Continua la nostra serie di articoli dedicati alla conquista del Polo Nord: dopo avervi raccontato di chi pensava di esserci arrivato ora passiamo a chi ci è arrivato davvero: oggi vi raccontiamo delle incredibili avventure di Roald Amundsen e Umberto Nobile.
Roald Engelbregt Gravning Amundsen è una nostra vecchia conoscenza: l’esploratore norvegese è infatti famoso soprattutto per essere stato il primo a conquistare il Polo Sud, impresa sulla quale abbiamo già pubblicato un’altra serie di tre articoli.
Amundsen era una leggenda, dopo aver attraversato il Passaggio a Nordovest nel 1906 e conquistato il Polo Sud nel 1911 ora aveva un’altra grande impresa da portare a termine, un’impresa che, come abbiamo già visto, tutto era meno che facile: conquistare il Polo Nord.
L’altro protagonista della nostra storia è un italiano: Umberto Nobile.
Nobile fu un grande ingegnere militare: viene assegnato durante la Prima Guerra Mondiale allo stabilimento militare di costruzioni ed esperienze aeronautiche e si specializza subito nella progettazione e costruzione di dirigibili destinati all’esplorazione di terra e mare.
Dopo anni di successi viene messo a capo di quel dipartimento militare ed è in pieno periodo fascista che il suo operato diventa interessante per il regime: le conquiste tecnologiche e le scoperte geografiche suscitano infatti un grandissimo interesse nei gerarchi fascisti, sempre in cerca di qualcosa per impressionare il Duce e portare il genio italiano alla ribalta internazionale.
La competizione mondiale per la conquista di nuovi territori geografici, sempre in prima pagina a quei tempi, è al tempo stesso scientifica e politica: Nobile diventerà un eroe italiano grazie alle sue imprese, per poi essere dimenticato dopo la tragedia che segnerà la sua carriera e, più importante, la sua vita.
La prima spedizione: L’N1 Norge
Amundsen aveva già tentato e fallito il sorvolo del Polo Nord in aeroplano: il mezzo infatti si rivelò non adatto al lunghissimo viaggio che occorreva intraprendere nelle più avverse condizioni possibili.
Amundsen si convince di poter finalmente riuscire a raggiungere il Polo Nord grazie alla grande autonomia del dirigibile, capace di effettuare grandi traversate senza richiedere rifornimenti.
In poco tempo viene organizzata l’impresa: il finanziatore è un americano, Lincoln Ellsworth e l’organizzazione è in mano ai norvegesi.
Manca però il mezzo: Amundsen vuole il meglio e a quell’epoca il meglio dell’esplorazione con i dirigibili aveva un nome: Umberto Nobile e le sue creazioni.
Il norvegese contatta quindi il Governo italiano e chiede di acquistare uno dei suoi dirigibili militari, l’N1, oltre che richiedere l’assistenza del suo creatore, Nobile appunto.
La parte tecnica dell’impresa è interamente lasciata a Nobile e ai suoi collaboratori: una volta ottenuto il permesso dal Governo italiano l’N1 viene ribattezzato con grande fantasia “Norge”, un dirigibile destinato ad entrare nella storia.
La missione parte il 10 aprile 1926 dall’aeroporto di Ciampino e il Norge arriva dopo diverse tappe alla base artica della Baia del Re, sulle isole norvegesi Svalbard, il 7 maggio.
Le forti personalità di Amundsen e Nobile cominciano a scontrarsi già durante il viaggio di avvicinamento al Polo: il norvegese pensa di aver assunto un semplice tecnico che dovrebbe limitarsi a pilotare il dirigibile e a stare buono in disparte mentre lui si prende il merito della missione, ma presto si renderà conto che il sangue italiano è tutto meno che remissivo.
The Amundsen-Ellsworth-Nobile Transpolar Flight
Questo il nome della spedizione del Norge e la dice lunga sullo scontro tra culture, lingue e personalità che venne messo in scena durante il viaggio.
I norvegesi consideravano gli italiani troppo emotivi ed eccessivamente amichevoli nei loro comportamenti, mentre gli italiani a bordo non sopportavano il distacco e la freddezza dei compagni nordici.
La lingua utilizzata sul dirigibile era l’inglese e solo Ellsworth, l’americano, lo parlava decentemente: innumerevoli furono i disguidi e le incomprensioni che questo piccolo particolare portò sulla spedizione.
Nonostante il capitano del dirigibile fosse di fatto Nobile, Amundsen si piazzò di prepotenza al comando, limitando l’italiano al mero pilotaggio del mezzo di trasporto che lo stava portando verso la gloria internazionale. O almeno così credeva.
La spedizione vera e propria partì l’11 maggio da Spitzbergen e dopo sole quattordici ore raggiunse il Polo Nord geografico dopo aver attraversato un’infinita distesa di ghiacci.
Dopo le cerimonie e festeggiamenti del caso si decide di lanciare sui ghiacci del Polo le bandiere delle tre nazioni coinvolte nell’impresa: Norvegia, Stati Uniti e Italia.
Amundsen e Ellsworth sguainano le loro bandiere nazionali e le lanciano verso la storia. Nobile, capo troll supremo, aspetta di essere l’ultimo e sguaina una bandiera italiana grande il doppio di quelle dei suoi compagni di viaggio. È un affronto che Amundsen non manda giù molto bene.
Il volo prosegue senza intoppi verso l’Alaska dove raggiunge il piccolo paese eschimese di Teller il 14 maggio. Gli eschimesi accolgono lo strano velivolo pensando sia una enorme foca volante.
La spedizione è ufficialmente la prima a raggiungere il Polo Nord.
Dopo un primo momento di esaltazione e celebrazione generale sulle prime pagine di tutto il mondo comincia il ballo delle recriminazioni e delle male lingue.
Amundsen celebra la spedizione come un grande successo della Norvegia e dipinge nelle sue dichiarazioni Nobile come il semplice pilota del mezzo individuato per l’impresa. Gli imputa inoltre poco coraggio e lo descrive come sempre pronto a piagnucolare di fronte alla minima difficoltà.
Nobile celebra il genio italiano di fronte al mondo e considera Amundsen un mero passeggero il cui unico merito era stato quello di aver avuto l’idea di raggiungere il Polo Nord in dirigibile. È grazie alla creazione, ingegno e abilità di Nobile che la missione ha avuto successo.
Ellsworth celebra il grande successo dei soldi americani.
La seconda spedizione. L’N4 Italia
Nobile non è solo un militare e ingegnere, è anche un uomo di scienza e il suo primo pensiero, una volta tornato dalla prima spedizione con Amundsen, è organizzarne subito un’altra, questa volta con finalità scientifiche e non meramente “esplorative”.
La nuova spedizione si dovrà avvalere di un nuovo dirigibile meglio attrezzato e dovrà portare sul Polo Nord degli scienziati per studiare la superficie e l’atmosfera, non semplicemente degli avventurieri e dei magnati in cerca di emozioni forti.
Propone subito il suo progetto al Governo, ma è lo stesso Italo Balbo a rifiutargli i fondi per finanziare la missione: troppo alto il rischio di insuccesso a fronte della poca gloria che una mera replica della conquista del Polo Nord avrebbe portato all’Italia.
Nobile non si scoraggia e gira l’Italia in cerca dei fondi necessari per costruire il nuovo dirigibile e riaffrontare i ghiacci del nord.
I fondi necessari arrivano infine grazie al sostegno del Comune di Milano, di un consorzio di industriali milanesi e con il patrocinio della Reale Società Geografica Italiana.
Il dirigibile N4 viene equipaggiato con una strumentazione scientifica d’avanguardia ed è ribattezzato “Italia”
Alla nuova avventura prendono parte diciotto uomini, tra i quali valenti scienziati come il fisico Aldo Pontremoli, il cecoslovacco Frantisek Behounek ed il meteorologo svedese Finn Malmgren, che aveva già partecipato alla missione del Norge.
La spedizione parte ufficialmente il 15 aprile 1928 da Milano e raggiunge la Baia del Re il 6 maggio per poi puntare ancora una volta verso il Polo.
Questa volta invece di puntare al semplice raggiungimento del Polo Nord geografico il dirigibile compie due voli esplorativi più approfonditi e porta alla luce novità scientifiche di rilievo come l’assenza di terre emerse nella regione artica, la verifica della sterilità e la bassa ionizzazione dell’aria, la misurazione delle profondità marine e le derive dei ghiacci.
Il dirigibile Italia raggiunge il Polo alle ore 1.20 del 24 maggio, nell’anniversario dell’entrata in guerra del Paese nella Prima Guerra Mondiale.
Il disastro e la tenda rossa
Le pessime condizioni meteorologiche impediscono un atterraggio sul pack e altre misurazioni, obbligando l’equipaggio al simbolico lancio delle insegne nazionali, comunali ed ecclesiastiche.
La mattina del 25 maggio l’Italia deve affrontare una violentissima perturbazione durante il volo di rientro: i venti fortissimi costringono il dirigibile a prendere sempre più quota fino a superare lo strato di nuvole.
L’idrogeno si espande ed esce dalla valvole di sicurezza: una volta tornato sotto alle nuvole l’Italia non ha più la forza di stare in volo e finisce rovinosamente a terra.
La cabina di pilotaggio si distrugge al suolo e scaraventa Nobile, la sua cagnetta Titina e altre otto persone dell’equipaggio fuori insieme a buona parte dell’equipaggiamento trasportato a bordo.
Ora, più leggero, l’Italia riprende quota e porta con se le rimanenti sei persone dell’equipaggio.
Mancando della freddezza norvegese Nobile si inginocchia e grida “Viva l’Italia!” aspettando la morte.
Fortunatamente l’incidente non ha lasciato sul ghiaccio solo i nove uomini (e Titina), ma anche tanto equipaggiamento, tra cui, miracolosamente, una tenda da campo rossa e una radio funzionante “Ondina 33” con cui il marconista Giuseppe Biagi comincia subito a trasmettere SOS.
I nove (di cui due gravemente feriti, uno è Nobile) entrano non si sa come in una tenda da quattro persone e attendono di essere portati in salvo in qualche maniera.
La nave di supporto Città di Milano però non pare captare le richieste di aiuto provenienti dalla tenda rossa in mezzo ai ghiacci.
Passano cinque giorni e alla fine tre uomini (Mariano, Zappi e Malmgren) decidono che non ha più senso aspettare di morire in una tenda e si incamminano alla ricerca della terra ferma e della salvezza.
È un radioamatore russo a ricevere i messaggi di aiuto dalla tenda rossa e a dare per primo l’allarme il 3 giugno: nessuno gli crede.
Devono passare altri quattro giorni prima che il 7 giugno la Città di Milano si decida a sintonizzare la radio sulle frequenze di emergenza e a captare gli SOS dei dispersi (non si capisce come sia possibile che non l’abbiano fatto prima, uno dei misteri ancora insoluti di questa storia)
Il Recupero
Inizia così una spedizione internazionale di soccorso, il primo esempio in assoluto nell’ambiente polare. Norvegesi, svedesi, finlandesi e russi collaborano con una flotta di baleniere e rompighiaccio alla ricerca degli esploratori italiani dispersi.
Il Governo italiano non è altrettanto solerte: dopo il successo della prima missione con Amundsen, Nobile è fin troppo famoso in Patria e Balbo ha mal digerito il fatto che si sia imbarcato in una seconda missione nonostante il suo rifiuto. In Italia parte una campagna di disinformazione che dipinge Nobile come un inetto a cui il destino ha riservato l’unico possibile finale: la disfatta.
Non mancano in ogni caso i comitati privati che si mobilitano per salvare Nobile e i suoi compagni, viene inviato ad esempio l’idrovolante Siai S55 del maggiore Umberto Maddalena dall’Italia.
Quando Amundsen poi viene a sapere del disastro dell’Italia seppellisce immediatamente l’ascia di guerra, indossa i panni dell’esploratore ancora una volta e sale subito a bordo di un aereo francese per arrivare sul posto.
L’aereo purtroppo per lui e il suo pilota finisce però nel mare di Barents il 18 giugno e non verrà mai recuperato.
Amundsen muore così mentre stava cercando di andare ad aiutare il suo amico-nemico Umberto Nobile.
È Maddalena con il suo idrovolante il primo ad individuare la tenda rossa dei sopravvissuti in mezzo ai ghiacci e lancia ai naufraghi i primi rifornimenti, stabilendo un ponte aereo in attesa che i soccorsi arrivino via terra.
Il 23 giugno arriva finalmente il Fokker 31 dello svedese Lundborg: l’aereo può trasportare solo un’altra persona oltre al pilota e Lundborg insiste che sia uno dei due feriti: Nobile e Cecioni.
Cecioni è un grassone e Nobile viene fatto salire a forza sul Fokker: questo episodio farà scaturire una infinità di polemiche e una specie di “processo” in Italia: il capitano Nobile avrebbe dovuto infatti abbandonare per ultimo la tenda, poco importano i particolari.
Il tutto si aggrava col fatto che dopo aver lasciato Nobile e la cagnetta Titina su la Città di Milano, Lundborg torna subito indietro per recuperare gli altri… ma si schianta al suolo e rimane a sua volta intrappolato in mezzo ai ghiacci.
Dopo una lenta e difficile marcia di avvicinamento, il rompighiaccio sovietico Krassin raggiunge la tenda rossa il 12 luglio, 48 giorni dopo l’indicente, e riesce finalmente a recuperare tutti i restanti componenti della missione.
Durante il viaggio il Krassin recupera anche i tre che si erano allontanati per cercare aiuto: ne sono rimasti solo due, Mariano e Zappi, che raccontano come Malmgren sia morto un mese prima. La stampa internazionale chiaramente punta al sensazionalismo e racconta che se lo sono mangiato per sopravvivere tra i ghiacci.
I sei membri dell’equipaggio rimasti a bordo dell’Italia dopo l’incidente sono invece persi per sempre: le ricerche si protraggono per mesi fino a quando il 22 settembre la missione viene definitivamente abbandonata dopo il ritiro delle pattuglie italiane e il disimpegno degli scandinavi.
Nonostante l’impegno dei fascisti ad infangare il suo nome, oltre 200 mila italiani accolgono Nobile a Roma quando ritorna in treno dalla disastrosa missione al Polo Nord.
Visto l’ostracismo e le accuse di negligenza Nobile passerà poi molti anni tra la Russia e gli Stati Uniti, ad insegnare ai russi e americani come si fa un dirigibile.
Solo al termine del Secondo Conflitto Mondiale è riabilitato da una nuova Commissione e reintegrato nell’Aeronautica. Nel 1946 è accolto come indipendente da Togliatti e viene eletto nelle liste del PCI come deputato all’Assemblea Costituente. Nobile morirà nel 1978, a 93 anni.
La conquista del Polo Nord
Questo articolo è parte di una serie:
Se l’argomento vi ha interessato, su Lega Nerd abbiamo già parlato della Conquista del Polo Sud.
- Roald Amundsen (wikipedia.it)
- Umberto Nobile (wikipedia.it)
- North Pole (wikipedia.org)
- Dirigibile Italia (wikipedia.it)