Capitolo 9.

N

Accese il computer e accedette alle mail. Cliccò il primo messaggio di notifica. Dentro comparve una lista di nomi e numeri. Cominciò a scorrere la lista, su e giù, su e giù, cercando un possibile terzo candidato. Aveva ucciso un ragazzo, e ora una ragazza, chi sarebbe stato il numero tre?

Sorseggiò una tazza di tè caldo e proseguì il suo compito. D’un tratto un nome lo gli fece quasi sputare il tè su tutta la scrivania. Gli occhi sgranati fissavano quel nome, avanti e indietro, lo rileggevano, lo coccolavano. Un ghigno di disgusto comparve sul suo volto. Rise, rise di gusto, come un bambino. Il suo disegno stava compiendosi, persino Dio ora sembrava dalla sua parte. Quel nome era un dono, ne era certo.

Spense il PC, indossò il cappotto nero, il cappello, e uscì dall’ufficio.

“Arrivederci Barbara”

“Arrivederci signore” disse l’assistente, esibendosi in un sorriso di circostanza.

Domani sarà già giovedì, pensò. Sarà una giornata importante. Voleva trovare il modo migliore per esporre il nuovo trofeo. Appeso sulla facciata, magari crocifisso? O seduto su una panchina in giardino? O magari in mensa, seduto ad un tavolo a ripassare? Ci penserò, concluse.

Sul divano di casa, la televisione dava il suo programma di politica preferito, anche se brutalmente interrotto da quattordici intervalli di ben quattro minuti di pubblicità. La sua mente, tuttavia, vagava per ben più cruenti orizzonti. Vedeva sé stesso a capo della più grande università del mondo, forgia di menti, forgia di mondi.

 

[…] #FuoriCorso”