Il fenomeno smartphone in Italia sta assumendo dimensioni sempre più importanti: secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio Mobile Internet, Content & Apps del Politecnico di Milano attualmente sono presenti nelle tasche di circa 27 milioni di italiani (5 in più dello scorso autunno).
Professionisti che richiedono avanzati strumenti per il lavoro, appassionati dell’hi-tech e persone che vogliono semplicemente seguire le ultime tendenze si riuniscono nella schiera di utenti che ha sostituito il vecchio cellulare 2G con i nuovi telefoni intelligenti.
La diffusione degli smartphone ha portato l’affermarsi di un’importante tendenza nel campo della telefonia mobile: le comunicazioni tramite internet.
Ad ogni smartphone che si rispetti si accompagna una connessione 3G, la cui utilità non si ferma alla navigazione e all’uso di Facebook:
lo scambio di dati può essere impiegato per rimpiazzare i tradizionali e costosi standard di comunicazione, chiamate e SMS
Nella messaggistica si è già ritagliato un ruolo predominante l’applicazione multipiattaforma WhatsApp, il cui successo è proporzionale alla sua utilità, e pertanto può solo continuare a crescere.
Non è difficile immaginare cosa possa averne determinato la diffusione virale: nel momento di massimo splendore dello Short Message Service, complice la dipendenza dei giovani dai “messaggini”, WhatsApp si è presentato come il sistema di messagistica semplice e gratuito in grado di liberare dai costi degli operatori telefonici.
Con una semplice connessione Wi-Fi o 3G garantisce lo scambio di testi, foto e file di piccole dimensioni; la scelta fra un contratto per limitati messaggi gratis e un semplice data plan (per navigare e messaggiare illimitatamente e gratis) non sembra esattamente un nodo gordiano.
Gli sviluppatori dell’applicativo non fanno certo beneficenza, hanno anzi saputo muoversi molto bene per garantirsi una posizione egemonica, prima di richiedere il pagamento di una tariffa annua per il servizio: un’inezia, €0.89, che moltiplicati però per i milioni di utenti portano a introiti con diversi zero.
Può questo canone configurarsi come una battuta d’arresto per la parabola, finora ascendente, dell’app? Sì e no: l’utenza sa che la cifra è irrisoria, se paragonata ai vantaggi e al risparmio che WhatsApp porta. Ma una buona fetta di quella stessa utenza è rappresentata da ragazzi, che con tutta probabilità non saprebbero neppure come pagare il canone.
Sì, sempre ammesso che il genitore conceda la propria carta di credito al figlio adolescente. Può sembrare ridicolo e improbabile, ma sono dinamiche familiari che, seppur nella loro piccolezza, possono rappresentare un’app disinstallata, se accompagnate da un rimpiazzo. Penso al fatto che WhatsApp al momento è egemone ma non monopolista: l’imposizione della tariffa annua può portare ad un esodo di utenti verso un’alternativa gratuita.
Condizioni necessarie affinché ciò avvenga sono la presenza di un concorrente all’altezza, e l’effettiva diffusione di quest’ultimo (su cui del resto si basa il funzionamento dello stesso).
C’è un solo nome che risponde ai requisiti: Viber. Molti di voi già la conosceranno e utilizzeranno.
Quest’applicazione è equivalente se non superiore a WhatsApp: gratuita e multipiattaforma, consente via 3G e Wi-Fi di mandare messaggi, immagini e soprattutto chiamare. La funzionalità che può dare lo scacco alla concorrenza è proprio la possibilità di effettuare chiamate VoIP (Voice over IP, come Skype), quindi via internet e gratuite.
Smartphone, VoIP e 3G/4G possono formare insieme una combinazione incredibile, in grado di mettere in crisi le grandi aziende di telecomunicazioni.
Queste hanno già da tempo riconosciuto l’enorme potenziale delle chiamate tramite internet, e si stanno muovendo in tal senso: l’operatore TeliaSonera l’anno scorso in Spagna e in Svezia ha indetto una tariffa aggiuntiva per l’utilizzo del VoIP su telefoni (€6 per 100MB di traffico).
Inutile dire che i consumatori non ne sono troppo contenti, e si aspetta un intervento dell’Unione Europea che si sta dimostrando abbastanza vigile in materia di telecomunicazioni: oltre ad aver vietato alle compagnie vincoli sull’uso delle applicazioni VoIP (dopo il tentativo di Vodafone di bloccarle nel 2011), ha di recente dato il via alla stesura di una legge che da luglio 2014 abolisca totalmente le tariffe di roaming all’interno dell’UE.
Operatori permettendo (anche per quanto riguarda la copertura di rete), il sistema di chiamate su Viber ha le carte in regola per rimpiazzare quello tradizionale: prendendo per buono il bitrate dichiarato sul sito dell’applicazione (240 KB per minuto), con 1GB di traffico internet si può chiamare per più di 73 ore.
Se a questo aggiungiamo che di recente hanno distribuito un client per computer (PC e Mac) che permette di messaggiare e chiamare dal computer, Viber si configura come un servizio sicuramente più completo di WhatsApp.
Ovviamente prima di conferirgli la palma del vincitore dobbiamo aspettare il verificarsi delle succitate condizioni: migrazione di utenti da WhatsApp, la non-opposizione da parte dei career e servizi 3G/4G con una buona copertura, per evitare di incorrere in lag e interruzioni improvvise.
Se vi sembra un prodotto valido e credete nelle sue potenzialità, potete ovviamente aiutare a velocizzare il processo, spread the word e fatelo installare a quante più persone riuscite.