Immaginate di essere a casa vostra, sbracati dopo una dura giornata di lavoro. Prendete la vostra rivista di scienza preferita. “Hubble scopre una nuova galassia grazie ai dati elaborati dai computer di Harvard”. Oh oh oh, pensereste tra voi, se questi computer non fossero così stupidi bisognerebbe dargli il premio Nobel.
Quante volte avete vissuto una scena così? Io in continuazione, mi tengo sempre aggiornato sulle ultime scoperte, sai mai di cosa si parlerà al circolo dei gentiluomini.
Ma cambiamo un attimo il contesto. La grande guerra è appena finita, la crisi è ancora lontana e nelle sale da ballo impazza il Charleston.
È il 1923 eppure il titolo del giornale non cambierebbe, Hubble sarebbe una persona e non un telescopio e i computer di Harvard sarebbero pur sempre dei computer, ma dei computer umani.
E oggi andremo a raccontare la storia dei computer umani di Harvard, di come abbiano cambiato l’astronomia per sempre e del perché, anche il vostro ultimo pensiero, sarebbe stato tristemente corretto.
I Computer Umani
Il termine computer venne coniato per la prima volta nel 1613 (magari anche prima ma quella è la prima data in cui appare scritto da qualche parte), la parola significava
Colui che computa.
Tra il 1700 e il 1800 ci furono svariati computer umani, ossia persone che si mettevano li e facevano calcoli su calcoli.
Spesso questi calcoli avevano a che fare con l’astronomia in quanto l’astronomia era utile per tracciare le tavole con cui poi ci orientava in mare, ad esempio ci si avvaleva di 35 computer umani per stilare l’Almanacco Nautico Britannico.
Certo non era un bel lavoro, ma esistevano ai tempi lavori ben peggiori (inoltre concetti come “un virus ha ammazzato i computer” o “il mio computer è morto” avevano tutto un altro sapore).
Di solito questi lavori venivano fatti da uomini come tappa intermedia verso lavori migliori e meglio retribuiti ma, al crescere della domanda, anche diverse donne iniziarono a lavorare come computer umani.
Siamo nel 1886 nell’osservatorio di Harvard, ai tempi gestito da Edward Pickering, l’astronomia sta progredendo rapidamente, i telescopi diventano via via più potenti e Pickering ha bisogno di un computer che processi le migliaia di immagini generate dalle osservazioni della volta celeste.
La leggenda narra che Pickering un giorno abbia sbottato contro i suoi assistenti uomini
Pure la mia cameriera saprebbe fare un lavoro migliore!
E infatti poi assunse la sua cameriera. E quando l’osservatorio ricevette una donazione sostanziosa, Pickering assunse a tempo pieno un gruppo di ragazze per tale compito.
Le Harvard Computers
Il gruppo passò alla storia come Harvard Computers (e a una versione più sordida della storia come Pickering’s Harem, in omaggio alla rule 34).
Pickering affermava che le ragazze fossero molto più brave a svolgere questo compito rispetto alla controparte maschile.
Diverse ragazze erano anche laureate in astronomia, ma uno dei motivi che forse spinse Pickering ad assumerle è che costavano molto meno degli uomini e si sa che la ricerca ha sempre i fondi contati (qui c’è la foto di classe del computer con i nomi delle rispettive CPU).
Qui sopra vedete una foto scattata il 13 maggio 1913 di fronte all’edificio C di Harvard, con Pickering e le sue computer: all’estrema sinistra vediamo Margaret Harwood (AB Radcliffe 1907, MA University of California 1916), che aveva appena completato il suo primo anno di Astronomia presso il Maria Mitchell Observatory. Ne divenne poi la direttrice e fu la prima donna ad essere promossa direttrice di un osservatorio indipendente. Dietro di lei e a fianco di Pickering c’è Mollie O’Reilly, computer dal 1906 al 1918. A destra di Pickering c’è Edith Gill, una computer dal 1989. A seguire Annie Jump Cannon (BA Wellesley 1884). Dietro alla Cannon c’è Evelyn Leland, computer dal 1889 al 1925. A seguire Florence Cushman, computer dal 1888. Poi Marion Whyte, assistente di Miss Cannon dal 1911 al 1913. Chiude a destra Grace Brooks, computer dal 1906 al 1920.
Il prima fila da sinistra Arville Walker (AB Radcliffe 1906), assistente dal 1906 al 1922. Dal 1922 al 1957 fu la segretaria di Harlow Shapley, che succedette Pickering come direttore del centro. A seguire a destra Johanna Mackie, assistente dal 1903 al 1920. Ricevette una medaglia d’oro dalla American Association of Variable Star Observers (AAVSO) per aver scoperto la prima nova nella costellazione della Lyra. Di fronte a Pickering c’è Alta Carpenter, computer dal 1906 al 1920. Di fianco a lei, Mabel Gill, computer dal 1892. A chiudere, Ida Woods (BA Wellesley 1893), che entrò nelle donne computer appena diplomata. Nel 1920 la prima medaglia nova della AAVSO; Continuò a trovare nuove nove fino al 1927, quando potette annoverare ben sette scoperte di questo tipo nella Via Lattea.
Grazie alle performance delle sue nuove computer Pickering diede alle stampe, nel 1890, il primo catalogo con oltre 10.000 stelle classificate in base al loro spettro.
Inoltre Antonia Maury affinò le tecniche di classificazione delle stelle e, in un secondo momento, generò un nuovo sistema di classificazione chiamato Harvard Classification Scheme, che sta alla base del sistema di classificazione che usiamo tutt’oggi.
Henrietta Swan Leavitt
If Henrietta Leavitt had provided the key to determine the size of the cosmos, then it was Edwin Powell Hubble who inserted it in the lock and provided the observations that allowed it to be turned.
Henrietta Leavitt fu una delle ragazze assunte da Pickering come computer umano, iniziò a lavorare all’osservatorio di Harvard nel 1893.
Come per le altre il suo compito era classificare le fotografie delle stelle in base alla loro luminosità.
La Leavitt non poteva usare il telescopio (era pur sempre una donna) ma si guadagnò l’attenzione di Pickering per come svolgeva il suo lavoro, di conseguenza venne messa a catalogare le stelle variabili ossia quelle stelle che modificano la propria luminosità nel tempo.
La Leavitt si mise a controllare le immagini di migliaia di stelle nella Nube di Magellano ma, essendo una ragazza vittoriana, non si limitò a classificarle, si mise a cercare di capire se ci fosse una regola di qualche genere che guidasse le variazioni di luminosità.
Nel 1912, dopo aver studiato 1777 stelle pulsanti, finalmente scrisse le sue conclusioni descrivendo la correlazione esistente tra luminosità e periodo di una stella: il logaritmo del periodo è direttamente correlato al logaritmo della luminosità della stella.
Ossia quella che oggi è conosciuta in astronomia come la Legge di Leavitt.
Conclusioni
Gli studi della Leavitt (che ricordiamo non toccò mai un telescopio in vita sua) permisero di definire la prima “candela standard” ossia le stelle che possono venir utilizzate per calcolare le distanze di altre stelle rispetto alla nostra galassia.
Dopo alcuni studi, confermò nel 1912 che le stelle variabili oggi chiamate cefeidi, presentano una relazione periodo-luminosità, secondo l’equazione:
Dove MV rappresenta la magnitudine assoluta, e P il periodo della variazione.
Questa relazione rese le cefeidi degli importantissimi indicatori di distanza nell’universo, perché noto il periodo, si può ricavare facilmente la distanza, avendo la magnitudine apparente, dalla relazione:
dove d rappresenta la distanza in parsec.
(via Wikipedia)
Un anno dopo le pubblicazioni della Leavitt, l’astronomo Ejnar Hertzsprung stabilì la distanza di diverse stelle della Via Lattea e, nel 1923, Hubble scoprirà la galassia di Andromeda dimostrando che si trova al di fuori della Via Lattea.
Fino a quel momento nessuno pensava che ci potessero essere altre galassie o che ci fosse qualcosa al di fuori dalla nostra.
Fu una scoperta che cambiò radicalmente l’astronomia.
Gli studi della Leavitt diedero anche le prime evidenze che l’universo è in espansione.
Hubble stesso disse che Henrietta avrebbe dovuto vincere il premio Nobel per le sue scoperte, qualcuno provò a nominarla nel 1924 ma Henrietta era morta di cancro tre anni prima.
Se fosse stata un astronomo forse avrebbe vinto il premio Nobel, ma era una donna, pagata meno di un impiegato.
Henrietta rivoluzionò la storia dell’astronomia e pose le basi per l’astronomia moderna, ma per tutta la vita rimase solo un computer e i computer, si sa, non vincono i premi Nobel.
Oggi c’è un cratere della Luna e un asteroide che portano il suo nome, e nel cimitero di Cambridge, dove è sepolta, c’è un piccolo monumento.
La prossima volta che guardate la Luna, in una notte stellata, toglietevi il cilindro e omaggiate lei, Maury e le altre di un saluto, da signorine bene vittoriane ignoreranno il vostro gesto, ma sotto sotto saranno felici che qualcuno si ricordi di loro.