Sfogliando le classifiche di iTunes, spesso incontro qualche progetto che può sembrare interessante. Questo è uno di quei casi.
Oggi infatti parleremo di Jack Garatt, cantante e polistrumentista brittanico, e del suo album di debutto, Phase.
Background
Inizialmente (fine degli anni 2000), Garatt decide sia di frequentare l’università che di avviare un progetto indipendente per un album blues-acustico. Entrambi i progetti verranno presto abbandonati, in quella che lo stesso autore definisce una “crisi di quarto d’età”.
Produce in seguito una serie di singoli che lo porteranno ad esibirsi all’Apple Music Festival ed alla vittoria del 2016 Brit Awards.
Il 19 febbraio 2016 rilascia il suo album di debutto, Phase. Prodotto dalla Islands Records, si piazza immediatamente alla terza posizione delle classifiche di vendita.
Phase
L’album presenta predominanti sonorità indie-pop ed alternative R&B, dimostrando come l’artista sia in grado di tuffarsi con un prodotto davvero ben curato.
La musica presenta è per la maggior componente elettronica, ma diverse chitarre (spesso in pulito) donano all’album delle sfumature alternative decisamente complesse.
Un vero plauso alle doti canore del cantante, che da prova di una notevole estensione canora. Durante tutto l’album infatti Jack Garatt spesso si lancia con acuti delicati ma decisi.
L’album è suddiviso in 12 tracce, con un edizione Deluxe che propone 12 tracce aggiuntive. Personalmente non condivido la scelta di non suddividere l’album, perché lo ritengo completo solo se considerato nella sua interezza (almeno in questo caso).
A mio parere un album con tanti se e ma tipici dei dischi di debutto: c’è una forte voglia di sperimentare, ma anche di lanciarsi in tecnicismi non indifferenti.
Il cantato di Garatt è probabilmente la cosa che vi colpirà per prima: il cantante infatti dimostrerà fin da subito delle doti davvero notevoli, attraverso un falsetto impeccabile e nella gestione complessiva della voce.
Lungo tutto l’album l’autore sviluppa la tematica dell’amore, a volte con testi profondi ed altre sfociando in tecnicismi vocali. Far Cry ad esempio inizia con una parte poco interessante, per poi sfumare su un tono decisamente più mordente.
Dove Garatt non ci sta deliziando con il suo cantato spesso ci pensano le sonorità: in questo album l’elettronica la fa da padrone, riuscendo in alcuni frangenti a sorprendere.
Perfino io (che non sono legato al genere e non apprezzo suoni elettronici non pesanti) ho trovato alcuni passaggi dai toni decisi ma delicati.
Falling e Water ad esempio presentano dei testi tutto sommato superficiali, ma con una controparte sonora in grado di stupire.
Durante tutto l’album è presente una composizione ibrida tra cantato e strumentale chiamata Synestesia separata in 3 parti (in ordine smistato) e con la funzione di interlude.
Un’idea che poteva essere interessante, ma che non è stata ben prodotta e le 3 parti non sembrano affatto collegate, perdendo senso. L’unica cosa che riesco ad osservare è che sentite nel corretto ordine si può avvertire un certo crescendo, ma è poca roba.
Le tracce nel complessivo sono ben curate e spesso riescono a “lasciare qualcosa”, vuoi per l’armonia o per alcuni veri e propri tocchi di genio. Non bisogna infatti soffermarsi ad un primo ascolto, dove il disco può sembrare complessivamente poco ispirato (ma è anche vero che ci sono tracce come Remnants che risultano veramente riduttive e poco lavorate) e portarsi piuttosto a riflettere dove il disco in sé volesse davvero condurci.
Passatemi la considerazione: in linea di massima il disco si ferma al 70%, lasciando all’ascoltatore il comparto di interpretare e completare come meglio preferisce.
Nel complessivo, Phase si rivela un esperimento interessante. Per essere un album di debutto, Jack Garatt ha dimostrato fin da subito grandi potenzialità, ma soprattutto grande voglia di sperimentare. Se questo album infatti sia al 100 % hipster (I Couldn’t Want You Anyway ne è la canzone emblema), non mi sorprenderebbe vedere l’artista produrre qualcosa che vira verso tematica decisamente più pop oppure verso una componente più elettronica.
Conclusioni
Phase non entrerà di certo nella cerchia dei miei album preferiti, ma di certo è riuscito ad incuriosirmi ad approfondire maggiormente l’ambiente RnB, in tutte le sue sfumature. Con questo disco di debutto Jack Garratt ha dimostrato di avere tutte le carte per produrre qualcosa di interessante.
Anche se Phase non verrà ricordato come un album in grado di scrivere la storia della musica, per me rappresenta un’istantanea della scena hipster di questo periodo.
Il brano che ho apprezzato di meno: Remnants
- Jack Garatt su Wikipedia
- Phase (deluze) in iTunes Store
- Jack Garratt official website