Succede qualche volta al mese, noi non ce ne accorgiamo, ma sul Sole enormi esplosioni pari a milioni di bombe ad idrogeno lanciano energia nello spazio. Alcune particelle raggiungono velocità vicine a quelle della luce, ma dove trovano l’energia sufficiente?
Le esplosioni solari sono un fenomeno di tale portata che difficilmente possiamo immaginare, anche con esempi pratici. Ogni esplosione corrisponde, secondo la NASA, a milioni di bombe da 100 megatoni.
Si tratta di vere e proprie lingue di fuoco composte da atomi ionizzati, precisamente plasma chiamate emissione di massa coronale. Per capire l’immensità di questi fenomeni la NASA ha creato una comparazione in scala dove la Terra appare come un fagiolo sulla graticola.
Nonostante si tratti di eventi di ampie proporzioni, la maggior parte della particelle viaggia a velocità relativamente “basse”, intorno al milione e mezzo di km per ora.
Ci sono però particelle, non derivanti da CME, che vengono lanciate nello spazio ad una velocità vicina a quella della luce, ma quale fenomeno può avere così tanta energia?
Una nuova teoria sviluppata da alcuni scienziati sembra fornire una possibile spiegazione. Le esplosioni solari avvengono quando c’è una frattura nelle linee del campo magnetico solare. Parte della massa viene lanciata nello spazio con i CME, ma parte viene “sparata” ad alta velocità all’interno del Sole colpendo altre linee magnetiche. Come in un esplosione che si autoalimenta queste particelle acquistano sempre maggior velocità fino a raggiungere velocità vicine a quelle della luce.
Per quanto sia affascinante questo tipo di teorie, il loro studio non è solamente un puro esercizio intellettuali. L’attività turbolenta della nostra stella può influenzare la vita sulla Terra e intaccare, in casi rari, ma non impossibili, la nostra tecnologia. Conoscere e poter prevedere cosa ci riserva quella immensa bomba termonucleare che ci illumina tutti i giorni può aiutarci a comprendere cosa ci aspetta dal nostro futuro e a capire meglio come funzionano le stelle.
Chissà se le sonde solari hanno Instagram, se no beh… dovrebbero!