La katana è l’arma iconica del Giappone. Molti furono i fattori che portarono alla creazione di un arma bianca così caratteristica.

La katana è l’arma più famosa dei samurai, casta di guerrieri che nel Giappone feudale era al servizio del Daimyo (feudatario) di turno; essa si riconosce dalla lunghezza della lama (60-80 cm) e dalla tipica curva che assume.

La katana è l’arma più famosa dei samurai.

I samurai erano molto lontani dai guerrieri a cui siamo abituati; erano colti, seguivano la filosofia Zen ed erano totalmente dediti alla protezione del proprio feudatario.

Insieme alla katana, che nella complessa tradizione rappresentava il luogo dove l’anima del guerriero risiedeva, essi portavano la Wakizashi, lama dai 40-60 cm (che molti spacciano come katane) e il Tantō, coltello addetto al Seppuku.

 

Katana, Wazikashi e Tanto

Katana, Wakizashi e Tanto

 

Molti dei termini e delle tecniche che vedremo di seguito si adattano ad altre lame tradizionali giapponesi (come quelle appena viste), ma l’articolo si concentra principalmente sulla katana e tratta una piccola parte dell’immenso materiale disponibile.

Per i più interessati a fine articolo si trovano diversi approfondimenti.

 

 

 

Il background:
Giappone e isolamento

Il Giappone è sempre stato chiuso su se stesso centellinando i contatti con il mondo esterno.

 

Rigide regole prevedevano l’impossibilità di abbandonare il territorio per gli autoctoni e proibivano ad esterni di entrare in patria

Rigide regole prevedevano l’impossibilità di abbandonare il territorio per gli autoctoni e proibivano ad esterni di entrare in patria.

Questa riservatezza era causata dalla paura degli usi e costumi occidentali (cristianesimo, democrazia,ecc…) che potevano portare destabilizzazione nelle fasce più povere della popolazione.

 

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The Map of ancient Japan. via

 

Questo stato medievale continuò fino alla metà del 1800.

Quando l’Europa si stava già dirigendo verso la seconda rivoluzione industriale, il Giappone veniva costretto dagli Usa ad aprirsi almeno commercialmente al mondo.

 

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Battaglia di Shiroyama.

 

I giapponesi erano abituati a combattere solo tra di loro, in guerre tra gruppi autoctoni dell’arcipelago giapponese.

Gli unici tentativi di invasione furono fermati da diverse tempeste provvidenziali che salvarono il Giappone ad esempio da tentativi di invasione da parte dei Mongoli, che mettevano a dura prova sia i Samurai, abituati a scontri rituali, che le lame giapponesi, inadatte a danneggiare le corazze degli invasori.

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La produzione delle Katane parte dalla metà del 6 secolo A.C

Nel corso di 1200 anni la katana continua ad essere perfezionata: l’isolamento del Giappone come già detto porta a non dover seguire il progresso tecnologico di popoli rivali e dei loro armamenti (tranne che per il caso dei Mongoli) come succedeva in Europa.

La chiusura al mondo esterno porta anche ad un altro caratteristico svantaggio/vantaggio nella produzione delle katane e delle lame in generale.

Bisognava affidarsi al poco ferro disponibile in Giappone.

Lo svantaggio riguardava la scarsa disponibilità di materie prime, la politica commerciale era molto restrittiva e permetteva solo a Cina e Olanda di commerciare, bisognava affidarsi quindi al poco ferro disponibile in Giappone.

Questa situazione però portò ad un vantaggio per la qualità delle lame.

In Europa la disponibilità di ferro permetteva uno sperpero e una produzione meno sofisticata

In Europa la disponibilità di ferro permetteva uno sperpero e una produzione meno sofisticata, nel paese del Sol Levante ogni grammo di polvere ferrosa veniva fatto fruttare al massimo.

L’Olanda esportava in Giappone una minima parte di ferro e veniva usato solo per le lame da destinare al ceto sociale più elitario, spesso veniva riportato per vanto direttamente sulla lama l’uso di materiale europeo.

 

 

 

Le ere di produzione

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La produzione nel corso dei secoli continua ad evolversi.

La produzione continua nel corso dei secoli ad evolversi in base alla situazione socio-politica e culturale e ovviamente anche in base alle correnti di pensiero dei maestri forgiatori.

 

Ogni testo e articolo riconosce diversi periodi principali con altrettanti sub-periodi e alcuni “Extra”. Per chi volesse approfondire i sub-periodi sono consultabili nelle fonti a fine articolo.

 

 

I sette periodi principali

 

1. Jõkotõ (Spade antiche, fino al 900 D.C)

Prime spade e antenate della katana, importate dalla Cina.

Esse assomigliano più a quelli che ora vengono chiamati volgarmente Machete Ninja. Verso la fine di questo periodo le Katane incominceranno a prendere la loro tipica forma arcuata.

 

 

2. Koto (Spada antica, 900–1596 D.C)

Periodo d’oro delle Katane.

I samurai prendono il potere, i tentativi delle invasioni mongole ed i vari feudi in guerra portano alla ricerca di una spada sempre più perfetta.

In questo periodo vissero i migliori artigiani come Muramasa Sengu e Masamune Okazaki.

Nascono 5 scuole di forgia ognuno con un differente stile.

 

 

3. Shinto (Spada Nuova, 1596–1780 D.C.)

Periodo di pace che vede la creazione di spade più appariscenti che qualitative, venendo ostentate come oggetti di appartenenza alla casta samurai.
4. Shinshinto (Nuova Spada Nuova, 1781–1876)

In questo periodo gli artigiani cercano di riscoprire la qualità persa del periodo Koto.

Il Giappone si affaccia all’occidente, l’imperatore riprende potere e bandisce i samurai vietando di portare spade in pubblico ponendo fine alla produzione di massa delle katane viste ormai come oggetti sorpassati dalle moderne tecnologie.

 

 

5. Gendaito (Spada Moderna, 1876–1945)

Dopo l’edito dell’imperatore i forgiatori trovano altri lavori e rimangono solo i migliori per la creazione di spade destinate a templi e affini.

Alla fine di questo periodo diverse centinaia di spade vengono trafugate dalle forze di occupazioni Usa e finiscono in America.

 

 

6. Shinsakuto (Spada Fatta Nuova,1953–presente)

Anche se tecnicamente le spade create oggi sono Gendaito si diffonde il termine Shinkasuto, ovvero spade prodotte da maestri ancora in vita.

Il Giappone sovvenziona i maestri e protegge la tradizione manifatturiera grazie alla NBTHK (Società per la preservazione dell’arte spadiera giapponese) che registra  e valuta ogni tipo di lama, alcune possono essere dichiarate patrimonio dello stato e quindi non vendibili all’estero.

Ogni maestro può creare al massimo 24 lame ogni anno.

 

Una settimana categoria che alcuni articoli trattano riguarda la Guntō (lett. spada militare, sotto) arma bianca di ordinanza per l’esercito giapponese durante le campagne espansionistiche e la seconda guerra mondiale.

Yasukuni Colonels Gunto Samurai Katana

A fronte di una produzione in massa la qualità risulta molto bassa, sono ambite dai collezionisti di militaria.

 

 

 

La creazione della lama: la forgiatura

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Un misto tra una raffinata opera di artigianato ed una cerimonia rituale.

La produzione di una katana è un misto tra una raffinata opera di artigianato ed una cerimonia rituale, ancora oggi i fabbri precedono la forgiatura da rituali propiziatori e purificatori per rendere favorevole la nascita della nuova lama.

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TamahaganeLa produzione parte dal forno detto Tataraaltoforno in argilla che brucia per diversi giorni carbone di pino e sabbia ferrosa, il risultato è la creazione del Tamahagane (a sinistra), ovvero un acciaio di altissima qualità con una bassa presenza di scarti.

 

 

Oggi, per preservarne la tradizione, il Tamahagane viene creato e fornito direttamente dalla NBTHK ai maestri forgiatori.

Questo acciaio di altissima qualità verrà quindi sciolto e frammentato in “fogli” in base al contenuto di carbonio e alla presenza di impurità, la parte esterna della lama è prodotta con fogli più duri mentre per l’interno si usano fogli più morbidi.

La parte esterna della lama è prodotta con fogli più duri mentre per l’interno si usano fogli più morbidi.

Dopo aver posizionato e sciolto i fogli in un unico blocco esso verrà tagliato e ripiegato su se stesso più volte, questo procedimento raddoppia ad ogni piegatura gli strati di acciaio arrivando dopo poco a crearne diversi migliaia.

Questo procedimento permette alla lama di essere sia robusta che tagliente senza sacrificarne il fattore elasticità.

Dopo la forgiatura la lama viene passata ad altri maestri con specifici compiti come l’affilatura e la politura, ogni artigiano aggiungerà la propria esperienza per esaltare le qualità nascoste della lama.

 

 

 

Da arma a opera d’arte

I pezzi di “contorno” di una katana come di ogni spada giapponese sono creati a mano da maestri artigiani, facendo si che ognuna sia un’opera unica.

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Portare a termine una katana può richiedere anche sei mesi di lavoro.

Si parte dalla Tsuka, il manico della katana.

Tsuka

 

Fatto su misura essa è formata da due valve in legno incollate e rivestite da pelle di razza, su di esso semplici perni in bambù fissano la lama al manico. Se i perni si spezzassero la lama rimarrebbe comunque bloccata.

Il manico viene avvolto da una corda (in seta di solito) in modo da  formare il motivo tipico delle spade del sol levante.

MenukiAll’interno di questa trama in tessuto si trova il Menuki, due piccoli pezzi di metallo che non sono mai uguali come soggetto o dimensione e servono a migliorare la presa.

 

 

 

Le due valve in legno sono bloccate dalla Kashira, “tappo” alla base del manico, anche esso è addornato da motivi tipici.

Tappo Katana 

TsubaLa Tsuba è la guardia in metallo che separa la spada dall’impugnatura, con la sua ampia superficie di lavoro permette di esaltare al massimo la bravura del incisore.

Esistono centinaia di  Tsuba diverse in base a periodo, scuola, ecc…

Diversi pezzi serviranno ad incastrare lama, manico e guardia; anche questi vengono finemente decorati.

Alcune volte questi pezzi fanno parte di un “set” e seguono un motivo grafico comune.

 

Infine si arriva al Saya ovvero il fodero della spada prodotto con legno di magnolia laccato.

 

saya

Su di esso si trovano: il Koiguchi rinforzo in corno, la Sageo una fettuccia di cotone, il Kurikata anello in metallo in cui il Sageo si incastra ed infine il Kojiri che protegge la punta del fodero.

 

Quando tutti i pezzi trovano la propria collocazione ci si ritrova davanti ad una raffinata opera di artigianato più che ad un arma bianca.

 

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Una katana prodotta tra il 1288 ed il 1332.

 

 

 

 

A metà tra arma bianca e leggenda

La katana è sempre stata avvolta da un alone di leggenda, il fabbro  diventava una figura mistica capace di lavorare il metallo come meglio voleva arrivando ad imprimere la propria volontà in esso.

La katana è sempre stata avvolta da un alone di leggenda.

Masamune Okazaki e Muramasa Sengu erano due dei migliori maestri di spada di sempre.

Mentre le spade di Masamune erano portatrici di pace quelle di Muramasa erano considerate spade portatrici di morte e riflettevano il carattere del suo stesso creatore.

Le voci di molti possessori di katane create da Muramasa rimasti feriti dalle proprie spade portò a rimuovere la firma del maestro dalle lame che incominciarono ad essere considerate maledette.

 

Una famosa leggenda vuole che Muramasa sfidò Masamune per decretare la migliore spada:

Entrambi crearono due spade magnifiche e decisero di metterle alla prova: le due spade sarebbero state appese a una sporgenza sopra un fiume, con la punta della lama immersa nell’acqua.

La spada di Muramasa, la Juuchi Fuyu (diecimila inverni) tagliò ogni cosa che incontrava (pesci, foglie, il vento).

La spada di Masamune, invece, la Yawaraka-Te (mano delicata) non tagliò nulla: i pesci e le foglie passavano, e il vento soffiava dolcemente sulla sua lama.

Dopo un po’ Muramasa si innervosì con Masamune visto il suo disinteresse alla sfida, quest’ultimo la tirò fuori dall’acqua, l’asciugò e la posò nel fodero.

Muramasa lo derideva.

Intanto un monaco, che aveva osservato tutta la sfida, parlò ai due:

“La prima spada è senza dubbio una spada tagliente, ma è portatrice di sangue, una spada malvagia che non fa differenza fra ciò che taglia.

Può essere buona per tagliare farfalle così come teste.

La seconda è notevolmente più tagliente delle due, e non taglia senza motivo ciò che è innocente”.

 

Esistono numerose versioni di questa leggenda: ad esempio, una secondo cui la spada di Muramasa tagliava le foglie, mentre quella di Masamune le riuniva.

Questa è solo una delle tante leggende riguardanti i due forgiatori le cui notizie storiche spesso si perdono nel folklore giapponese.

 

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Nonostante questo alcune spade attribuite ai due maestri sono in mostra in vari musei del mondo; nell’immagine sopra una Muramasa con inserti d’oro al museo nazionale di Tokyo.

 

 

 

Conclusioni

La katana continua ad avere un fascino diverso da quello di altre spade.

La fama di arma leggendaria che si è fatta largo nella cultura pop contemporanea occidentale grazie ai media visivi scaturisce dall’alone tradizionale e dalla provenienza di queste spade, lontana sia geograficamente che culturalmente da noi.

In una terra dove lo scontro iniziava dopo aver elencato le gesta dei propri avi.

Ancora oggi la qualità della produzione tipica riesce a difendersi dalle nuove tecniche di tempra e lavorazione del ferro risultando spesso e volentieri superiore.

Molti sono i collezionisti sparsi nel mondo che investono piccole fortune per katane e lame tradizionali Giapponesi, seguono le stesse cerimonie e gli stessi strumenti di pulitura della tradizione facendo rivivere per un momento uno dei periodi più caratteristici della storia umana.

 

 

Fonti e Approfondimenti