Elegante e delicato, The Danish Girl, presentato in concorso alla 72. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è il nuovo bellissimo film di Tom Hooper –premio Oscar per Il Discorso del Re – con Eddie Redmayne e Alicia Vikander, basato sull’omonimo libro di David Ebershoff, a sua volta incentrato sulla storia di Lili Elbe (Mogens Einer Wegener), prima persona nella storia a essere identificata come transessuale e prima a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.

Vincitore di un premio Oscar grazie allo scorso La teoria del tutto, film biografico sull’incredibile storia del fisico Stephen Hawking, Eddie Redmayne torna a vestire i panni di un personaggio complicato e controverso che portano l’attore a un’ulteriore prova attoriale di grande rilievo. Questa volta non è la malattia la grande sfida di Redmayne, ma il cambiamento sessuale. Un cambiamento che l’attore mostra sullo schermo esattamente come lo vive il suo stesso personaggio, Einer/Lili.

Celebre illustratore danese, Einer Wegener vive con la meravigliosa moglie Greta (Alicia Vikander), anch’essa pittrice ma che ancora deve trovare il soggetto giusto per arrivare al successo del marito e, soprattutto, ottenere attenzione e credibilità dai galleristi danesi.

Greta e Einer sono una coppia perfetta. Un’alchimia meravigliosa che si manifesta sia nella vita pubblica che in quella privata, nei loro momenti di intimità in bilico tra la vita di coppia e quella lavorativa.

Fin da queste prime immagini molto private, Hooper si fa pittore.

Fin da queste prime immagini molto private, Hooper si fa pittore, come i suoi personaggi, di sensualità ed eleganza, dando particolar importanza alle morbide linee del corpo, spesso facendo confondere quelle di Greta con quelle di Einer, seminando il fulcro centrale del film: il corpo.

Hooper “sfrutta” la relazione della coppia per mostrare il personaggio di Einer e il suo ruolo, nella prima parte della storia, come gentiluomo. Eppure è chiara fin dall’inizio come in ogni piccola timidezza e gesto di Einer ci sia dietro sua moglie, personaggio ben più protagonista dell’altro. Greta è sfacciata, determinata e forte. È maliziosa ma profondamente innamorata del marito. La loro complicità va oltre ogni limite, e quello che per lei inizia come un gioco presto sarà per Einer l’inizio di qualcosa che ha nascosto per troppo tempo dentro di sé.

 

The Danish Girl

 

Tom Hooper ci lascia sbirciare fino infondo nella vita di Einer e Greta, portando lo spettatore ad una condizione da voyeur, mettendo i personaggi a nudo, in ogni sfumatura dell’espressione.

 La sua visività rende leggermente più deboli i dialoghi e la trama stessa, ma The Danish Girl è quel tipo di pellicola che ha bisogno solo di essere osservata, nella sua più profonda interiorità.

Dalle tele di Greta al suo corpo, fino ad arrivare i primi passi di Einer nelle vesti di Lili. È in questa seconda parte, la quale decolla con la stessa prepotenza con la quale Lili vuole definitivamente squarciare le vesti di Einer, che Hooper da il meglio di sé, un cineasta degno della tela di un pittore, capace di dosare la fotografia, i costumi e la recitazione dei personaggi stessi, immortalati in un epoca dalla quale trasuda l’odore di vernice e di retrò anni ’20.

 

The Danish Girl

 

Lili emerge elegantemente e lentamente, come se fosse la nascita di un cigno, così come il volto di Redmayne viene reso sempre più femmineo e la sua innocenza sensuale trasuda da ogni passo e parola, così come la sofferenza nell’apprendere finalmente di essere nato nel corpo sbagliato.

Un feroce dolore e una trasformazione drastica.

Un feroce dolore e una trasformazione drastica che Hooper riesce a trasmettere in senso raffinato, mai sporco o volgare. Nella trasformazione di Lili, dal suo corpo alla sua mente, passando dal dolore alla colpa, dall’accettazione alla felicità, c’è un perenne senso di sacralità che investe lo spettatore, incapace, finalmente, di poter giudicare scelte così ardue.

La brutalità dei metodi medici che si riversa sulla “follia” di Einer, in un primo momento incapace a gestire questo feroce cambiamento in bilico tra il corpo di un uomo e l’essenza di una donna, riflette ancora oggi la chiusura mentale dei nostri tempi, e Hooper cavalca l’onda di questa ignoranza, creando un film sulla transessualità, passando un fortissimo messaggio senza però scioccare lo spettatore.

 

The Danish Girl

 

Hooper va in sordina, ma nel senso più positivo del termine. Arriva all’animo dello spettatore, facendolo concentrare non tanto su quello che potrebbe essere un trapianto, una “cura artificiale”, quanto sulla trasformazione umana del personaggio. Il risveglio di Lili dal torpore all’interno del corpo di Einer.

Un viaggio in una silenziosa sofferenza alla quale, apparentemente, non c’è rimedio.

Dallo stesso Einer che tenta di placare quell’istinto, fino alla massima sopportazione che esordisce con una magnifica scena in cui il protagonista si sveste sfinito dai suoi vestiti maschili e indossa, nella sua nudità, le vere vesti interiori della donna che è stanca di sottomettersi a un corpo che non gli appartiene.

Nei momenti di privata scoperta e intima sofferenza il personaggio di Eddie Redmayne ha i suoi giusti spazi, ma per il resto della pellicola la sua figura è perennemente seguita dall’ombra della sua co-protagonista, spesso assumendo le redini di figura predominante nella coppia e sullo schermo.

Alicia Vikander si mostra essere ancora una volta una grandissima attrice.

Alicia Vikander si mostra essere ancora una volta, dopo Ex Machina di Alex Garland, una grandissima attrice, in grado di reggere un ruolo che si fa in due. Non è una semplice spalla. Greta è il riflesso di Einer e l’altra faccia di Lili. Moglie e amica fidata, intraprende, con le ovvie difficoltà iniziali, questo viaggio assieme al marito, accompagnandolo giorno dopo giorno nella sua battaglia, fino a quello che è l’ultimo respiro, lo stesso che va a coincidere con quello di una donna finalmente fatta.

 

The Danish Girl

 

Stavolta lo dobbiamo proprio dire, per quanto Redmayne si immortali in una grande interpretazione, la vera protagonista della storia è proprio la Vikander. Il ruolo di una donna, ancora una volta in questo periodo di Oscar, si mostra essere ben più “prepotente” e articolato di quello dell’uomo. E questo lo abbiamo già visto con la splendida Kate Winslet in Steve Jobs di Danny Boyle con Micheal Fassbender.

The Danish Girl è un film sublime e molto sottile. Una pellicola che si materializza sotto gli occhi dello spettatore come se fosse un acquerello, lentamente, mentre i colori scivolano sulla tela. Un colore leggero ma al tempo stesso intenso, esattamente come i sentimenti protagonisti di questa toccante e delicata storia d’amore.

 

The Danish Girl
Un po’ di amaro in bocca la pellicola di Hooper lo lascia.

È come se ci aspettassimo di più; probabilmente di più dalla natura umana che, in un film come questo, è totalmente impossibilitata dal commentare le azioni e le scelte che conducono i protagonisti fino alla fine della loro storia. Eppure è impossibile non riuscire a provare empatia, proprio perché The Danish Girl, in tutte le sue sfumature, è una storia di coraggio e di volontà.

Una storia vecchia come il mondo e che si ripete ancora oggi.

Una storia vecchia come il mondo e che si ripete ancora oggi. Il coraggio e la necessità di essere chi siamo, a prescindere dalla norma, dal giudizio o da un mondo troppo cieco per poter osservare davvero le sue molteplici sfumature.

 

The Danish Girl vi aspetta dal 18 Febbraio in tutte le sale italiane.