Johnny Miller, fotografo americano residente a Cape Town dal 2012, ci mostra con una serie di foto come l’Apartheid in Sudafrica non sia stato eradicato, ma sopravviva e si mostri con una certa forza nelle Architetture delle città.
Le immagini aeree scattate tramite l’uso di un drone, ci mostrano la forte disuguaglianza che caratterizza i centri abitati del Sudafrica, il cui indice di Gini (usato per misurare la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza) risulta essere 63.4 su 100, uno dei più alti al mondo.
L’apartheid era un sistema di segregazione che prevedeva una separazione, sia spaziale sia in termini di distribuzione delle risorse tra le varie etnie e razze (naturalmente a favore dei “bianchi”) e rimase in vigore dal 1948 fino al 1994. Ma a quanto pare da allora non è mai stato superato del tutto.
Le città sudafricane sono state costruite in funzione della necessità di offrire accesso ai servizi e alle aree residenziali centrali agli individui di razza bianca, mentre i neri restavano reclusi ai margini dell’area urbana, spostandosi verso il centro solo durante il lavoro. Nonostante l’apartheid non persista da più di vent’anni ormai, reintegrare questi due ambienti sembra essere una sfida insormontabile e quindi l’ineguaglianza socioeconomica persiste in maniera molto forte.
In conclusione vi lasciamo con il commento di Miller:
Percepisco che la situazione sia divenuta in qualche modo comunemente accettata, sento che le persone hanno sviluppato un certo compiacimento verso questa incredibile ineguaglianza, fatto che per me è ben più scioccante della povertà stessa.