Spariscono le speranze di una nuova particella elementare

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Circa 8 mesi fa dei nuovi segnali registrati dall’LHC di Ginevra hanno fatto sognare molti fisici teorici che hanno rincorso l’ipotesi di una nuova, sconosciuta, particella elementare.

L’analisi dettagliata dei dati raccolti ha però permesso di definire l’anomalia come una “fluttuazione statistica” senza alcun significato fisico. La notizia ha, però, causato polemiche e situazioni piuttosto imbarazzanti nel mondo della fisica.

La possibilità di scoprire una particella nuova, non prevista dal Modello Standard, è un sogno per molti fisici teorici. Dal 2012, con la scoperta del Bosone di Higgs, i fisici hanno confermato ancora una volta le previsioni del Modello Standard. L’affidabilità di questa teoria è al contempo una successo e un limite per  la sete di scoperta dei fisici teorici che sarebbero molto più eccitati da una particella inaspettata, piuttosto che da uno sviluppo ampiamente previsto dai modelli scientifici già noti.

La possibilità di cambiare le carte in tavola e ripensare a tutto è arrivata ad inizio anno con una serie di segnali anomali raccolti dall’LHC di Ginevra.

Questi dati sembravano suggerire l’esistenza di un particella mai ipotizzata dal peso 800 volte superiore al protone.

Rilevare una particella tuttavia non è così semplice. Quello che LHC e altri rivelatori sono in grado di misurare non è la particella stessa, ma i “figli” della particella nati come conseguenza del suo decadimento. Ogni particella dovrebbe decadere secondo uno schema ben preciso e i segnali misteriosi rilevati all’inizio del 2016 non sembravano rispettare questo schema.

Il fatto che qualcosa non tornasse non ha fatto altro che aumentare l’attesa e la nascita di nuove ipotesi che spiegassero l’inspiegabile.

 

 

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La possibilità, pur flebile, di rivedere le teorie fisiche ha catalizzato gli sforzi di numerosi scienziati che hanno pubblicato oltre 400 lavori su arXiv.org. Tutti da rivedere da zero visto che la particella, in realtà, non c’è e non c’è mai stata in quei dati.

La possibilità, pur flebile, di rivedere le teorie fisiche ha catalizzato gli sforzi di numerosi scienziati che hanno pubblicato oltre 400 lavori su arXiv.org.

Durante la Conference on High Energy Physics che si sta svolgendo in questi giorni (Agosto 2016) i risultati delle analisi sui dati anomali hanno attribuito i segnali a mere fluttuazioni statistiche. “Sono effetti minori che possono venire registrati di tanto in tanto” ha dichiarato Kenneth Bloom, fisico dell’Università del Nebraska.

La notizia, data direttamente al convegno, non ha mancato di creare situazioni esilaranti. Dopo la comunicazione della inconsistenza dei segnali registrati, almeno 5 fisici teorici hanno presentato una comunicazione nella quale ipotizzavano nuove teorie per spiegare i risultati appena smentiti.

Chissà come l’hanno presa i teorici che si sono trovati a presentare teorie su una particella che non è mai esistita.

 

 

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