Dragon Ball Z: Battle of Gods

Dragon Ball è un #MustSee. Non esiste adolescente, maschio o femmina, nel mondo che negli ultimi 30 anni non abbia visto almeno una volta un’episodio della saga o abbia letto uno dei numerosi manga che compongono la serie.

Ka-Me-Ha-Me-HAAAA!

Non starò qua a dirvi che nel 1984 un brillante Akira Toriyama creò uno dei fumetti più conosciuti di sempre, ne vi parlerò dei 42 volumi originali in aggiunta ai 14 volumi tratti direttamente da alcuni adattamenti cinematografici, o dei 153 (DB) + 291 (DBZ) + 64 (DBGT) episodi che compongono la serie tv o ancora della ventina di films prodotti.

Vi parlerò invece di Dragon Ball Z: Battle of Gods, ultimo animated movie della serie, in uscita nelle sale in queste settimane.

Eviterò di linkarvi le descrizioni dei singoli personaggi o degli eventi perché, suppongo, siano di dominio pubblico.

 

 

 

 

L’epoca delle vacche grasse

Ve lo dico subito: questa recensione è, ahimè, negativa.

Prima di spoilerarvi la trama e di argomentare la frase riportata qua a destra bisogna fare una premessa.

Ci troviamo nell’epoca delle vacche grasse, o almeno presunte tali.

Quante volte abbiamo assistito in ambito cinematografico, videoludico, letterale ad episodi di vero e proprio cannibalismo? Quante volte abbiamo visto titoli che a causa del loro enorme successo sono stati spremuti sinanco il midollo, per poter fruttare prodotti sempre nuovi e maggiori introiti a costo, a volte, di snaturare l’opera iniziale?

Ne sono sicuro, tante volte.

Quanti diversi Batman abbiamo visto negli ultimi 20 anni, quanti di voi tremano all’idea di uno Star Wars VII, quanti di voi sono rimasti desolati dal flirt tra un nano e un’elfa sbucata fuori dal nulla?

 

NdA: Il primo che mi nomina Gimli e Galadriel si becca uno schiaffo forte.

 

Sia chiaro: lo sfruttare le potenzialità commerciali di un titolo non è di per sé un male: esiste un merchandising di memorabilia, libri e giochi che riempiono le nostre camerette, ma bisogna sapersi fermare.

Chi ha detto “Dragon Ball GT”?

 

 

Dai, parlami di questo film che mi hai già rotto le sfere del drago

Ancora niente trama, ma un’analisi di una qualsiasi saga tipo di Dragon Ball, quindi potete continuare a leggere senza rovinarvi la surprise. Verosimilmente tutte le saghe si svolgono così:

  • Colpo di scena e presentazione del villain;
  • Primo scontro, ove il cattivone ha sempre la meglio;
  • Allenamento;
  • Concepimento di un figlio;
  • Battaglia finale vittoria di Goku, o di chi per lui.

Questo rigido ma vincente schema ha funzionato per 30 anni, con una netta contrapposizione tra personaggi buoni e cattivi, ma adesso assistiamo a qualcosa di nuovo.

Inoltre bisogna segnalare che Toriyama non ha toccato una sola tavola, in quanto era presente nella produzione del film solo in qualità di Direttore artistico. Il film è prodotto dalla Toei Animation sotto la regia di Masahiro Hosoda.

 

Trama

Ci troviamo tra la fine dalla Saga di Majin-Bu e il 28º Torneo Tenkaichi, con il quale termina la serie di Dragon Ball Z. La storia viene ambientata durante la festa per un compleanno di Bulma.

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Questo gatto-egizio-viola che danza leggiadro tra Bulma Giumaho, signori, è il nostro villain.

E questo, subito, potrebbe causare qualche perplessità.

 

E allora? Anche Majin-Bu era una stupida bigbubble che non sapeva fare una “O” con un bicchiere”.

Vero.

Il gatto è il Dio della Distruzione, l’essere più forte dell’intero universo.

Ma il gatto, che risponde al nome di Bills, ci viene presentato come il Dio della Distruzione, l’essere più forte dell’intero universo, “di questo universo, almeno”.

Non mi dilungherò nel raccontarvi nel dettaglio la trama, che potete trovare su Wikipedia, ma vi spiegherò perché, a mio modo di vedere, questo OAV si sia così distaccato dalla serie originale.

Nonostante Bills sia l’essere più potente di questo universo (ad inizio film sconfigge Goku SS 3 con due mosse) egli non è un cattivo.

Egli è un personaggio bizzarro, come il suo servitore Whils (che alla fine si rivelerà essere nientepopòdimenoche il suo stesso maestro, capace di stordire il micione con una botta alla nuca – ), che ama ingozzarsi di cibo terrestre e che si scatena solo se provocato. Incontra i nostri amici perché curioso di conoscere il Super Sayan God, personaggio conosciuto in sogno, “creato” per sconfiggere tutti i malvagi.

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In Bills sono presenti sia il potere della distruzione che quello della creazione: In risposta al rifiuto del Majin-Bu grasso di cedergli l’ultimo budino, Bills decide di distruggere la terra, per poi ricrearla senza scocciatori. Signori, non stò scherzando. Ma nonostante tutto le concede una possibilità di salvezza a patto di poter incontrare il famigerato Dio dei Sayan.

Bills è un personaggio a tratti buffo e goffo, che incute rispetto a chi ne conosce la sua carica divina ma gentile nel favellare, che non ostenta la propria forza ne si cimenta in gratuiti spargimenti di sangue. Inoltre, al termine del combattimento finale nel quale Goku riconosce la propria sconfitta, i due avversari si salutano come buoni amici.

Un cattivo che non è un cattivo.

Questa, come vedete, è la prima, grande differenza rispetto a tutto il resto della galassia delle sfere del Drago: un villain che non è un villain e qualcuno al di fuori del gruppo dei nostri amici che sarà sempre più forte.

 

 

 

Personaggi, Dei e Conclusioni

In questo episodio incontriamo quasi tutti i personaggi principali della saga originale. Peccato che siano stati inseriti solo per riempire le tavole e per ricevere qualche pugno.

Tutti i personaggi ad esclusione di Goku, Vegeta, Bulma, Bills e Whils non hanno al massimo che una decina di battute (tutti i doppiatori, a parte quello di Olong, sono cambiati) e per professionisti quali Francesco Pannofino nelle vesti di Mr Satan questo è uno spreco imperdonabile.

Pessima gestione dei testi & comparse, personaggi poco profondi e CG.

Gli unici due personaggi nuovi sono stati approfonditi il minimo indispensabile, giusto per far sapere chi sono e cosa fanno.

Carino il siparietto del gruppo di Pilaf, anche se non si spiega perchè anche loro siano tornati bambini (un altro desiderio?).

Leggermente imbarazzante la parte di Vegeta, che si riduce a fare il saltimbanco per distrarre Bills dall’ennesima provocazione. Povero terribile principe dei Sayan

Altro particolare inserito per la prima volta nella saga è l’utilizzo della computer grafica per realizzare alcune animazioni e scene, scelta che, oltre a far sembrare allo spettatore di assistere ad una scena scriptata presa da un videogioco, si discosta profondamente dallo stile semplice ma pulito di Toriyama presente nel manga e nell’anime.

 

 

Battle of… Gods?

Quel “Gods” plurale potrebbe creare un’aumento di salivazione.

Si, Goku, con un’ulteriore trasformazione, diventa una sorta di Dio.

Si, Goku, con un’ulteriore trasformazione, diventa una sorta di Dio. Vi ricordate di quando parlavo dell’ allenamento come una delle fasi standard di una qualsiasi saga di DB? Ebbene, per poter diventare un Dio dei Sayan non serve un allenamento speciale, bensì un rito: cinque Sayan devono mettersi in cerchio e, prendendosi per mano, cantare una filastrocca, convogliare la propria energia in un 6° Sayan.

Purtroppo in quel periodo, di Sayan presenti sulla terra ce ne sono solo cinque (Goku, Vegeta, Gohan, Goten e Trunks). Ne manca uno. Terrore. Fortuna che Videl si ricorda provvidenzialmente di essere incinta di Pan, quindi partecipa al girotondo e consente a Goku di trasformarsi.

Vi aspettate una nuova capigliatura dread o un ciuffo bimbominkioso? No.

[spoiler]

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In conclusione ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente nuovo, che probabilmente non piacerà ai puristi.

Personalmente non mi è piaciuto.

E’ possibile che Toriyama, dopo Dragon Ball GT e film come questo provi a tirare fuori dal cilindro un altro capolavoro, e allora si, ci sarà un nuovo Dio. Lui.

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