Capitolo 2.
I
Dagli auricolari sotto la cuffia usciva la sua canzone preferita, quando le porte del metrò si aprirono, svegliando i nervi con una leggera sberla sulle guance.
La giornata era davvero iniziata. Trafficò nella tasca per prendere il cellulare. Erano le otto e cinquantuno. Spense la musica, oltrepassò il tornello e si avviò verso l’uscita della stazione. C’era freddo, ma era un freddo piacevole, che ti lascia godere del tuo caldo abbigliamento, che non ti penetra nelle ossa ma si limita a svegliare il tuo spirito. Decise che era una bella giornata.
Mentre si avvicinava all’università si perse ad osservare le tracce di quella che doveva essere stata brina notturna e solo in quel momento si ricordò del compito assegnatogli da un suo professore, ed estrasse il registratore. Tolse gli auricolari, schiacciò il tasto PLAY e cominciò la cronaca della sua giornata tipo.
Solo a metà strada si accorse delle sirene. Non era un’ambulanza di passaggio. Il suono proveniva sempre dallo stesso punto, più si avvicinava più il rumore diveniva forte. Finché non la vide, un’ambulanza ferma davanti all’entrata del campus.
Seduto in biblioteca, fissava con occhi persi la porta di vetro; dietro, decine di studenti correvano di qua e di là per raggiungere le aule. Pietro, per oggi, aveva terminato. Erano passate cinque ore da quella mattina e non era ancora riuscito a metabolizzare quello che era successo.
Seduto, nel tavolo all’angolo, le cuffie nelle orecchie lo isolavano dal mondo. Il filo scendeva sfiorando il collo, si adagiava sulle pieghe della felpa come un fiume in un canyon, per poi infilarsi in tasca; lì, il registratore ripeteva, per la terza volta, la sua omelia.
Ok, ok, prova, prova… Bene, sembra funzionare. Esco ora dal metrò alla stazione Romolo, come ogni mattina in perfetto orario, sono le 8 e 55, giusto cinque minuti per arrivare in università e poi dritti a lezione. Oggi è lunedì, è anche il primo giorno del nuovo laboratorio di italiano e sono abbastanza curioso di vedere com’è.
Fuori non fa troppo freddo, però stanotte deve aver ghiacciato, c’è un bel po’ di brina in giro. Ci sono pure delle sirene, ci sarà stato qualche incidente d’auto per ‘sto ghiaccio.
Un leggero suono avvertì una pausa nella registrazione, per poi riprendere.
Ho sentito le sirene fin da fuori la metropolitana ma pensavo fosse solamente un’ambulanza di passaggio, invece è qui ferma davanti all’entrata dell’università. C’è un mare di gente. Mi faccio strada sgomitando… Ci sono dei poliziotti… “Cosa succede?” Qui chiedono tutti cosa succede, c’è un bel casino, con sta nebbia non si vede un caz… Cavolo, non si vede un cavolo! Provo a vedere se riesco a capire che…
Oh Cristo! C’è un cadavere! C’è un cadavere nella fontana, quella di destra, cerco di avvicinarmi. Sembra un ragazzo, sì, sicuramente. È a faccia in giù nell’acqua. Come se fosse annegato, ma non credo, saranno 30 centimetri, non ci annega neanche un gatto lì! “Circolare, è stato un malore! Non c’è nulla da vedere!”
“Tiratelo fuori da lì per Dio!” Mio dio, non ci credo. Qui dicono sia stato male ma non ci credo molto. Poi, aspetta, perché non ha lo zaino? Dovrebbe avere almeno una borsa o un qualcosa. Cerco di avvicinarmi ancora, magari riesco a capire chi è. Ah ecco! Lo stanno tirando fuori…
Ora lo girano, vediamo… No, mai visto, però è giovane, sicuramente è uno studente. Aspetta, quella ragazza sembra conoscerlo. Vado da lei. Santo Dio che macello. Ciao, sai chi è? “Sì, cioè, era in corso con me, al primo anno, credo di chiamasse Giacomo.”
Allora sì, è uno studente, ma non stava bene? Cioè, o è stato male o l’hanno messo lì! Mio Dio, e se fosse così? “circolare! Tutti nelle rispettive aule! È arrivato il rettore. Ci stanno cacciando via. Aspettate! Che è successo? Ci stanno praticamente portando di forza dentro. Non spingere!
Di nuovo, il suono di pausa gli diede un attimo di respiro.
Ok, sono ormai passati quindici minuti e siamo tutti dentro che aspettiamo rientri il rettore per dirci qualcosa. Eccolo! Rettore! Che succede? Rettore! Ma come?
Se n’è andato! È passato nell’atrio senza dire niente e si è diretto subito verso le scale. Ci sono ragazze che piangono! Devo scoprire che è successo.
[…] #FuoriCorso