Ho comprato un drone

djiphantom3pro

Qualche mese fa ho sentito in un convegno del mio ufficio che presto sarebbe stato importante l’utilizzo dei droni per scopo lavorativo, così mi sono chiesto: “I droni? Che?”

Forse è tanto tempo che ne sento parlare o leggo ovunque di questi droni, di tutte le loro funzioni, dell’evoluzione ormai avanzata della specie e del fatto che stanno per invadere il mercato di massa.

Non sarà ora di fare un incauto acquisto e documentarmi bene su di essi?

Non è che rimango fuori da questa tecnologia e poi me ne pento?

…era giunta l’ora di comprare un drone!

E dove mettiamo la curiosità di poter mettere mano a un oggetto che mi ricordasse la mia cara vecchia Tamiya con cui ormai 25 anni fa stamarravo per tutto il Peep! Insomma, mi sono convinto che, anche se non è proprio il periodo più indicato per fare spese folli, era giunta l’ora di comprare un drone.

 

 

La scelta e l’acquisto

Dopo un consulto con amici nerd e con esperti del settore fotografico, valutati bene i costi ed il mio budget a disposizione, visto che l’interesse primario era quello di fotografie dall’alto in buona risoluzione, la scelta è caduta su un prodotto: il DJI Phantom. L’acquisto è avvenuto online, ignoravo all’epoca che anche le grandi catene potessero avere tal prodotto, ed una serie di coincidenze al momento dell’ordine ha fatto sì che mettessi mano alla fine sul prodotto di punta della casa cinese DJI, il Phantom 3 Professional.

phantom

Quando pochi giorni dopo, il pacco, come tanti altri precedenti, è stato appoggiato dal corriere sul banco del mio ufficio, non avevo ancora compreso che stavo per entrare in un mondo nuovo, da me inesplorato, pieno di tutto quello che adesso andrò a raccontarvi.

 

 

 

Il mondo dei droni

Tolto dalla scatola il DJI Phantom 3 Professional è parso subito piccolino rispetto alle mie aspettative, una scatola da scarpe per darvi l’idea. Dentro all’involucro oltre al quadricottero ho potuto trovare, nell’ordine in cui li ho estratti con mani da chirurgo:

  • il telecomando
  • 8 eliche
  • una batteria
  • un caricabatterie
  • un cavetto USB
  • una serie di attrezzini di ricambio
  • i manuali

Poi sotto a tutto un bigliettino inerme all’apparenza bianco che, come un mago durante un suo gioco di prestigio, adesso Vi chiedo di memorizzare: un bigliettino.

 

inthebox

 

Non voglio certo tediarVi a descrivere le caratteristiche del Phantom 3 Pro, non sono un tecnico e non voglio certo oggi mettermi in questi panni, sono un semplice impiegato alla contabilità con un po’ di passione nella tecnologia, ma prima di proseguire l’articolo mi sembra doveroso elencare i segni distintivi di questo gioiellino cinese della DJI:

 

Drone

  • Peso (con batterie ed eliche) 1280 g
  • Massima velocità di ascesa: 5 m/s (18 km/h)
  • Massima velocità lineare: 16 m/s (57 km/h) – più veloce del mio Ciao!
  • Massima altitudine: 6000 m
  • Massima distanza dal radiocomando: 2000m
  • Temperatura di lavoro: 0°C – 40°C
  • Durata batteria volo: 18 minuti circa

 

 

Fotocamera

  • Sensore: Sony EXMOR 1/2.3” Effective pixels: 12.4 M (total pixels: 12.76 M)
  • Lenti: FOV 94° 20 mm (35 mm format equivalent) f/2.8, focus at ∞
  • Massima larghezza foto: 4000 x 3000
  • Video Recording: UHD: 4096x2160p 24/25, 3840x2160p 24/25/30 – FHD: 1920x1080p 24/25/30/48/50/60 – HD: 1280x720p 24/25/30/48/50/60
  • Gimbal (giunto tra fotocamera e drone)
  • Copertura assi verticali da -90° (guardi il terreno perpendicolare) a +30° (guardi in alto il cielo dal cielo)
  • Stabilizzatore a 3 assi (pitch, roll, yaw) e Vision Positioning System (per farlo funzionare anche in interni)
  • Funzioni aggiuntive introdotte due giorni dopo il mio acquisto con il Firmware 1.4:
  • Course Lock: scegli la direzione dove andare e lui rimane fermo su quel percorso muovendo solo lateralmente la telecamera (ottimo per riprese da professionisti)
  • Home Lock: scegli un punto e fissa lì la tua posizione del drone
  • Point of Interest: il tuo drone volerà in cerchio automaticamente sulla posizione data con il raggio che più preferisci (emozionante e bellissimo da vedere)
  • Waypoints: fissa i punti di un percorso con il GPS ed il drone ripeterà tale percorso da solo senza dover toccare i comandi (ancora da settare bene questa opzione ma permette bellissimi scenari)
  • Follow Me: il drone seguirà il felice possessore dello smartphone collegato al radiocomando (anche questa opzione ha qualche piccolo bug sui telefoni in mio possesso, ma quando ha funzionato è realmente come avere un palloncino invisibile per le mani).

 

 

 

I primi voli e le prime situazioni

Montate le eliche, staccato tutti i supporti, caricate tutte le batterie, scaricata sul cellulare l’app apposita DJI GO, collegato il cellulare al radiocomando: ENGINE ON!

 

 

Che grande soddisfazione vedere quelle eliche iniziare a muoversi e da appoggiato a terra vedere sul mio smartphone l’immagine dell’erba e della terra su cui era inerme, ma l’orgasmo puro è stato quando ho premuto in alto la levetta del radiocomando e il piccolo Phantom con le sue lucine rosse e verdi lampeggianti ha preso il volo! Meraviglioso guardare dentro al telefono la mia casa ed il mio giardino diventare piccola e la terra prendere forma sferica.

Non vi so descrivere l’ebrezza di tutto questo!

E poi dopo qualche minuto di conferma iniziare a guidare il drone tramite GPS, vedere quello che lui vedeva da lassù come mai avevo visto in vita mia, registrare video, scattare una foto, andare a vedere l’altra mia casa poco distante, notare quanto anche il vento, che si era alzato forte e prepotente sopra gli alberi, lo rendesse lo stesso stabile e fermo come non mai in cielo.

Ero a 50 metri di altezza da terra, era fantastico, un solo piccolo rumore come di uno sciame di vespe inferocito si sentiva in lontananza in aria. E proprio grazie a questo piccolo rumore, il mio vicino di casa, alias cugino, dopo una decina di minuti fece capolino dietro di me dicendo:

…ma quello cos’è un drone? Osta osta, fammi vedere!

La notte credo perfino che sognai di volare ed il giorno dopo non vedevo l’ora di tornare a casa da lavoro per fare il mio secondo volo, questa volta un po’ più lontano, questa volta magari un po’ più in alto. Fu lì che lo portai su a 70 metri sopra il mio campo di uva, fu lì che feci una foto di casa mia da lontano con tutte le terre attorno ed un sole serale perfetto, la scaricai e la pubblicai sul mio Facebook. Tra i commenti stupiti ed i complimenti per la bellezza dello scatto ne trovai anche un paio che mi apparvero strani, li ricordo erano tipo:

Spione!

Oh, può vedere persone sospette?

Li ha gli infrarossi?

 

La notte oltre al volo sognai anche qualche dubbio:

…ma siamo sicuri di potere fare quello che voglio con quell’oggetto?

Non è che ci sono dei regolamenti a cui dover sottostare?

 

…se fa qualche danno in giro, chi li paga?

Le domande mi parevano lecite, anche perché in verità il drone è sicuro, certo torna a casa tramite un percorso predeterminato se perde il contatto radio (e vi assicuro che la Vostra gola rimane secca fino a che non lo vedete), ma se per incidente cade? Quasi due chiletti di drone sulla testa non credo siano consigliati dal medico, ma anche se fa qualche danno in giro, chi li paga? Butti via il telecomando e sparisci alla Fantozzi?

 

Il mio documentarmi sui droni iniziava quel terzo giorno.

 

Non è come comprare un pallone ed al massimo rompi qualche vetro del vicino!

Lo avevo comprato come hobby, per fare due foto ed un filmato dall’alto, ma questo stava decisamente sfuggendo di mano, l’uso del drone non era un passatempo libero e senza responsabilità a quanto pareva. Non è come comprare un pallone ed al massimo rompi qualche vetro del vicino!

 

 

 

Il Bigliettino Bianco

Il quarto giorno, al ritorno dal lavoro ero convinto di cosa dovevo fare, avevo studiato il percorso di volo durante le pause in ufficio: sarei volato sopra un paesino vicino, avrei scattato qualche foto da 40 metri, altezza giusta per evitare i tralici dell’alta tensione e l’avrei mandata ad un amico per farci una risata sopra dicendo che lo stavo spiando. Ma, mentre stavo scaricando i video del Phantom 3 in chiavetta, notai ancora quel bigliettino bianco sbucare dalla scatola del piccolo DJI. Lo guardai e poi lo girai: era un biglietto di pubblicità di una rivista Dronezine per l’esattezza e recitava le parole:

Divertiti in modo Responsabile!

ed altro in piccolo:

I droni non sono giocattoli, il loro uso è regolato dalla legge ed in particolare dal regolamento ENAC sui velivoli a pilotaggio remoto.

Era giunto il tempo di documentarmi su tutto questo splendido nuovo mondo, avevo trovato un accesso.

 

 

La normativa ENAC

 

Volare per hobby non è la stessa cosa che volare per lavoro.

Questo è il primo dogma che ho imparato venendo a contatto con i regolamenti. Ma, quando si parla di droni nonostante l’oggetto sia lo stesso comune per la realtà normativa esistono due droni diversi: l’aeromodello per hobby ed il SAPR (Sistema aeromobile a pilotaggio remoto) per il lavoro, la ricerca o qualsiasi altro servizio a pagamento. In pratica, se mi faccio pagare, con il telecomando guido un aeromobile e se mi voglio guardare la grondaia di casa per vedere cosa perde sul mio tetto guido un aeromodello, anche se in verità sono lo stesso Phantom. Per la normativa attuale infatti è l’uso che noi facciamo del drone che ne qualifica i requisiti e di conseguenza i diritti e doveri.

Tutto ciò è opinabile ammetto, tutto ciò è fortemente ambiguo.

 

Chi oggi come oggi usa lo stesso mio Phantom 3 per lavoro oltre ad aver speso i soldi per il drone, deve fare:

  1. attestato di pilota (patentino)
  2. visita medica aeronautica
  3. essere certificato come operatore SAPR

Sossoldi! Ma poi beffa delle beffe, lo stesso operatore per lavoro nel corso del 2016 dovrà convertire lo stesso patentino ed adeguarlo alla nuova normativa ENAC, pagando presumibilmente altri soldi.

 

E chi non lo fa per lavoro, ma è un semplice hobbysta come me cosa può fare?

 

Paradossalmente niente seguendo alla lettera la normativa ENAC, ma in questo caso subentra l’attività di aeromodellista che è regolamentata in Italia dall’Aeroclub Italia e non da ENAC. Gli aeromodellisti, senza nessun titolo come me, possono volare non solo nei campi di volo, ma in qualsiasi luogo adatto non popolato e lontano abbastanza da edifici o infrastrutture, possono volare solo di giorno, con aeromodello a vista in un raggio di 200 metri dal radiocomando e sotto i 70 metri di altezza, solo con motori di piccola tipologia (qui subentrano il peso e la spinta dei motori, il Phantom è comunque tra questi). Chi desidera volare da hobbysta con un aeromodello per altezze superiori fino a 150 metri restando sempre con la guida a vista quindi attorno ai 200 metri di raggio, necessita dell’attestato di aeromodellista rilasciato da Aeroclub d’Italia e lo può fare sempre e comunque di giorno.

Oltre i 200 metri di raggio e fino a 500 metri di raggio, sempre a vista, si fa riferimento al patentino ENAC ed alla guida “per lavoro” di un SAPR e non si parla più di aeromodellismo, ma di aeromobile. Ultimo e direi quasi scontato: non si può volare con nessun drone nelle cosidette no-fly-zone e vicino ad aeroporti per 5 km, come è d’obbligo dare sempre la precedenza a tutto il traffico aereo.

Inutile dire quanto tutte queste tre distinzioni non siano propriamente al passo con i tempi, il Phantom 3 copre una distanza lineare di circa 1 km e mezzo senza problema alcuno, chiaramente non è visibile e chiaramente è in queste distanze che le proprietà del drone diventano reali, nelle distanze della normativa sembra che si paragoni questo drone (e tutta la sua tecnologia GPS) ad un Gig Nikko Cessna degli anni ’90.

Ed il paragone purtroppo non regge più il periodo storico, ma certo ne aumenta la sicurezza generale.

 

Come espresso nelle ultime note dell’ENAC si dovrebbe tendere in futuro a dover registrare e monitorare real-time ogni drone per scopi di sicurezza:

Il crescente utilizzo degli aeromobili a pilotaggio remoto sta portando il mondo dell’aviazione ad affrontare problematiche fino a questo momento inesplorate. Attualmente esistono pochi dati attendibili sulla affidabilità dei SAPR e sulle problematiche relative al loro esercizio, tra cui inconvenienti ed incidenti. Inoltre si sta manifestando sempre più la necessità di una facile identificazione dei SAPR da parte di soggetti terzi, in modo da agevolare un controllo real-time o differito di eventuali abusi da parte di operatori autorizzati o non autorizzati.

Nota ENAC del 7 Ottobre 2015

 

Posso esprimere un mio parere e sinceramente questa tipologia di soluzione mi sembra più ricordare quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento. I droni a basso costo sono una realtà, o ne fermi la diffusione immediatamente, oppure non puoi pensare un domani di dover mettere sopra ognuno di essi una targhetta identificativa come ad un motorino! È una via impraticabile, se non con l’utilizzo delle aziende che commercializzano già il prodotto tramite numero di matricola. Negli USA da poche settimane si sta parlando di registrare il proprio drone in un sito governativo ed ammetto che potrebbe essere una soluzione anche se, a parer mio, con questo sistema fermi il ragazzetto ma non certo il malintenzionato reale.

Per poi non parlare delle “noflyzone”, non esiste in Italia una mappa su un sito di libero accesso che sia consultabile da tutti, ma bisogna fare riferimento ai documenti RAIT (acronimo di Regole dell’Aria Italia) che presumibilmente pochi conoscono e che non sono certamente facili da spiegare a chi riceve un drone per Natale, quando con una semplice mappa rielaborata si può aumentare la sicurezza generale. (In questo caso magari fare un corso di base può aiutare, ma quanti lo faranno? E quanti a quel corso saranno attenti e prenderanno appunti?)

Ci sarebbe poi anche un regolamento europeo EASA entrato da poco di soppiatto da sotto quello nazionale, ma rimando ad altri articoli specializzati per approfondirne i contenuti, come rimando ad altri per quel che riguarda le pene specifiche per chi non rispetta i regolamenti ENAC ed il codice della navigazione.

 

 

Privacy

Il Phantom 3 e quasi tutti i droni similari montano telecamere più o meno definite e come sempre sorge il dubbio:

ma non stai ledendo la privacy delle persone?

molti di quelli che hanno chiacchierato con me, dopo aver visto il drone in giro hanno detto che non era giusto e che avrei potuto mettere su internet video dei loro garage abusivi dietro casa.

La privacy in Italia è spesso un concetto astratto, molti di quelli che hanno chiacchierato con me dopo aver visto il drone in giro hanno detto che non era giusto e che avrei potuto mettere su internet video dei loro garage abusivi dietro casa. Ora Signori, io non è che voglio dire nulla, ma se guardate su Google maps e su streetview i vostri capannetti sono visibili da almeno 7 anni e quindi potete dormire sonni tranquilli fino al passaggio del prossimo elicottero del catasto. Battute a parte, la normativa indica chiaramente che un aeromodello che è dotato di telecamera non è automaticamente un SAPR e sarà cura di chi guida l’aeromodello specificare che stava usando la telecamera per divertimento, senza scopo di lucro o lavoro e con l’intento di non divulgare il materiale con fini commerciali o di sorveglianza.

da 40-50 metri di altezza la privacy è impossibile lederla con un drone

Anche questa parte è decisamente contrastante, da 40-50 metri di altezza la privacy è impossibile lederla con un drone, come reputo che sia corretto fare delle distinzioni e non dover ammettere l’onere della prova di chi comanda il drone onde evitare che le questioni poi vadano sistemate davanti ad un giudice. Stesso vale per il discorso sorveglianza, ma questo lo affronterò in un prossimo paragrafo. Insomma, se io metto su Youtube una svolazzata sopra una carraia del mio campo ed in quella carraia si intravede una coppia clandestina appartata in macchina, dobbiamo proprio entrare così nello specifico?

 

 

L’assicurazione, i professionisti e la gente comune

Il mondo dei droni fino adesso mi ha insegnato inoltre tre cose:

  1. L’Assicurazione, assolutamente consigliata da fare, ce ne sono davvero parecchie in giro per hobbysti, con massimali fino a 3 milioni e con premi annui davvero bassi (40 € circa). Personalmente ho fatto quella legata alla FIAM, acronimo di Federazione Italiana Aero Modellismo, essendo iscritto a DroneEzine come Socio, ma ne esistono anche altre in commercio con massimali più alti o più bassi e premi congrui anche per professionisti di droni da lavoro. L’assicurazione non è obbligatoria, ma credo che un poco di buon senso e di tutela nel caso di flyaway (perdita di controllo) o di incidenti meccanici sia il minimo; perché il drone è in realtà, anche se guidato a vista, come un martello senza manico quando viene giù. Segnalo in particolare che le assicurazioni normali omnicomprensive (quella familiare ad esempio) non coprono mai i danni causati da droni.
  2. La seconda cosa che ho imparato è che i professionisti dei droni sono una categoria di persone del tutto particolare e va trattata con i guanti dagli hobbysti come me. I professionisti, coloro che ci lavorano con i droni, forse per il caos sulle normative, forse per i soldi che hanno speso per fare un lavoro innovativo, forse perché vedono nell’aeromodellista un potenziale concorrente gratuito alla loro attività e forse perché gli hanno dato pure l’obbligo di indossare un abominevole giubbottino catarifrangente, sono molto molto arrabbiati e ogni volta sono pronti a puntare le dita dicendo che “non puoi e che non devi”.
  3. La terza e ultima impressione che ho avuto è la reazione delle persone comuni: chi è estasiato dal drone (e lo capisco), chi lo guarda con disprezzo, chi ne ha paura per svariati motivi dalla privacy al “e se cade”, chi si vorrebbe difendere e vorrebbe abbatterlo “ci spiano anche dal cielo adesso, sono ladri o sono i nostri governanti”, chi lo attacca (alcuni animali come i gatti spesso cercano di assaltarlo in fase di atterraggio), ma quelli che davvero non sopporto sono i Dredd di internet che appena pubblichi una foto qualsiasi fatta a 50 cm di altezza da terra iniziano a commentare con “non si può fotografare lì e qui” o “il drone è illegale“.

Credo che se la foto merita, potete anche gustarVi il panorama o lasciare perdere il mondo dei droni, che sicuramente non conoscete. È giunta l’ora a parer mio di smontare l’immagine comune del “drone cattivo” e di iniziarlo a vederlo per quello che è: un sistema tecnologico di volo a scopo di divertimento o di lavoro.

Nulla più.

 

 

Gli utilizzi futuri

Il Phantom 3 Standard per iniziare è un drone che ha un costo più basso di uno smartphone di punta ormai, la tecnologia su questi aeromodelli è avanzata ed ormai pronta per essere sdoganata sul mercato di massa e questo comporta sicuramente una problematica di regolamenti non al passo con i tempi e le tempistiche.

immaginate la gestione dei terreni agricoli fatta non più dall’operaio agricolo ma dal GPS che guida in automatico i trattori

Immaginate un mondo dove ognuno di noi possa avere il suo drone personale; immaginate, e sono ormai realtà, i servizi dei droni sperimentali da trasporto di Amazon in alcune cittadine americane (compra subito su internet, parte il drone dalla fabbrica, 30 minuti ed è in giardino); immaginate un utilizzo dei droni per la sorveglianza delle nostre case dove ogni mezz’ora decolla e fa un giro di pattuglia; immaginate la gestione dei terreni agricoli fatta non più dall’operaio agricolo ma dal GPS che guida in automatico i trattori (Interstellar anyone? NdCode2); immaginate la scoperta dell’uso anche in verticale dei nostri spazi che ora conosciamo solo in orizzontale. Adesso come adesso forse la limitazione più grande dei droni è quella delle batterie, ma una volta risolta, magari introducendo un sistema di ricarica on the fly, si potranno aprire confini nuovi per tutti. E questo nuovo mondo non va osteggiato!

 

 

Dubbi e Perplessità

Le questioni principali riguardano certamente le normative, ma anche l’utilizzo del drone da parte del pilota.

Il cielo è di tutti ed a parer mio bisogna normarlo senza proibirne l’accesso

La parte normativa va chiarita ed a parere mio resa più snella, in particolare su alcune limitazioni, senza dover per forza andare a dare degli obblighi classisti di patenti e metri reali, ma attenendosi a quelli che sono i cambi di una tecnologia sempre più veloce e performante. Il cielo è di tutti ed a parer mio bisogna normarlo senza proibirne l’accesso e dando chiarezza sulle norme o sulle regole da perseguire.

i droni non sono giocattolini, possono essere purtroppo pericolosi in certe situazioni

Ultima questione riguarda invece l’uso di massa dei droni, è di qualche mese fa la notizia del drone caduto agli US Open durante una partita della nostra tennista Pennetta che tanto ha fatto scalpore negli Stati Uniti. Certo questi casi potrebbero accadere, i droni non sono giocattolini, possono essere purtroppo pericolosi in certe situazioni e qui veramente sta al buon senso delle persone di rispettare le primarie regole di lontananza da esseri umani o di volo corretto in luoghi specifici. E bisogna certamente iniziare a non gridare subito allo scandalo quando capiterà qualcosa per un drone, in fondo alla guida della mia macchina ci sono io e se scelgo di andare ai 180 km/h nella nebbia di notte contromano, so che posso fare del male e farmi male. La consapevolezza di ciò che si sta facendo è sempre la prima regola nella vita.

Volare con il buon senso e volare in sicurezza è importante, sia in uso hobbystico che in uso professionale. Cercare di valutare tutte le componenti ambientali prima e di evitare di “spingere l’acceleratore a tavoletta” è segno di consapevolezza. Sperando che non siano mai i molti a pagare per i pochi stolti che sono sicuro presto inizieranno a fare guai in giro.
Se tutti quanti cominciamo a rispettare le piccole precauzioni allora potremo finalmente goderci i nostri droni ed evitare polemiche o normative ancora più pesanti per limitarne gli usi.

 

 

Qualche breve consiglio

Dopo un paio di mesi dall’acquisto ormai mi sento anche di dare qualche breve consiglio a chiunque voglia provare il Phantom:

  • Controllare prima di avviare il volo che tutto sia a posto sul drone;
  • Farsi già prima di decollare un programma di cosa si vuole fare e del tragitto che si vuole intraprendere;
  • Valutare tutti i rischi presenti nel percorso, i più semplici da individuare sono: pali della luce/telefono, capannoni, centraline telefoniche, alberi;
  • Valutare gli eventuali ostacoli al segnale radio: i muri ad esempio sono mostruosamente influenti, come anche il vento forte;
  • Alzarsi sempre a circa 30-40 metri da terra, non stare troppo vicini alla fauna;
  • La batteria è la vostra nemica, la batteria finisce in fretta e voi dovete essere pronti a questo, tenetela sott’occhio ogni istante del volo;
  • Attenzione agli atterraggi ed alle partenze, valutate sempre il terreno dove siete;
  • Controllate ogni volta dopo essere partiti le impostazioni automatiche per il ritorno o la guida senza radiocomando.

 

Per finire, documentatevi sulle normative in evoluzione, quello che ho cercato di spiegare qua è solo la punta dell’iceberg dei droni, in più come premesso: non sono certo un esperto del settore e per fare un esempio di quanto la materia sia ampia, la settimana scorsa sono andato a fare due voli in spiaggia sul litorale romagnolo; per farla breve ho imparato poi solo il giorno dopo che mi è andata bene: secondo il regolamento ENAC, nelle nostre spiagge vige il divieto assoluto di sorvolo entro 100 metri dalla linea di costa in entrambi i lati, ma dal 1 Giugno al 30 Settembre compresi…

 

Di seguito potete vedere i risultati ottenuti dopo alcuni giorni di studio, prove e test.

Buon Volo (responsabile e consapevole) a Tutti!

 

 

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