Giunge alla sua conclusione anche la seconda stagione di Wayward Pines, serie tratta dalla trilogia di Blake Crouch, co-prodotta da M. Night Shyamalan e distribuita da FOX.
Gestazione difficile quella di Wayward Pines che dopo una prima serie non digerita da tutto il pubblico, venne cancellata per poi essere, inspiegabilmente, riconfermata per una seconda stagione.
La serie sci-fi thriller di FOX gioca tra le tinte tipiche dell’horror alla Shyamalan, basti anche solo pensare a The Village, ma riprende moltissimo quelli che sono stati gli input della mamma di tutte le serie tv del genere, Twin Peaks di David Lynch.
Wayward Pines è la Twin Peaks degli anni 4.000, dove molteplici misteri sono legati non solo alle persone che la abitano ma, soprattutto, a ciò che si nasconde fuori i suoi cancelli.
Da questo momento in poi potrebbero esserci degli spoiler sia sulla prima che sulla seconda stagione. Non dite che non vi avevamo avvisati!
A tre anni dall’eroica morte dell’agente federale Ethan Burke (Matt Dillon), la cittadina dalle villette a schiera sorta nell’anno 4440, è gestita dalla Prima Generazione con a capo il figlioccio del deceduto David Pilcher (Toby Jones), Jason Higgins (Tom Stevens).
Il leader della “nuova” Wayward Pines, sopravvissuta all’attacco delle aberrazioni, uomini modificati dai disastrosi effetti climatici delle nuove condizioni del pianeta terra, comanda la città con il pugno di ferro, ammaliato dalla regole e dal sogno “americano” di Pilcher.
Tra fanatismo e patriottismo, la Prima Generazione fa piazza pulita del movimento di rivoltosi creatosi attorno al figlio di Ethan, Ben Burke (Charlie Tahan), condannando a morte, al cospetto della città, chiunque non si pieghi alla volontà della prima generazione.
Enemy Lines, il pilot della seconda stagione, di cui abbiamo già parlato a inizio serie, non vuole solo lanciare le redini di un conflitto al quale si era già accennato nell’epilogo della prima stagione, ma anche introdurre i nuovi protagonisti di questa altalenante seconda stagione.
Alcuni dei vecchi protagonisti fanno qualche comparsata, come per esempio Kate (Carla Gugino), Theresa (Shannyn Sossamon), Pam Pilcher (Melissa Leo), alcuni riuscendo anche a resistere quasi fino al finale come Megan (Hope Davis), ma sicuramente il focus maggiore è incentrato sui nuovi protagonisti.
Primo fra tutti è il medico chirurgo Theo Yedlin (Jason Patric), elemento disturbante per il precario equilibrio fatto di regole di Wayward Pines.
Theo, infatti, gioca un po’ la parte di Ethan Burke. Questa volta, però, di misteri da scoprire ce ne sono veramente pochi, se non rivelazioni (un po’ alla Beautiful), che con la trama principale della storia hanno molto poco a che fare.
Questa seconda stagione più che concentrarsi sulla storia in sé per sé, preferisce approfondire di più i personaggi, costellando l’intera stagione di flashback i quali, da un lato sanno dare dinamismo all’azione, ma dall’altro distolgo totalmente l’attenzione dal fulcro della serie. Questo tipo di scelta drammaturgica fa pensare a un vero e proprio escamotage per sopperire, ancora una volta, alla mancanza di concretezza di molti degli avvenimenti narrati all’interno della serie.
Per questa seconda stagione di Wayward Pines gli showrunner hanno voluto sicuramente più approfondire il mondo degli Abie, dando un quadro più preciso di queste mutazioni umane che, come l’esistenza universale ci ha da sempre insegnato, possono evolversi.
Non sono dei semplici animali. Le aberrazioni hanno istinto e imparano in fretta ma, soprattutto, hanno dei leader e possono prevedere le mosse degli uomini, veri usurpatori di quella terra.
Lo studio sugli Abie porta la città di Wayward Pines a una scioccante scoperta e, inevitabilmente, la fine della vita umana sembra essere di nuovo molto vicina. Gli abie, purtroppo, non sono nemmeno l’unico ostacolo di questa città. David Pilcher deve aver fatto male i calcoli perché ben presto cibo, campi da coltivare, così come medicine, iniziano a scarseggiare.
Il dubbio inizia a farsi evidente in questo clima di caos e precarietà, l’ibernazione è durata troppo poco?
Nettamente in contrasto è la smaniosa ansia nei confronti della prevenzione della razza umana, spronando la Prima Generazione a procreare il prima possibile, cioè al primo ciclo femminile. In Wayward Pines ognuno deve adempiere al suo dovere, e in questo regime di terrore ragazzine di dodici anni sono costrette a diventare mamme, le tendenze sessuali diverse (anche se non viene esplicitamente detto) vengono eliminate e morire per la patria è un dovere nonché un onore.
Wayward Pines si trasforma, molto rapidamente, dalla cittadina paradisiaca fin troppo perfetta, a un prigione dove vige solo la legge del più forte. Sopravvive solo chi è capace di non sopravvivere; i più deboli verranno lasciati indietro; i difettosi condannati a morte. O forse in una sottile critica nei confronti dell’attuale società?
Enjoy your life in Wayward Pines.
Rispetto alla prima stagione, nonostante una mancanza di originalità maggiore, possiamo trovare spunti molto più interessanti, i quali si vanno a delineare scoprendo l’identità dei vari personaggi, come la moglie di Theo, Rebecca Yedlin (Nimrat Kaur) e la compagna di Jason, Kerry Campbell (Kacey Rohl).
Ruolo cruciale anche per CJ (Djimon Hounsou), unico ad aver visto la reale fino del mondo e l’alba del mondo nuovo. Personaggio molto enigmatico, al quale viene affidata la chiusura di questa seconda stagione.
Purtroppo Bedtime Story, decimo episodio, finale di stagione, risente terribilmente delle problematiche di Cycle, l’episodio di chiusura della prima stagione. Il meccanismo finale risulta essere ripetitivo e anche un po’ scontato, sebbene venga apportata una variazione improvvisa al “tema”.
Il ritmo conquistato negli episodi precedenti, scema del tutto. Arrivati a circa metà episodio si continua a temporeggiare, così come tutta la serie che, paradossalmente, scorre molto più velocemente della prima stagione ma sempre girandosi attorno. Le nuove informazioni vengono lanciate in pillole, ma non si riesce mai davvero a tirare le somme complete della trama, proprio perché c’è un’eccessiva concentrazioni sui singoli personaggi che, però, non porta a nulla.
Il risultato? Molteplici linee di trama e sottotrama che si intrecciano tra di loro restando un cumulo di grovigli senza risposta.
Un finale di stagione quello di Wayward Pines in sospeso. Non possiamo parlare di finale aperto, ma di una vera e propria sospensione. Sebbene più logica e coerente della prima stagione, lasciando un’atmosfera di mistero in più che invoglia, più per mera curiosità che per vero piacere o interesse, a scoprire come tutto questo vada a finire in una nuova stagione, resta comunque una chiusura fastidiosa e colma di troppe questioni lasciate in bilico.
Una seconda chance davvero sprecata per Wayward Pines che, a quanto pare, potrebbe tornare l’anno prossimo con una terza stagione.
Il trucco alla The Village è ormai stato scoperto da tanto, troppo, tempo. Perché continuare a insistere senza sforzarsi, un minimo, di produrre qualcosa di più orinale e innovativo?
Del resto, se errare è umano e perseverare è diabolico… riproporre sempre lo stesso modello è da stupidi…