Dopo quasi quattro anni, qualcosa sta cambiando nell’universo DC. Devo dire che avevo molto mal digerito il post flashpoint. Tutta la storia del new 52 somigliava ad un reboot for dummies. Poche vere novità annegate in un mare di semplificazioni per appagare, ovviamente, un pubblico più giovane e poco avvezzo alla continuity.
Era un peccato perché la DC degli anni 2000 sotto l’egida guida di Geoff Johns aveva saputo ben reinterpretare dalle fondamenta il multiverso. Tutto quello che era stato riscritto nella Crisi delle Terre Infinite del 1985, e che aveva portato ad una sola terra in cui si svolgeva tutto il pantheon DC, negli anni 2000 aveva portato all’alba di un nuovo multiverso pieno di possibilità e multiple versione degli stessi eroi.
L’universo di Geoff Johns aveva saputo rimettere in gioco Hal Jordan, facendo guadagnare alle Lanterne Verdi un ruolo prominente all’interno del cosmo DC. Era tornato Barry Allen, e tutta l’eredità dei velocisti. L’universo DC era pulsante e vivido e poi all’improvviso era sprofondato nel nulla.
La DC 2010 aveva cancellato tutto. Il multiverso aleggiava senza dare alcun peso alle storia.
La profondità dei personaggi diretti da Johns si era smarrita in un cumulo di storie se non fuori contesto, comunque portanti per una versione light della mitologia DC. La stessa fondazione della Lega della Giustizia, riassemblata senza neppure la cura di mantenere il rooster originale non lasciava spazio a troppe speranza. Le sole serie che meritavano un po’ di interesse erano quelle su cui il nuovo corso non aveva influenzato troppo. Principalmente Batman e Green Lantern. Ma più volte sono andato vicino ad abbandonare tutto deprecando con sommo godimento i new 52.
È stato così per quasi tre anni e mezzo. Solo che, ultimamente, mi sembra che qualcosa di interessante sia tornato a pulsare in casa DC. Sarà un po’ l’annuncio non ufficiale di questa settimana che indicava un reboot molto prossimo. Sarà che l’universo cinematico DC sembra promettere abbastanza. Non tanto per dawn of justice, quanto per la suicide squad.
Sarà perchè ultimamente la DC ha voglia di scommettere su grandi storie e grandi temi. Sto leggendo in questi giorni Multiversity, finalmente rilegato in volume cartonato. Non sono un appassionato di Grant Morrison, ma devo ammettere che il concetto stesso di una forza multidimensionale in caso di operare su crisi (quanto è importante questa parola per l’universo DC), la rende degna di essere vissuta. Per tacere delle splendide illustrazioni che decorano ogni singolo episodio della serie.
Meglio ancora, in contemporanea con gli USA mi sto godendo la Darkseid war, originata sulla testata maestra della Lega della Giustizia. Un Geoff Johns in gran spolvero ci porta in un giro turistico per tutto il multiverso dove due grandi Cattivi si scontrano. Darkseied e l’Anti monitor. La storia è molto ben definita, e per una volta non tutti gli spin-off sono necessari per capire la trama principale, anche se la completano a sufficienza.
Quello che è importante è il ritorno di un cast di serie A.
Da un punto di vista squisitamente iconico, gli eroi che rimpinguano le fila dell’universo DC sono molto più iconici della loro compagine Marvel. E vederli interagire con alcune tra le creazioni più interessanti di Jack Kirby serve a rendere l’impianto narrativo ancora più solido.
Gli eroi DC sono degli archetipi. In altre culture si sarebbe parlato di entità mitologiche, la velocità, l’incapacità di provare paura o quella di incutere terrore, la giustizia in senso lato vivono nei variopinti costumi dei supereroi della silver age. E sono riusciti a sopravvivere a quel periodo oscuro tra anni novanta e duemila che ha portato i comics sull’orlo del baratro. Sono rinati come icone e per quattro anni hanno rischiato di diventare soltanto delle facce sulle scatole di cereali.
Adesso, e non mi importa se per via della nascita di un universo cinematico che scimmiotta quello Marvel, forse si sta cominciano a ripensare in grande.