanto discusso sequel di Blade Runner.
Emma Stone, rossa dalla bellezza naturale e seducente, è stata “cresciuta” da grandissimi artisti come Woody Allen e Alejandro González Iñárritu, e i risultati iniziano a farsi vedere più che mai.
Difficile non provare dei veri e propri brividi di fronte alla bravura mostrata dall’attrice, sebbene mascherata da quel velo di inesperienza richiesto dal personaggio, durante il primo provino che Mia sostiene.
Gosling e Stone hanno una complicità tale da essere assolutamente perfetti nei loro ruoli e nella relazione intrattenuta dai personaggi.
Contrasto e compromesso. Due caratteristiche fondamentali per il jazz. Due elementi che sintetizzano perfettamente il rapporto dei due personaggi, entrambi mossi da un sogno, entrambi costretti a toccare il fondo, incapaci di comprendere i picchi e le debolezze artistiche l’uno dell’altra.
Il sogno idilliaco di Mia e Sebastian si trasforma in un gioco di silenzi e suoni cupi, di parole non dette e scelte difficile da dover affrontare.
La bravura di Damien Chazelle sta nel riuscire a rendere originale e non banale la complessità di questi sentimenti. La La Land si basa su una storia molto lineare, semplicissima da seguire ma, al tempo stesso, non prevedibile.
La regia è semplicemente perfetta. Il lavoro di Chazelle è certosino. Non scade nei cliché del musical, ma al tempo stesso sa rendergli giustizia senza appesantire troppo la narrazione. Se non siete amanti del musical, Damien Chazelle potrebbe farvi seriamente cambiando idea, senza farvi scivolare nella monotonia di ritornelli e canzoni cantate all’improvviso nel bel mezzo del traffico.
Dagli interni agli esterni, il lavoro del regista non è dettato dal caso. Ogni singolo luogo scelto per la narrazione rimanda a un doppio significato. Quella di Chazelle non è una storia d’amore, ma è la storia di qualsiasi persona; quelle che si alzano al mattino, si rimboccano le maniche e si danno da fare inseguendo disperatamente un sogno.
E se anche il fondo dovesse arrivare, seguito dall’insoddisfazione, sentendosi soli e frustrati, basta crederci davvero per potersi rialzare e andare avanti, ricominciare fino ad arrivare alla meta.
Nella sua ironia e paradosso, nei suoi aspetti più onirici e giocosi, La La Land sa essere estremamente realistico. Un film che non scivola addosso ma è capace di entrare dentro, di coinvolgerti e anche motivarti. Una pellicola che nei suoi colori pastello, capaci di smorzare i momenti più drammatici, e nella colonna sonora studia ad hoc da Chazelle stesso e Justin Hurwitz, La La Land accompagna anche fuori dall’uscita lo spettatore, facendogli compiere un viaggio nella potenza della musica e dei più comuni sentimenti umani.
Ciò che rende il La La Land di Damien Chazelle un film perfetto è il suo finale. Dopo aver compiuto un viaggio di un anno, uno sbalzo temporale di cinque anni ci porta nuovamente nelle vite di Mia e Sebastian.
Basta uno sguardo, una melodia. Le possibilità prendono forma in musica e immagini. Damien Chazelle regala al pubblico la scelta del proprio finale, riuscendo a comunicare il vero senso della pellicola in una scia di scene assolutamente perfette.
Gli artefici del nostro destino siamo noi. A volte basta una singola parola per sconvolgere tutte. Molte sono le strade da intraprendere, alcune più difficile di altre. Le possibilità che due persone hanno di fronte sono infinite, spetta a loro decidere cosa fare del loro destino.
Tocca a noi scrivere il nostro finale, e un grazie sentito va a Damien Chazelle per avercelo ricordato.