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La discussa funzione dell’orgasmo femminile

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La sessualità è stata a lungo considerata un argomento tabù anche per la scienza e per la ricerca medica. Gli studi in materia sono infatti relativamente recenti, ma proprio per questo motivo ci offrono un esempio perfetto di come funziona il dibattito all’interno della comunità scientifica moderna.

La scienza è un gioco bellissimo. E come tutti i giochi, ha delle regole. Chi vuole partecipare deve quindi essere pronto a rispettarle.

Questo significa che chiunque abbia un’idea, una teoria, un pensiero, un’ipotesi, eccetera, possa proporla all’intera comunità scientifica, a patto però che rispetti (almeno) 3 regole: deve essere rivedibile (nuovi dati possono modificare o eliminare una teoria, anche millenaria), replicabile (tutti possono testare quella teoria, ottenendo gli stessi risultati) e pubblica (tutti devono avere accesso a quella conoscenza).

Gli studi sulla funzione dell’orgasmo femminile sono un tema che perfettamente si inserisce in questo contesto di conoscenza dibattuta e costruita all’interno di una comunità globale in continua crescita. È un case study estremamente interessante, epistemologicamente parlando.

 

Il tabù del sesso

Nel 1730 Linneo scrisse un trattato di botanica nel quale anticipa alcuni dei concetti poi meglio espressi, 5 anni più tardi, nel suo Systema Naturae (la sua opera più famosa, dove propone un nuovo metodo di classificazione degli organismi viventi e sul quale si basa la moderna classificazione scientifica degli organismi). Nel testo si faceva però diretto riferimento agli organi riproduttivi e al sistema sessuale delle piante, e proprio a causa di questo linguaggio considerato immorale per l’epoca, fu condannato per “sospetto di libertinismo”.

Nel 1730 Linneo venne condannato per “sospetto di libertinismo” avendo parlato esplicitamente di “organi riproduttivi” e “sistema sessuale” delle piante.

Non sorprende quindi che i primi studi scientifici in campo sessuale siano partiti solo in epoche più recenti. In particolare la seconda metà dell’800 ha visto nascere alcuni dei pionieri della sessuologia moderna, come Havelock Ellis, Richard von Krafft-Ebing e Karl Heinrich Ulrichs. Inoltre non è da sottovalutare l’influenza di Sigmund Freud, il cui pensiero ha condizionato per anni tutta la comunità scientifica.

 

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Il pistillo è l’elemento femminile del fiore e contiene l’ovario. Gli organi più piccoli alla base del pistillo sono gli stami, ossia l’elemento maschile contenente il polline.

 

 

Diversi tipi di orgasmi?

Se provate a googlare la definizione di “orgasmo”, potrete imbattervi nelle più disparate e pittoresche descrizioni, in particolare se finite su community popolate da giovani ragazzi/e che fanno domande a loro coetanei. Attenendoci però al campo medico, l’orgasmo (sia maschile, sia femminile) è definito come quel fenomeno caratterizzato essenzialmente da due fattori:

  • Contrazioni muscolari nella zona pelvica
  • Parziale perdita dello stato di coscienza

Tutto qui. Non serve altro. Capita però spesso di sentir parlare di due differenti tipi di orgasmo femminile, mentre di un solo tipo di orgasmo maschile. La distinzione di orgasmo in vaginale e clitorideo la si deve in gran parte a Sigmund Freud. Senza nulla togliere al fondatore della psicanalisi, è però necessario precisare che molte delle asserzioni che il neurologo austriaco fece nei suoi testi, siano state ora ampiamente ridimensionate.

I sessuologi americani William Masters e Virginia Johnson descrissero accuratamente, negli anni ’60, molti dei processi fisiologici legati alla sessualità umana. A loro si deve infatti la moderna concezione di orgasmo, con tanto di smentita delle teorie freudiane. Ovviamente, per poter affermare che esiste un solo tipo di orgasmo e non due, Masters e Johnson portarono a supporto della loro tesi studi approfonditi sul caso (si calcolano un totale, nel corso degli anni, di oltre diecimila atti sessuali analizzati, compiuti da circa 700 volontari).

E proprio perché la comunità scientifica ha le tre caratteristiche indicate prima, che una coppia americana di sessuologi può mettere in dubbio le teorie di un pilastro della scienza moderna come Freud. E lo può fare solamente con i dati in mano: dati pubblici, replicabili e rivedibili in ogni momento.

Masters e Johnson descrissero la presenza di un solo tipo di orgasmo, derivato dalla stimolazione meccanica della clitoride.

Ciò che Masters e Johnson descrissero infatti è la presenza di un solo tipo di orgasmo, derivato dalla stimolazione meccanica della clitoride. A livello embrionale infatti, lo sviluppo del pene e della clitoride hanno la medesima origine. Esiste una completa simmetria tra gli organi dell’apparato maschile e quello femminile, che si dispongono poi anatomicamente in modo differente con il completamento dello sviluppo del feto.

La clitoride presenta, come il pene, due corpi cavernosi che una volta uniti, formano un organo unico di forma cilindrica, alla cui estremità è presente un glande, sormontato da un prepuzio clitorideo. Il glande clitorideo è una zona fortemente vascolarizzata e riccamente innervata (così come lo è il glande penieno) ed è il principiale responsabile dell’orgasmo femminile.

L’eccitazione sessuale a livello psicologico offre fattori aggiuntivi in grado di amplificare o facilitare le sensazioni legate all’orgasmo. L’impulso, di per sé, ha però un’origine prettamente meccanica, ma il cervello può fungere da cassa di risonanza.

Anatomia della clitoride. Le similitudini con l’apparato genitale maschile sono molto evidenti, in particolare per quanto riguarda i cropi cavernosi e il glande clitorideo.

 

 

Funzione dell’orgasmo

L’approccio della scienza allo studio del mondo naturale prevede quasi sempre una fase iniziale di tipo descrittivo. Lo scienziato cerca infatti di descrivere ciò che osserva, riportando le caratteristiche fenomenologiche nel modo il più oggettivo possibile. A questa fase segue tipicamente una fase cognitiva – deduttiva, dove si cerca una spiegazione logica e razionale al fenomeno, e (preferibilmente) che sia in accordo con ciò che fino a ora è già stato studiato e descritto in letteratura (ossia in altri testi scientifici).

 

L’approccio della scienza allo studio del mondo naturale prevede quasi sempre una fase iniziale di tipo descrittivo.

Nel caso in cui i nuovi dati non siano in accordo con ciò che già si era descritto, lo scienziato è pronto a rivedere anche tutti gli studi precedenti e, nel caso in cui sia necessario, smentirli di fronte a una nuova evidenza.

 

 

 

Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.

Albert Einstein, lettera a Max Born, 4 dicembre 1926

 

Alfred Kinsey fu uno zoologo e sessuologo statunitense. Avendo lavorato per anni come entomologo, Kinsey pensò (probabilmente per deformazione professionale) che fosse necessario catalogare ed etichettare scientificamente ogni tipo di comportamento all’interno della sfera sentimentale e sessuale. A lui si deve infatti la prima indagine statisticamente valida nell’ambito del comportamento sessuale umano. Un totale di 18.000 interviste formanono le materie prime per il famoso “rapporto Kinsey“: due volumi intitolati l’uno “Il comportamento sessuale dell’uomo” (1948) e l’altro “Il comportamento sessuale della donna” (1953).

 

Un totale di 18.000 interviste formanono le materie prime per il famoso “rapporto Kinsey

Nei suoi scritti, Kinsey dedica ampio spazio anche all’orgasmo. La fase descrittiva sopra citata è però molto indiretta. Tutti i dati che Kinsey elabora nei suoi testi, sono frutto di interviste sottoposte a volontari che accettano volontariamente di raccontare la propria sfera più intima e personale allo scienziato americano.

 

Oltre al diverso valore che maschi e femmine tendono a dare all’atto sessuale di per sé, ciò che colpì Kinsey, fu la possibile diversa funzione che doveva avere l’orgasmo femminile rispetto a quello maschile. Se la funzione delle contrazioni muscolari che accompagnano l’orgasmo maschile era chiara (espulsione dello sperma attraverso l’uretra), rimanevano alcuni dubbi per l’equivalente contrazione muscolare femminile.

In seguito alle interviste, Kinsey e il suo team elaborarono una tesi secondo la quale l’orgasmo femminile avesse una particolare funzione di risucchio dello sperma.

 

Kinsey e il suo team elaborarono una tesi secondo la quale l’orgasmo femminile avesse una particolare funzione di risucchio dello sperma

La teoria (di tipo prettamente speculativo) sembrava accettabile: offriva infatti una spiegazione compatibile con le conoscenze già presenti in letteratura (funzione dello sperma, evoluzione dei meccanismi riproduttivi, interconnessione tra tasso di fertilità e motilità degli spermatozoi, presenza di contrazioni di tipo muscolare durante la fase orgasmica, eccetera).

 

Accadde però che, qualche anno dopo, sempre Masters e Johnson, decisero di confutare anche questa teoria, e lo fecero con un esperimento molto particolare che passò alla storia della ricerca in campo medico.

 

Innanzitutto prepararono dello sperma artificiale: un liquido a base acquosa contenente piccole dosi di farina, al fine di ottenere la corretta consistenza albuminosa. A questo composto aggiunsero poi una sostanza radio-opaca (ossia visibile ai raggi X). Attraverso un sistema molto simile al diaframma anticoncezionale (una semisfera cava in gomma, normalmente riempita di spermicida) inserirono lo sperma artificiale all’interno delle vagine di 5 volontarie che si concessero, gentilmente, alla scienza. Dopodiché fu chiesto alle donne di masturbarsi fino a raggiungere l’orgasmo, mentre il tutto veniva osservato attraverso un radio schermo. Lo sperma artificiale radioattivo poteva quindi essere osservato durante le contrazioni muscolari dovute all’orgasmo, verificando o smentendo la teoria del risucchio della scuola Kinseniana.

 

Risultato? Zero risucchio. In tutte e 5 le donne, lo sperma artificiale se ne stava lì dov’era, nonostante l’orgasmo.

 

Trascurando l’eccesso di facilità con cui negli anni ‘60 si somministravano sostanze radioattive, il concetto che sta alla base di questo esperimento è tanto semplice quanto efficace. Masters e Johnson hanno dimostrato che la teoria di Kinsey non era perfetta. E questo è stato possibile perché, in quanto teoria scientifica, era pubblica, controllabile e rivedibile.

 

Virginia Johnson e William Masters, interpretati rispettivamente da Lizzy Caplan e Michael Sheen nella serie TV “Masters of Sex”.

 

 

La posizione moderna

La psicologia, ma in particolare tutte le neuroscienze, stanno fornendo alla comunità scientifica una chiave di lettura del tutto nuova e molto promettente. Recentemente sono state avanzate nuove ipotesi riguardo la funzione di questo fenomeno. Quella dal mio punto di vista più interessante spiega l’orgasmo femminile come un meccanismo utile alla donna non tanto per lei quanto per il proprio partner.

Componente essenziale nelle logiche di potere che prendono vita durante l’amplesso è l’aspetto valoriale che contraddistingue l’uomo rispetto alla donna. La capacità del maschio di far provare piacere alla propria partner, mette in moto una serie di meccanismi psicologici a livello inconscio tali per cui aumentano le sensazioni di valore, potere e autostima. Un uomo che avrà provato tali sensazioni, sarà quindi portato a ripetere l’atto con quella stessa donna. E in questo modo la donna ha un’efficace strategia per tenere a sé il partner.

Dal punto di vista evolutivo, vista la somiglianza dei genitali maschili e femminili, soprattutto a livello embrionale, potrebbe esserci un legame più profondo di tipo fisiologico. L’orgasmo ha, nel maschio, una funzione precisa: le contrazioni muscolari sono essenziali per l’eiaculazione. Nella donna potrebbe essersi mantenuta la contrazione muscolare per via dell’origine simile dei tessuti.

 

Riflessioni epistemologiche

La cosa più interessante di questo dibattito è che tutto ciò è possibile perché la comunità scientifica gioca rispettando sempre le tre regole citate a inizio articolo. Non ne basta una su tre, e nemmeno i 2/3. Devono essere presenti tutte e tre.

Applicando semplicemente queste tre regole, così come hanno fatto Masters e Johnson, saremmo in grado di discriminare in poco tempo ipotesi con una validità scientifica dalle pseudoscienze.

Applicando queste tre semplici regole non avremmo avuto alcun caso stamina.

Chi decide di giocare a questo bellissimo gioco chiamato scienza, deve rispettare queste semplici regole, e aspettarsi che di fronte a nuovi dati e nuove evidenze, la sua teoria potrà essere in ogni momento confutata.

 

Il vero scienziato, per quanto “creda” con forza all’evoluzione, sa esattamente che cosa gli farebbe cambiare idea: prove contrarie. Come rispose J. B. S. Haldane quando gli chiesero che cosa avrebbe potuto smentire l’evoluzione: «Conigli fossili nel Precambriano»

Richard Dawkins, L’illusione di Dio, 2006

 

La scienza non offre verità con la “V” maiuscola. Quella è una prerogativa che spetta alle religioni o alle filosofie mistico – trascendenti. La scienza, molto più umilmente, cerca di dare una spiegazione che sia il più possibile logica e razionale, inserita nel complesso storico e culturale in cui viviamo. Offre una spiegazione, a patto che questa sia pubblica, replicabile e rivedibile in ogni momento. E se si decide di giocare su questo campo da gioco, bisogna ricordarsi di rispettare queste regole.

 

Per correttezza devo indicare che questo articolo è stato scritto precedentemente su un altro blog per il quale scrivo regolarmente (Bio-Love.it) e che tratta principalmente di biologia. Qui potete trovare l’articolo originale, ma mi sembra in ogni caso doveroso citare qualche fonte. Il testo in realtà riunisce molte informazioni tratte da diverse pubblicazioni, libri e convegni, tra cui:

  • Le tre regole citate sono state recentemente esposte dal filosofo della scienza Stefano Moriggi durante un suo convegno al Festival della Scienza di Genova (novembre 2014)
  • Il pensiero freudiano in ambito sessuale è in gran parte contenuto nelle raccolte “Sessualità e vita amorosa” e “Opere 1886-1921” edite entrambe da Newton Compton
  • Altro libro da segnalare è “Bonk: The Curious Coupling of Science and Sex” di Mary Roach, che ripercorre gran parte degli studi in ambito sessuologico del XX secolo
  • Altre informazioni di sessuologia si basano su lavori pubblicati su riviste settoriali, in particolare alcuni paper su “Clinical Anatomy” e “The Journal of Sexual Medicine”
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