Martedì 22 Marzo 2016 la Digital Bros Game Academy ha aperto le porte per il nuovo anno accademico e noi di Lega Nerd abbiamo potuto assistere all’evento per riportarvi tutti i dettagli di questo day one in esclusiva.

Come prima cosa è doveroso fare una breve introduzione su Digital Bros Game Academy, una realtà italiana promossa dal gruppo Digital Bros che offre una scuola di formazione post-diploma concepita ed organizzata per preparare figure professionali per l’industria dell’intrattenimento digitale e, più nello specifico, dei videogiochi.

Lo scorso anno la Game Accademy ha chiuso con successo il suo primo anno accademico, e noi di Lega Nerd ci siamo fiondati Martedì 22 Marzo a Milano, presso la sede in via Labus, per assistere al day one del nuovo anno accademico e raccontarvi questo evento fortemente significativo per una crescita dell’interesse verso questo settore anche nel nostro paese.

 

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L’orario d’inizio della giornata era fissato alle 8:45 per l’accredito degli studenti, ma molti ragazzi si sono accalcati alla porta d’ingresso già dalle 8, evidentemente impazienti di iniziare questa nuova avventura.

Un primo dato importante da considerare: gli studenti che sono stati ammessi a questo secondo anno accademico (68 in totale) sono oltre il doppio dei 28 studenti dell’anno precedente.

Si aprono le porte della Game Academy
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Dalle 08.45 alle 09.45 si è svolto l’accredito degli studenti e un welcome coffe che ha permesso loro di socializzare un po’.

Ognuno dei 68 studenti ha ricevuto un badge, una t-shirt della Digital Bros Game Academy e un blocco note su cui prendere appunti per la giornata. Ad accreditare gli studenti Geoff Davis in persona (responsabile di DBGA) con la presenza di Rami e Raffaele Galante, fondatori del gruppo Digital Bros.

Finito il welcome coffee, in cui gli studenti hanno potuto scambiare qualche parola tra loro e con lo staff di DBGA, ci siamo recati tutti nella sala presentazioni dove alle ore 10:00 è iniziato ufficialmente il discorso di apertura del nuovo anno accademico e di presentazione dei corsi e dei Trainer.

 

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Ad aprire le danze è stato proprio Geoff Davis che ha presentato e ringraziato da subito tutti i partner e introdotto quello che sarà il percorso per questo nuovo anno accademico della Game Academy, sottolineando in maniera entusiasta la presenza di molti più studenti rispetto all’anno precedente.

Quest’anno ci saranno studenti provenienti da quasi tutte le regioni italiane e anche il primo studente straniero, proveniente dalla Spagna. Questo, ha sottolineato Davis, va visto come un valore aggiunto che contribuirà a creare un gruppo omogeneo di persone che veicolando diversi valori, competenze e passioni, possano fare della propria passione un percorso lavorativo concreto.

 

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Tra i 68 studenti ammessi, 32 sono iscritti al corso di Game Designer, 17 a quello di Game Programmer, e 19 al corso di Artist & Animator 2D/3D.

Sebbene i corsi abbiano obiettivi e moduli di lezione differenti, tutti gli studenti sono però spronati a cooperare tra loro al di là di quello che è il mero percorso di studio.

Tramite laboratori, seminari e workshop, infatti, i vari studenti dovranno imparare anche a rapportarsi l’uno con le competenze dell’altro, fare gruppo e provare a comportarsi come se stessero già lavorando per una software house.

Uno studio, dunque, strettamente legato al lavoro che tutti loro sognano di svolgere.

 

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Davis ha poi illustrato quello che sarà il cuore della prima settimana per questi nuovi studenti, riassumibile in tre focus: orientarsi, conoscere le proprie aspettative, il ruolo dei vari Trainer (Core e Specialist) ma soprattutto iniziare a lavorare sul proprio futuro.

Come per ogni corso di studi, specialmente in questo, è importante una frequenza attiva non solo alle lezioni, ma a tutte le attività complementari.

Gli studenti, ha sottolineato Davis, devono imparare a fare networking e non sottovalutare l’importanza dei laboratori.

Citando poi i ragazzi di CDProjekt RED (software house polacca) recentemente premiata per il suo The Witcher III: Wild Hunt anche al Drago D’Oro (riconoscimento italiano in campo video-ludico), ha sottolineato come questi si siano ispirati per la propria serie a un racconto fortemente permeato del folklore, della tradizione, e dei valori del proprio paese, spronando l’industria italiana a diventare un’eccellenza anche in campo video-ludico visto l’enorme background artistico, storico e culturale che il nostro paese possiede.

Concluso questo discorso introduttivo, Geoff Davis ha lasciato la parola a Massimo Guarini, CEO e Creative Director di Ovosonico (software house italiana oggi molto affermata anche a livello internazionale), sviluppatori dell’apprezzatissimo Murasaki Baby per PS Vita.

 

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Massimo Guarini ha parlato agli studenti della sua esperienza personale e del percorso che lo ha portato a fare questo lavoro. Inizialmente era un semplice ragazzo appassionato di videogiochi come molti dei presenti in aula e aveva intrapreso un percorso di studi più canonico e del tutto estraneo a quel mondo.

Vent’anni fa però, ormai a metà del suo iter, decide di mollare tutto e inseguire il suo sogno: diventare un Game Designer.

Per molti in Italia un qualcosa di inimmaginabile ancora oggi, figuriamoci vent’anni fa.

Ma nonostante le continue difficoltà di ogni genere Guarini ha inseguito il proprio sogno, la propria passione. E il cuore del suo discorso è proprio questo, seguire il proprio sogno. Ha concluso con un forte incoraggiamento agli studenti affinché credano fino in fondo in ciò che fanno e non abbiano paura di essere giudicati dagli altri.

Ha infine annunciato che (in quanto partner della Game Academy) valuterà ed integrerà i progetti degli studenti che riterrà validi. Questa possibilità potrebbe portare gli studenti più meritevoli a vedere pubblicato il loro primo videogioco, oltre a rappresentare un’occasione di inserimento lavorativo una volta finito il percorso di studio.

Questo è anche già accaduto con uno degli studenti del precedente anno, Lisa Gobbi (che ha conseguito il suo attestato come Artist & Animator) e ora lavora per Ovosonico. Lisa è salita sul palco con altri due studenti del primo anno accademico, Mauro Indini (ora Game Designer presso Just Funny Games) ed Elia Randon (anche lui Game Designer che ha deciso però di lavorare nel ramo marketing di Slitherine Software).

 

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Mauro, Lisa ed Elia hanno trovato subito una loro dimensione nell’industria, in campi affini a quello che è stato il loro percorso di studio durante l’anno alla Game Academy.

Hanno così potuto raccontare ai nuovi studenti le proprie esperienze personali, il percorso che li ha portati a scegliere la DBGA e il modo in cui hanno affrontato questa esperienza. I tre hanno sottolineato ancora una volta quanto la passione per il mondo dei videogiochi e la costanza nell’inseguire i propri sogni debba essere il motore e lo spirito guida di tale percorso, dando poi anche consigli pratici su come vivere al meglio la scuola e le attività che offre.

La parola è poi passata a Daniele Piparo, vice direttore didattica SIAM.

Piparo ha parlato dell’attestato che viene rilasciato agli studenti che completano il percorso in Game Academy e dell’importanza attribuita dal riconoscimento da parte di SIAM (società d’incoraggiamento d’arti e mestieri) oltre che delle possibilità di orientamento una volta finiti gli studi, offerti sia dai partner e da moltissime importanti realtà nel mondo dell’industria, che direttamente dal gruppo Digital Bros, il quale offre possibilità di incubazione per un team che si formerà all’interno della Academy tramite il proprio publisher 505 Games.

Gli studenti – ha chiosato Piparo – devono vedere l’ambiente in cui svolgeranno il loro percorso durante l’anno come una sorta di serra in cui iniziare a capire come funziona una software house, dandosi da fare per emergere con idee originali e funzionali a un progetto.

Digital Bros Game Academy è un’iniziativa creata dall’industria per l’industria e incentiva i talenti, in un’ottica meritocratica.

Una volta conclusa questa parte introduttiva su modalità e finalità dei corsi, ha ripreso le redini Geoff Davis per presentare agli studenti i Core Trainer e gli Specialist Trainer.
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Una delle particolarità di questo nuovo anno accademico è proprio l’introduzione degli Specialist Trainer.

Esperti in materia che lavoreranno in verticale con gli studenti e i Core Trainer nella formazione dei vari progetti. Questi saranno inizialmente Ludovico Cellentani e Federico Ferrarese, oltre ad altri specialisti che si uniranno al progetto nel corso dell’anno.

I Core Trainer saranno invece anche quest’anno Simone Magni e Riccardo Landi per il corso di Game Designer, Michele Pirovano per il corso di Game Programmer e Massimo Ribattezzato per il corso di Artist & Animator 2D/3D. Hanno preso dunque la parola Magni e Landi che, dopo aver parlato brevemente del proprio background, hanno spiegato agli studenti in cosa consiste il ruolo di un Game Designer e come saranno articolati i corsi e le altre attività ad essi inerenti.

Dopo è stato il turno di Pirovano per raccontare il proprio percorso e spiegare il ruolo del Game Programmer, aiutato anche dallo Specialist Trainer Cellentani in collegamento con l’aula via Skype. Ha chiuso il ciclo di presentazioni Ribattezzato spiegando in cosa consiste il lavoro dell’Artist & Animator coadiuvato per approfondire l’ambito del 3D dallo Specialist Trainer Ferrarese.

Il discorso si è chiuso con un accenno da parte di tutti i trainer ai progetti che gli studenti dovranno realizzare durante l’anno e al sistema di valutazioni che si suddivide fondamentalmente in valutazioni di modulo (con un test scritto alla fine di ogni modulo di lezioni). esami pratici e di autovalutazione, progetti di portfolio ed eventuali progetti dei Guest Trainer. Davis e i Trainer hanno poi consegnato le tre borse di studio agli studenti che sono riusciti a superare una dura selezione tra centinaia di candidati.

 

Conclusa alle 12.40 questa prima giornata con una sessione di Q&A da parte degli studenti, ci siamo recati al primo piano dove è stato allestito un Light Lunch

Dopo aver pranzato assieme e raccolto i pareri a caldo degli studenti fortemente motivati ed eccitati da questo day one, noi di Lega Nerd abbiamo avuto un corner riservato per fare qualche domanda direttamente a Geoff Davis. 

Vi riportiamo di seguito l’intervista:

Francesco: Partiamo con una domanda che nasce spontanea dopo aver ascoltato il tuo discorso d’apertura. Il focus che viene chiesto agli studenti è quello di mettersi in gioco da subito, imparare a lavorare anche in team come se fossero già in una software house. Questo serve loro per entrare nell’ottica di un mondo del lavoro che però in Italia fatica ancora oggi a far sentire la propria voce, mentre in molti paesi Europei comunque ci sono realtà affermate come CDProjekt, che tu stesso hai citato, ma penso anche a Crytek in Germania o Ubisoft in Francia. Come ha detto anche Massimo Guarini di Ovosonico, vent’anni fa era impensabile fare il Game Designer in Italia, e oggi è comunque ancora molto difficile, secondo te a cosa è dovuto? Stiamo lavorando nella giusta direzione per invertire questa tendenza?

Geoff: Posso confermarti che vent’anni fa, ero già qui in Italia, più che essere impensabile una carriera come Game Designer sarebbe meglio dire che non esisteva neanche il pensiero. Oggi, possiamo dire che sia ancora un po’ impensabile.

Uno dei nostri obiettivi principali è di cambiare questa percezione perchè si tratta comunque di un lavoro molto tecnico, un lavoro che richiede studi e competenze e non può essere improvvisato, soprattutto con le nuove tecnologie che si evolvono a un ritmo impressionante.

A mio avviso il vero problema dell’Italia in questa industria dipende da un retaggio culturale. In Italia siamo ancora molto legati al posto fisso, al poco rischio e al tenere i soldi sotto al materasso. Questa forma mentis ostacola l’innovazione che di questi tempi si può leggere anche come digitalizzazione.

L’Italia è agli ultimi posti in termini di digitalizzazione anche in ambito aziendale in Europa, sono più avanti di noi anche paesi molto più piccoli, dalla Finlandia all’Estonia, l’Olanda, la Polonia ecc.. In questi paesi trovi studi di sviluppo, consulenti digitali che aiutano le aziende ad entrare nella rete, in Italia lavoriamo ancora con dei vecchi schemi.

La nostra industria dell’intrattenimento digitale soffre di un problema di legittimazione, che parte dalle istituzioni e arriva fino alle famiglie, che riescono a visualizzare il proprio figlio come programmatore, ma non di videogiochi.

Un percorso pieno di ostacoli dunque, ma non del tutto impossibile. Ci sono stati infatti tre studenti che nel corso della presentazione hanno parlato della loro esperienza e di come siano riusciti subito a trovare una dimensione lavorativa attinente al loro percorso in DBGA restando in Italia. Secondo te c’è da parte degli studenti una volontà di invertire questa tendenza restando in Italia e contribuendo a portare il nostro paese ad eccellere anche in questo campo o piuttosto una volontà di lavorare all’estero, magari per software house già grosse ed affermate?

Certamente, intanto la Game Academy nasce anche proprio con lo scopo di frenare la fuga dei nostri talenti all’estero, noi crediamo molto nel made in Italy anche per il settore dell’intrattenimento digitale dove il potenziale creativo dei nostri ragazzi è molto forte e può offrire davvero tanto al mondo.

Noi vorremmo costruire un recinto molto ampio per far sì che i ragazzi non sentano l’obbligo di andare all’estero, e vedo da parte degli studenti che una volontà di cambiare le cose qui da noi c’è.

Poi molti vogliono certamente anche andare all’estero, per arricchire la loro esperienza, soprattutto in questa industria può essere molto edificante lavorare in Giappone o negli Stati Uniti dove ci sono realtà molto affermate, per capire bene il loro modo di lavorare e portarlo anche qui da noi.

Questo fa solo bene, essere una spugna di esperienze e di valori per poi riportarli in Italia e professionalizzare anche il nostro mercato, questa è certamente la tendenza più comune che ho riscontrato tra gli studenti l’anno scorso.

E moltissimi ragazzi Italiani che conosco che lavorano all’estero, magari a Santa Monica, ovviamente si trovano bene in California però hanno nostalgia dell’Italia e si sono sentiti obbligati ad uscire, non potevano fare videogiochi qui o comunque non come avrebbero voluto.

Detto questo, ripeto, ci vorrà del tempo e dovremmo crederci noi prima di tutto e farlo credere anche agli altri affinché sia possibile ma credo valga decisamente la pena provarci, e siamo già su una buona strada.

Un’ultima domanda su un argomento decisamente caldo di questi tempi: la realtà virtuale. Si è da poco conclusa la GDC di San Francisco e i visori VR sono stati i protagonisti indiscussi della scena. Secondo te queste nuove tecnologie quanto possono cambiare l’industria videoludica? L’utenza non sta urlando al miracolo anche perchè gli sviluppatori per primi sembrano ancora diffidenti. Tu cosa ne pensi?

Sviluppare per VR è molto costoso, e comporta ancora enormi rischi. Investire molto in un progetto che potrebbe poi non vendere a causa del mancato supporto dei visori nel breve periodo potrebbe causare ingenti perdite, per farla breve.

Preciso che non sono un esperto di vision dell’industria e non voglio spacciarmi come tale, ma osservo con attenzione anche questa nuova tecnologia perchè rappresenta sicuramente uno step evolutivo dell’intero settore.

Dietro la realtà virtuale c’è molta forza motrice e non passerà molto prima di aprire il sito di una delle maggiori testate e trovare articoli sulla realtà virtuale trattata come un qualcosa di rivolto alla massa e non ad una nicchia di appassionati, il visore di Sony appunto si pone questo obiettivo collocandosi nel mercato con un prezzo decisamente ragionevole.

Bisogna però considerare anche eventuali problematiche come il motion sickness e affini, alcune persone potrebbero non essere in grado di fruire senza rischi della VR per cui bisogna fare sicuramente dell’education.

Siamo di fronte ad un hot topic molto importante per lo sviluppo dell’industria, stimola l’interesse e attrae anche investimenti da soggetti che normalmente non investono nell’intrattenimento digitale.

La realtà virtuale infatti ha aperto molte porte in questo senso, può avere moltissime altre implicazioni nella vita delle persone al di là dell’impiego video-ludico,

Assolutamente, la realtà virtuale può avere moltissime incredibili applicazioni in tanti ambiti, ma è vero che anche il videogioco tradizionale può averle. Personalmente credo che chi dice che solo la realtà virtuale può essere applicata a settori diversificati secondo me perde qualcosa.

Anche perché il videogioco tradizionale è molto più accessibile e può, anzi deve, diventare veicolo per molti altri ambiti oltre all’intrattenimento, penso all’educazione come anche a varie implicazioni terapeutiche. Ad ogni modo non voglio divagare troppo e, per fare una sintesi, il mio pensiero è chela VR farà evolvere più velocemente l’industria ma non si sostituirà al videogioco tradizionale.

La realtà virtuale diventerà, col tempo, complementare alle altre piattaforme di gioco.  Sai, quando guardavo Star Trek negli anni ’70, non avrei mai pensato che i comunicator, per me così futuristici, sarebbero in realtà diventati questo (indicando il suo smartphone), è stata una vera rivoluzione, dapprima i cellulari hanno cambiato le nostre abitudini rendendo inutili i telefoni domestici, e ora sono in grado di fare quasi tutto ciò che normalmente si faceva solo dal computer.

Questo è il bello dell’evoluzione tecnologica, a volte supera persino le nostre aspettative e i visori potrebbero stupirci in futuro, chi può dirlo. Siamo in un’industria in continua evoluzione, ed è bello far parte di tutto ciò.