Arnold Schwazenegger vs. Zombi! “Yeeeeah”, pensa il cinetruzzo che è in noi, “Finalmente Arnie si è deciso a buttarsi nel B-Movie senza ritegno, effettacci, splatter, scemenze, niente trama e niente cervello!”

E invece no. Sgombriamo subito il campo: Contagious è un indie-movie dove gli zombie si contano sulle dita di una mano monca, non ci sono massacri e neppure atmosfere alla Romero.

Contagious altro non è che il titolo italiano di Maggie.

E Contagious altro non è che il titolo italiano di Maggie, pellicola con la quale Arnie si lancia di peso (e il suo peso non è trascurabile) nel regno del low budget with stars e di nientepopodimeno che nel genere zombesco… sui generis.

Il nostro roccioso e attempato mito del grande schermo non interpreta un cacciatore di non-morti armato di motosega che ne abbatte trenta al minuto, ma invece veste i panni di un amorevole padre di famiglia, che cerca di non rivolgere la doppietta contro la figlia condannata a diventare una famelica mangiacervelli.

Ti sento già sbuffare “Ma che palle, la svolta drammatica di Schwarzy” e potrei anche darti ragione, se non fosse che Contagious, girato in tutto e per tutto come un film da Sundance Festival, è un coraggioso esperimento che butta a mare tutti gli stilemi obbligatori del genere zombesco per puntare tutto sul versante sentimentale e sulle ottime prove del cast, dove accanto ad Arnold ci sono la giovane e brava Abigail Breslin (la gagnetta di Little Miss Sunshine, candidata all’Oscar) e l’intensa Joely Richardson, che io ricordo sempre con affetto nella serie tv Nip/Tuck.

Sì, insomma, hai capito. Un film sui sentimenti. Non sentimentale nel senso deteriore.

Certo, la lacrima sta sempre sul pianerottolo e in un paio di occasioni fa capolino sul dolente faccione di Schwarzy, ma mai per una scena madre, un alterco strillato, una situazione tirata per i capelli.

 

 

Se c’è un tratto distintivo che possiamo riconoscere a Contagious, è certamente quello di giocare per sottrazione. Prosciugare la messinscena, liofilizzare i dialoghi, decimare gli slanci d’affetto e i gesti plateali. Eppure negli occhi di ognuno dei personaggi, grazie ad un trio d’attori ben assortito e motivato, traspare ogni singola emozione.

Non è un film facile né una pellicola per chi ha fretta e fame di gran ritmo

Non è un film facile né una pellicola per chi ha fretta e fame di gran ritmo, Contagious. Rinuncia a ogni semplice spettacolarizzazione in modo quasi masochistico, fino ad anestetizzare il ritmo per restituire allo spettatore un paesaggio dell’anima doloroso, in netto contrasto con la bellezza del mondo devastato che vediamo quasi sempre al tramonto o ammantato da una luce che fa sembrare la realtà un purgatorio.

Non è un film che gioca sul colpo di scena, sulla sequenza ad effetto, sullo splatter e sul gore, Contagious. Forse è un tipo di cinema al quale neppure siamo più abituati. Un cinema semplice, che chiede allo spettatore di colmare i vuoti, dare significati ai silenzi. Poco importa se alcuni dialoghi possono risultare banali: in fondo, un uomo che ha coltivato la terra per tutta la vita potrebbe parlare della madre di sua figlia con termini aulici e svolazzi poetici?

 

 

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C’è una brutale onestà in Contagious

C’è una brutale onestà in Contagious, una primordiale forza che unisce Maggie al padre, che testardamente, come ogni genitore cinematografico, rifiuta di abbandonare la prole fino a diventare un lupo per gli altri uomini, pur di proteggerla. Uomini – di legge e di scienza – il cui ruolo è quello di dare voce alla ragione, quella ragione che non può avere spazio nelle orecchie di un genitore che sta per perdere quello che ha di più prezioso sulla Terra.

La trama, scritta dall’esordiente John Scott 3 (sì, è proprio un “3”) che di lavoro fa l’ingegnere della NASA, vede in un futuro non troppo lontano un virus sconosciuto diffondersi negli USA e colpire indistintamente città e campagna. Non per niente nel suggestivo incipit vediamo campi dati alle fiamme per il sospetto che nei raccolti si possa nascondere qualche germe infettivo.

Gli esseri umani si trasformano in zombi, e chi viene morso si trasforma a sua volta nel giro di qualche settimana. La cosa originale, e anche un po’ azzardata se vogliamo, è che prima di finire in quarantena – minaccia oscura dai contorni spaventosi – gli infettati possono tornare a casa dalle famiglie, per un “lungo addio” prima di abbandonare del tutto il controllo di sé.

Wade Vogel (Arnoldone nostro) è un nerboruto contadino dal carattere generoso distrutto dal dolore di vedere la figlia Maggie (Breslin) – frutto dell’amore per la prima e defunta moglie – tramutarsi lentamente in qualcosa che non può fermare. Wade ritrova la figlia, fuggita di casa dopo essere stata infettata, e la riporta al focolare domestico dove si trova anche l’amorevole matrigna Caroline.

Schwarzenegger si è innamorato anni fa del soggetto.

Lo script di Scott si era guadagnato nel 2011 il poco invidiabile status di “miglior sceneggiatura non realizzata”, quelle che finiscono nelle Black List perché considerate poco appetibili sebbene molto valide. Arnold però, dopo aver letto quelle pagine, ci vede qualcosa di nuovo, per lui e per il genere zombie. “È davvero un film diverso, e non volevo solo recitare: ho deciso anche di produrlo, che è una cosa che di solito non faccio mai”, ha raccontato.

Il regista di Contagious è l’inglese Harry Hobson, alla prima esperienza nel lungometraggio, ma affermato artista e graphic designer, noto per il gran lavoro sulle sequenze dei titoli di testa per film come Robin Hood, Sherlock Holmes, Rango e The Tree of Life, ma anche per il lavoro su celebri videogame, vedi The Last of Us e Killzone. Hobson è stato negli ultimi sei anni il direttore creativo della grafica della notte degli Oscar. La cura formale, grazie anche ad un parterre di collaboratori tecnici di buon livello, rende infatti molto suggestiva la “cornice” del film.

 

 

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Nessuna crisi mondiale, niente orde di zombi: scordatevi l’orgia di action e adrenalina di World War Z.

Nessuna crisi mondiale, niente orde di zombi: scordatevi l’orgia di action e adrenalina di World War Z, qui si parla di un padre e una figlia, in una città senza nome, in preda alla dolorosa esperienza di non poter fermare il corso degli eventi, ma solo affrontare l’inevitabile. “Cosa farei se succedesse a me?” è l’interrogativo che ogni spettatore con un minimo di empatia non potrà fare a meno di rivolgersi. Troppo spesso infatti i film glissano su questa parte emotivo dei personaggi, riducendo il contagiato a semplice funzione narrativa di minaccia. Se davvero dovessimo assistere al lentro zombizzarsi di una persona che amiamo, cosa saremmo disposti a fare?

“Il nucleo del film è un padre che protegge sua figlia”, spiega Schwarzenegger. “Contagious è un film che nonostante la premessa horror parla di una malattia che diventa reale e credibile, perché il mondo del film si restringe e si concentra su una famiglia, in una fattoria devastata nel mezzo del nulla. Quando ho letto la storia, ho sentito che dovevo interpretare questo personaggio. È più vulnerabile di qualsiasi altro ruolo che io abbia mai fatto, è più autentico, più toccante”.

 

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La nota originale di questo film è l’idea di una lenta incubazione del virus che trasforma la gente in zombi.

La nota originale di questo film è l’idea di una lenta incubazione del virus che trasforma la gente in zombi. Una straziante via crucis che diventa il centro nevralgico della trama, mettendo da parte sbudellamenti e teste fatte saltare in aria. Con il contagio dei morti viventi trattato come un virus in progressione, la sceneggiatura parla in modo mascherato anche delle pandemie che spesso sentiamo nei tg. Così come parla dell’importanza di non isolare chi è “malato”, di una ultima, necessaria spinta di vita, prima di abbandonare il mondo.

 

 

Tutto ovviamente si complica perché da un momento all’altro, col passare dei giorni, il tuo caro amico/parente potrebbe staccarti un braccio a morsi.

Ed è questo il dramma di Wade nei confronti della figlia: qual è il momento in cui Maggie smetterà di essere una dolce ragazzina e diventerà un mostro? Come capire quando arriverà il momento in cui potrebbe essere considerato legittimo mettere fine alla sua esistenza?

Un dilemma straziante che, lo dico chiaro, non è per tutti i palati. Schwarzy ci mette davvero tutto se stesso e regala un’interpretazione inedita e molto intensa. Ma se state cercando adrenalina e/o zombie zoticoni con effettacci faciloni, rivolgetevi altrove.

Se invece volete qualcosa di cinematograficamente più curioso, diverso, più intimo, dall’atmosfera rarefatta e sperimentale, date una chance a Contagious.

Non di solo Terminator vive l’uomo, in fondo.

 

#RobySays Review: Contagious

#RobySays Review: ContagiousRoby si è guardato in anteprima Maggie / Contagious per voi e queste sono le sue impressioni a caldo dopo la visione.Trovate la nostra recensione completa qua:https://leganerd.com/2015/06/16/contagious/#Maggie #Contagious #Anteprima #Lagrime

Posted by Lega Nerd on Thursday, June 18, 2015