Puntuale come un orologio rotto, calpestato da un branco di gnu infuriati, lanciato dal novantesimo piano di un palazzo, sparato dai cecchini del Mossad e triturati dai cingoli di un carro armato pilotato da 007, arriva il nuovo episodio della serie tv british più amata del mondo: Sherlock!
Croce e delizia degli amanti della serialità e dei prodotti di qualità, questa discontinua serie tv della BBC che porta i personaggi di Arthur Conan Doyle nel mondo contemporaneo, formata da film tv – solitamente 3 x 90 minuti – ha raccolto consensi e sviluppato un fandom morboso come solo qualcosa di affascinante e geniale sa fare.
Pensare che quando ho iniziato a vederla, Benedict Cumberbatch era solo un attore dal nome ridicolo e la voce profondissima…
Ok, stop. Non voglio sentirmi vecchio ma credetemi, sono uno di quelli che Sherlock lo ha seguito davvero nel corso del tempo, ha goduto e sofferto, ha apprezzato le storie e a volte avrebbe volentieri mangiato la testa ai due creatori Steven Moffat e Mark Gatiss.
Dopo tre stagioni esaltanti, con molti alti e pochi bassi, ma soprattutto con un sadico gusto per il colpo di scena e i misteri irrisolti, ecco che, a distanza di due anni dall’ultimo episodio, ne arriva uno speciale ambientato… nel 1895.
WTF?
L’epoca vittoriana, e non l’Inghilterra dei nostri giorni, è il teatro dell’azione, per un’avventura che non è tratta da nessun racconto o romanzo del papà di Holmes e Watson.
Questo articolo contiene svariati spoiler dell’episodio speciale Sherlock: L’Abominevole Sposa.
L’incontro tra i due personaggi replicato in maniera magistrale, la sigla con immagini storiche di Londra e dei protagonisti “vestiti per l’occasione”… e poi, naturalmente la regia e la ricostruzione degli ambienti: entrambe sopraffine.
Ritmo al fulmicotone, battute brillanti. Tutto è come deve essere, con Cumberbatch e il solito, impagabile Martin Freeman- Dr. John Watson a fargli da spalla e da “autore”, perché qui, sì, non c’è il blog ma dei veri racconti, come nella “reale” fiction canonica.
Mrs. Hudson, l’ispettore Lestrade, il mistero su cui indagare e la sua ricostruzione: spettacolo!
Una gioia per gli occhi e le orecchie, sembra non aver mai lasciato questi personaggi che si stagliano meravigliosamente davanti a noi con un carisma unico, tratteggiato dalla penna dei due autori inglesi.
La stranezza di vedere Molly Hooper in panni maschili (sempre interpretata da Louise Brealey) spiazza un po’, ma vabbè, le stranezze sono di casa con Moffat e Gatiss, no? Doctor Who mica per niente.
Anche l’intraprendente moglie di Watson, Mary (Amanda Abbington), si comporta decisamente in modo spigliato e anticonformista… in un’epoca in cui le donne dovevano conquistarsi tutto, Ma hey, lei è una spia e donna d’azione!
E vogliamo parlare di Mycroft Holmes? Il fratello di Sherlock, vera mente geniale della famiglia, è finalmente rappresentato come vuole la pagina scritta: ciccione.
Lo stesso Gatiss lo interpreta con prostetica esagerata, impegnato in una sfida folle con il fratellino, una scommessa che concerne… il suo probabile infarto.
La strana e inquietante resurrezione di Emelia Rigoletti, che prima prende a colpi di pistola la folla, poi si suicida (sparandosi in bocca, ti ricorda qualcuno?) e poi riappare per freddare il marito a colpi di fucile, è lo spunto che intriga Sherlock e John ma al tempo stesso li mette alla prova: per Holmes i fantasmi NON esistono, ovviamente.
Il tempo passa e la posa sembra mietere altre vittime, finché un marito minacciato – sir Eustace Carmichael – mette in moto le cose con la “protezione non richiesta” del duo di detective. Riusciranno i nostri eroi a fermare l’eterea assassina, e magari incastrare il vero colpevole?
antologia.
Memorabile il dialogo tra Watson e Sherlock, durante la veglia a proposito della sua mancanza di empatia e di attrazione per le donne, dove viene rievocata anche l’unica, la sola, “the woman” Irene Adler (prossimo ripescaggio?).
Se il montaggio sembra qui eccessivamente frammentato e quasi cinematograficamente sgrammaticato, c’è un perché… e si inizia a capire qualcosa che va oltre la “semplice” trama del 1985.
Da qui – questa piccola crepa stilistica – le cose proseguono più strane.
The Abominable Bride – L’Abominevole Sposa è un prodotto sfaccettato e minuzioso che merita un giudizio entusiastico e anche una revisione: non sono però tutte rose & fiori, altrimenti starei ancora festeggiando in una fumeria d’oppio in compagnia dell’assenzio…
Dov’è che la magnifica illusione si inceppa?
Quando Moffat e Gatiss decidono di premere l’acceleratore sulla “continuity” e rendono scoperto il gioco: il viaggio nell’epoca vittoriana non è altro che un trip della mente di Sherlock, infilatosi nel suo “Palazzo Mentale” spinto da un’intuizione e dalla cocaina.
Per carità, niente di inaspettato: in fondo, sperare che lo special fosse del tutto slegato dalla serie principale e non riprendesse nessun discorso in sospeso era un po’ troppo.
Sarebbe stata una scelta radicale, forse un azzardato divertissement, per quanto perfettamente realizzato.
Ma diamine… Sherlock ci arriva col contagocce, meglio non perdere tempo e procedere anche nella trama orizzontale, no?
Questa soluzione narrativa è al tempo stesso una forza e una debolezza, perché se da un lato dona momenti memorabili e regala uno scossone alla storia, dall’altro spezza l’incanto, ingarbuglia i piani girando anche un po’ a vuoto, per poi sprofondare nel fanservice puro con la scatenata apparizione di Jim Moriarty.
Proprio lui, la bestia nera di Sherlock, l’uomo che lo ama tanto da farsi saltare il cervello per dimostrare un punto (e rovinarlo) e poi tornare dall’aldilà… rischia di far cadere il castello di carte costruito fino a lì.
Nonostante la bravura del suo interprete Andrew Scott, che fa il matto senza cadere nella macchietta, questo “redivivo” Moriarty risulta ripetitivo e didascalico, col top che si tocca nella scena delle cascate di Reichenbach e la scenata alla “io sono la tua nemesi, il tuo nemico interiore, il tuo virus…” blablabla capitan ovvio.
Questo porta anche ad un’accelerazione tremenda nella soluzione del caso dell’abominevole sposa, per il quale abbiamo perso ormai gran parte del’interesse, e che infatti arriva in un *puf* via telegramma da Mary.
La moglie di Watson, per conto di Mycroft, ha rintracciato la sinistra minaccia che ha mietuto vittime e creato il fantasma: le suffragette incappucciate!
Ebbene sì: interessante, ma depotenziato, arriva il pippone sulla guerra che gli uomini sono destinati a perdere nei confronti delle donne, sempre più prossime all’emancipazione ma sopratutto alla rivalsa sui torti subiti.
Davvero un plot twist eccellente (le femministe sono già incazzatissime via twitter) che avrebbe meritato maggior spazio e sviluppo, e che invece viene mollato là per riportarci con i piedi per terra (in tutti i sensi), con Sherlock che scende dall’aereo sul quale è stato il tempo di una dose e annuncia che Moriarty è morto e lui sa qual è la sua prossima mossa.
TA DA DA DAAAAAAN
Ci vediamo nel 2017.
La Fabbrica delle Citazioni
Moffat e Gatiss, da bravi letterati nerd quali sono, hanno disseminato The Abominable Bride di citazioni alla produzione letteraria di Conan Doyle.
Ecco quelle che ho individuato, andando a ripescare nei libri (ma non escludo che ce ne siano [molte] altre).
Le parole di Watson che aprono l’episodio (la guerra eccetera), sono praticamente le stesse che ci introducono nel mondo di Sherlock Holmes, nel primo, leggendario romanzo scritto dal suo autore: Uno studio in Rosso (A Study in Scarlet)
La “abominevole sposa” del titolo non è protagonista di un’avventura vera e propria di Holmes, ma un episodio del passato che viene citato dal detective in un racconto (uno dei migliori), The Musgrave Ritual
Il tizio che vende i giornali ha con sè anche le copie dello Strand Magazine, dove Conan Doyle pubblicava le storie di Sherlock Holmes
Sempre il venditore di giornali chiede a Watson se la prossima avventura del duo avrà a che fare con un omicidio, a differenza del “Carbonchio Blu“: guarda caso, quel racconto fu pubblicato nel periodo di Natale sullo Strand… e non contemplava, stranamente, nessun morto ammazzato, ma solo una pietra misteriosa
Sherlock riconosce Mary dal suo profumo; nei racconti il detective spiega infatti che è capace di riconoscere ogni tipo di odore
“Morfina o cocaina?” “Cocaina… soluzione al sette per cento. Vuole provarla?” Lo scambio di battute Watson-Holmes arriva direttamente da Il Segno dei Quattro (The Sign of the Four) dove si palesò la tossicodipendenza “intellettuale” di Sherlock
Il messaggio di Sherlock a Watson, il mitico “Venga appena può – se non può …venga lo stesso” è identico a quello contenuto in L’Avventura dell’Uomo che Camminava a quattro zampe (The Adventure of the Creeping Man)
Quando Mary viene convocata da Mycroft dice a Mrs. Hudson che la chiama “L’Inghilterra”, così come nei libri Sherlock spiega a John che spesso suo fratello rappresenta direttamente… lo Stato
Watson ha una domestica non proprio capace e precisa. Indovina un po’? In diversi racconti Holmes nota dei particolari trasandati nell’amico e arriva alla stessa conclusione
Citazione direttissima invece per i cinque semi di arancio inviati come minaccia a Sir Eustace Carmichael, che arrivano dal racconto (rullo di tamburi) I Cinque Semi D’Arancio (The Five Orange Pips) dove a fare i buontemponi sono i cattivacci del Ku Klux Klan
E non può mancare Moriarty, che riporta fedelmente la battuta della “pistola carica nella tasca della vestaglia” proprio come nell’unica avventura cartacea che lo vede antagonista, L’Ultima Avventura (The Final Problem)
Ok, abbiamo concluso.
Se sei arrivato fino a qui – o hai skippato tutto per vedere quanto è lungo l’articolo – puoi anche vedere il mio video su YouTube con un “sunto” energico del giudizio sull’episodio (se poi ti iscrivi al canale non mi offendo, eh!)
Sherlock: L’Abominevole Sposa sarà nei cinema italiani il 12 e 13 Gennaio prossimi.