Un nuovo polo scientifico sorgerà al posto di EXPO. Il suo nome sarà Human Technopole Italy 2040 e raccoglierà centinaia di ricercatori intorno a tematiche importanti come cancro, genomica e malattie neurodegenerative. Sembra un sogno per la ricerca italiana, ma non tutti stanno festeggiando.

Il mondo accademico però ha accolto il progetto con scetticismo o addirittura aperta ostilità

Il progetto per la costruzione dell’Human Technopole Italy 2040 (HT) è nato per rivalorizzare l’area dell’EXPO ormai concluso e smantellato. Al posto della fiera internazionale nascerà un polo scientifico di alto livello gestito da Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). L’intero polo riceverà 1,5 milardi di euro nei prossimi decenni per concentrarsi sulle tematiche più sensibili della ricerca moderna. Un regalo incredibile per la ricerca nel nostro paese che ormai da anni agonizza tra i vincoli burocratici sempre più pressanti e il progressivo taglio di fondi. Il mondo accademico però ha accolto il progetto con scetticismo o addirittura aperta ostilità, cosa c’è di strano in questo progetto?

 

la situazione degli atenei italiani è drammatica

Per capire il contesto in cui si inserisce HT bisogna precisare che la situazione degli atenei italiani è drammatica. Da molti anni non si procede a nuove assunzioni, i finanziamenti statali dal 2009 sono diminuiti del 10%, i ricercatori sono stati resi tutti precari e per essere assunti devono prendere un’abilitazione nazionale con dei criteri di selezioni degni delle più eccellenti università internazionali. Nulla di male nel selezionare l’eccellenza, se non fosse che rispetto all’estero, la ricerca italiana si fonda su strumentazioni che spesso hanno oltre 20 anni,

computer con ancora Windows 3.1, floppy e stampanti ad aghi

fondi altalenanti provenienti solo da finanziamenti privati ed un esteso precariato tra i giovani. In questo panorama desolante HT sarà un fiore, ma essendo una fondazione privata potrà assumere e disporre dei finanziamenti senza dover ricorrere agli orpelli burocratici e ai vincoli delle amministrazioni pubbliche.

 

Mentre centinaia di ricercatori precari lottano per prendere un’abilitazione nazionale con vincoli severissimi, un ricercatore HT potrà essere assunto senza giocare con le stesse regole. Questo è un bene perché finalmente i ricercatori potranno essere assunti con sicurezze e garanzie con oltre 10 anni di anticipo rispetto alle università,

ma cosa sarà della ricerca statale?

 

HT seguirà le regole di selezione internazionali e chiamerà i ricercatori con dei bandi pubblici.

Cingolani, presidente dell’IIT, rassicura affermando che HT seguirà le regole di selezione internazionali e chiamerà i ricercatori con dei bandi pubblici. In qualunque caso la situazione ha del paradossale: un ente privato, finanziato dal pubblico, potrà assumere con meno controlli degli atenei storici i quali, intrappolati nella burocrazia e in severissimi blocchi del turnover, vivono oggi su fondi europei e bandi privati.

 

Enti privati con fondi pubblici e enti pubblici con fondi privati

Mentre la polemica tra atenei pubblici e ricerca privata finanziata dallo stato imperversa, il piano per la costruzione di HT rimane vago. Il fisico de La Sapienza Giorgio Parisi lamenta la mancanza di un progetto chiaro e discusso all’interno della comunità scientifica nazionale. HT, sostiene Parisi, viene proposto direttamente dal Governo in piena autonomia e senza la consulenza del mondo accademico, ma un progetto di tale portata necessiterebbe il consenso di tutta la comunità scientifica.

 

Durante l’eterna lotta tra pubblico e privato, la ricerca italiana diventa un deserto carente di finanziamenti e di personale.