Fukushima: 5 anni dopo

Earthquake and Tsunami damage-Fukushima Dai Ichi Power Plant, Ja

Sono passati cinque anni dal terribile terremoto del Tohoku e dalla devastazione provocata dal maremoto derivante. Quei giorni non saranno ricordati, però, per la scossa di incredibile potenza, ma per il disastro nucleare della centrale di Fukushima Daiichi. A che punto sono le riparazioni e la messa in sicurezza del sito?

11 Marzo 2011, una fortissima scossa di terremoto scuote il nord del Giappone. Il terremoto, con epicentro a circa 70 Km al largo della regione del Tohoku, è del nono grado della scala Richter: il più forte registrato in Giappone, il quarto più intenso mai registrato in tutto il mondo.

La forza distruttiva fu incredibile, la principale isola del Giappone, Honshu, dove sorgono enormi città, tra cui la megalopoli di Tokyo è stata spostata verso Est di 2,4 metri.

Terremoti di questo tipo non se ne vedono spesso, dovrebbero avvenire una volta ogni alcune decine di anni e l’energia liberata è pari a diverse decine di Tsar Bomba (la bomba atomica più potente mai costruita dall’uomo).

Tuttavia la scossa era solo l’inizio. Un potentissimo maremoto con onde alte fino a 40 metri si è abbattuto contro la costa giapponese provocando quasi 16 mila morti e una devastazione ancora visibile.

 

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Il Giappone ha visto uno dei terremoti più intensi mai registrati.

Di tutto questo quasi nessuno si ricorda, il Tohoku probabilmente fa accendere una lampadina solo in pochi lettori. Il “grande disastro” del Tohoku o Tohoku Dashinsai, come viene chiamato dai giapponesi, è e sarà ricordato per l’impianto nucleare di Fukushima 1.

Quando lo tsunami colpì le coste del Tohoku, la centrale stava lavorando a ritmo ridotto perché i reattori 4, 5 e 6 erano spenti per manutenzione. Quando la reazione di un reattore nucleare viene spenta, le barre di combustibile necessitano di diverso tempo per poter essere estratte e smaltite.

Durante questo periodo l’acqua delle piscine di raffreddamento deve comunque continuare a circolare per smaltire l’intenso calore prodotto e per schermare gli operatori dalle pericolose radiazioni.

 

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La gigantesca onda che colpì l’impianto di Fukushima superò la barriera di 10 metri e mise fuori uso sia i reattori 1, 2 e 3 che i generatori diesel di emergenza.

La gigantesca onda che colpì l’impianto di Fukushima superò la barriera di 10 metri e mise fuori uso sia i reattori 1, 2 e 3 che i generatori diesel di emergenza.

In breve la centrale si trovò senza l’energia sufficiente per far circolare l’acqua di raffreddamento delle piscine che iniziarono a scaldarsi e con essa la temperatura delle barre continuò ad aumentare.

Le ore e i giorni seguenti al disastro furono terribili per i soccorritori che si lanciarono in una disperata corsa nel tentativo di ridare energia agli impianti prima che le barre di combustibile si scaldassero tanto da fondere.

Gli interventi si rivelarono purtroppo inefficaci e poco dopo i primi tentativi si messa in sicurezza diverse esplosioni devastarono gli edifici dei rettori 1, 2, 3 e 4 liberando nell’aria una ingente quantità di nuclei radioattivi, principalmente cesio-134 e 137 e iodio-131 per un totale stimato di 900.000 TBq (ovvero 900.000 bilioni di Bq).

 

 

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Da quel triste giorno di Marzo sono passati 5 anni, un periodo difficile per la popolazione del Tohoku che solo da poco può tornare nelle zone contaminate a patto di non fermarsi troppo a lungo.

La devastazione lasciata dallo tsunami ha lasciato enormi distese di sale sul terreno, rendendolo, di fatto, difficile da coltivare e la contaminazione radioattiva rende ancora alcune zone inaccessibili.

Dopo l’incidente alla centrale, la zona nel raggio di 20 km fu evacuata ed ancora oggi la radioattività rimane troppo alta per permettere agli abitanti di tornare a vivere nelle loro case e riprendere la loro vita. La contaminazione proviene principalmente da tre nuclei radioattivi di cui due decadono molto velocemente.

 

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La contaminazione non sparirà in fretta, serviranno decine di anni.

Lo iodio-131 e il cesio-134 si dimezzano in 8 giorni e 2 anni rispettivamente, purtroppo però il cesio-137 ha un tempo di dimezzamento molto più lungo, pari a circa 30 anni.

Ci vorrà parecchio tempo perché questa contaminazione raggiunga livelli ragionevoli per consentire una rinascita dell’economia locale, sempre che la gente si fidi a tornare. Infatti, in alcune zone dove il livello di radioattività è tornato nei limiti di sicurezza, la gente è restia a tornare a causa della difficoltà nel riprendere la propria vita e la propria attività.

Nonostante ad oggi non ci siano state vittime imputabili alle radiazioni, almeno 1600 decessi sono dovuti al disastro di Fukushima tra evacuazione frettolosa e suicidi di persone che hanno perso tutto.

 

Il reattore 4

Il reattore 4

 

Nel frattempo nella centrale alcuni problemi sono stati risolti, mentre per altri aspetti si è ancora in alto mare. Il reattore 4 è stato messo in sicurezza e le barre di combustibile sono state spostate in tempo, già perché l’edificio era pericolante e si rischiava il crollo.

Nei reattori 1, 2 e 3 invece la situazione è ancora drammatica.

Durante la sospensione del raffreddamento, buona parte del combustibile si è fuso, ha distrutto il rivestimento di protezione in zirconio e oltrepassato il contenimento del nucleo del reattore.

Attualmente il combustibile fuso si trova sul fondo della struttura di contenimento primario, fatta in cemento armato. Si stima che, ad oggi, la temperatura del combustibile sia sufficientemente bassa da non poter più oltrepassare questo livello e lì rimarrà fino a che qualcuno o qualcosa non proverà ad asportarlo.

Nel frattempo perdite di acqua contaminata continuano a riversarsi nel mare antistante la centrale provocando una contaminazione che rende impossibile la pesca fino a 50 km dalla costa.

Questa limitazione, insieme ai nuovi severissimi limiti per la radioattività alimentare, rendono difficilissima la ripresa dell’economia locale. Il governo giapponese, infatti, in risposta ai timori di prodotti agricoli contaminati, ha pensato bene di limitare la radioattività nei cibi a 100 Bq/Kg, una soglia talmente severa da essere al limite del buonsenso, soprattutto se consideriamo che le banane sono naturalmente radioattive per 125 Bq/Kg.

 

 

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Nelle scorse settimane, la TEPCO, azienda che gestisce l’impianto nucleare di Fukushima, ha tentato di rimuovere il materiale radioattivo fuso con l’ausilio di robot progettati apposta per tale missione.

La radioattività all’interno della struttura di contenimento primario è, infatti, troppo elevata perché gli esseri umani possano avvicinarsi. Il tentativo, purtroppo, è miseramente fallito perché, da quanto dichiarato dalla TEPCO, i robot hanno subito gravi danni a causa dell’eccessiva radioattività presente che ne ha danneggiato i circuiti.

 

 

Anche i robot hanno miseramente fallito.

Attualmente la situazione a Fukushima è stabile, ma decisamente precaria. I tentativi di bonifica messi in atto si sono rivelati insufficienti, nonostante in questi anni si sia rimosso lo strato superficiale di terreno per diminuire la contaminazione superficiale.

La terra contaminata è stata accatastata in sacchi che però non hanno una collocazione sicura ed infatti durante un tifone, nel settembre 2015, molti di questi rifiuti speciali, insieme all’acqua contaminata della centrale, si sono riversati in mare peggiorando ulteriormente la contaminazione.

Fortunatamente l’Oceano Pacifico è molto grande e la radioattività di Fukushima non è che una goccia che non può porre preoccupazioni.

Il punto è che, nonostante, i terreni e le acque contaminate possano essere tranquillamente scaricate al largo delle coste giapponesi senza timore di conseguenze a livello globale, nessuno si è mai preso, e probabilmente si prenderà, la responsabilità di un gesto così politicamente scorretto.

 

 

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Indubbiamente uno dei disastri nucleari più gravi mai avvenuti.

L’incidente di Fukushima Daichi è indubbiamente uno dei disastri nucleari più gravi mai avvenuti, ma nonostante questo non c’è stato nessun decesso per l’esposizione alle radiazione, almeno per ora.

Da alcuni anni è attivo un programma capillare di screening per la diagnosi precoce di eventuali tumori, ma ci vorrà del tempo per poter capire quali saranno gli effetti a lungo termine della contaminazione sulla popolazione.

Mentre l’uomo cerca di porre faticosamente rimedio alle conseguenze di uno dei più potenti terremoti mai registrati, le barre di combustibili continuano a riposare sul fondo del reattore e continueranno a farlo per molti, molti anni.

Ad oggi la stima per la completa bonifica del sito è di almeno 30 anni.

 

 

 

 

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