Quello che vi riporto oggi è un fatto decisamente insolito e un po’ preoccupante: Cody Wilson, fondatore e dirigente di Defense Distributed, è riuscito dopo oltre un anno di duro lavoro a realizzare una pistola funzionante in plastica per mezzo di una stampante 3D.

La tecnologia non è intrinsecamente buona o cattiva. Dipende dall’uso che ne facciamo.

 

 

La Defense Distributed

La Defense Distributed è una società no-profit che ha come fine ultimo lo sviluppo e la diffusione di armi da fuoco “open source”.

La Defense Distributed è una società no-profit che ha come fine ultimo lo sviluppo e la diffusione di armi da fuoco “open source”.

Non mi soffermerò troppo sulla sua storia e sui loro precedenti progetti, poichè se ne trova già traccia in un ottimo articolo qui sulla Lega. Mi limiterò ad accenare le vicende principali.

La DD nasce in Texas nel giugno 2012 e tenta da subito di espandersi con una campagna su Indiegogo in cui chiede la cifra di 20.000$.

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Essa verrà sospesa dallo stesso sito di crowd-funding per “violazione di termini di servizio”. Nel dicembre 2012 il fondatore Cody affianca alla loro pagina web ufficiale “DEFDIST” la pagina “DEFCAD”, tramite la quale è possibile scaricare gratuitamente tutti gli schemi e i progetti delle loro armi.

Dopo svariati ostacoli dovuti per lo più a pressioni esterne (governative e non) riesce nel marzo 2013 ad essere ufficialmente riconosciuta come produttore di armi autorizzato.

Dal suo sito ufficiale si può leggere:

The specific purposes for which this corporation is organized are: To defend the civil liberty of popular access to arms as guaranteed by the United States Constitution and affirmed by the United States Supreme Court, through facilitating global access to, and the collaborative production of, information and knowledge related to the 3D printing of arms; and to publish and distribute, at no cost to the public, such information and knowledge in promotion of the public interest.

 

 

La Pistola

Viene chiamata “Liberator” (come il bombardiere la pistola “FP-45 Liberator” della WWII) ed è costituita da 15 pezzi realizzati in plastica più una vite che serve da percussore. Funziona con dei comuni proiettili commerciali calibro .380. Questo bianco prototipo è stato testato anche con munizioni per fucile del tipo 5.7×28, ma l’arma è esplosa.

Liberator, la prima pistola “stampata” al mondo.

È stata realizzata con la stampante 3D Stratasys da 8.000$ di seconda mano che Cody ha prima affittato e poi acquistato all’inizio della sua “attività” e nonostante il suo aspetto “plasticoso” e “giocattolesco” viene definita dal suo stesso inventore “un’arma letale”.

Al momento non ci sono dati certi sulla gittata e sulla precisione, che suppongo non essere poi così elevate, ma vi lascio a questi due video in cui si mostra brevemente il suo funzionamento.

Da quest’ultimo video si nota quello che, secondo me, è il suo peggior difetto: la velocità di ricarica.

Ah, quasi dimenticavo: il progetto CAD di quest’arma è già disponibile al download dal sito ufficiale (linkato sotto nelle fonti).

Edit: Il Dipartimento di Stato USA ha obbligato la DD a eliminare dal sito ufficiale i progetti dell’arma. Non è ancora chiaro se questo sia stato fatto per un improvviso “attacco di buonsenso” o per motivi puramente economici, ma con 100.000 download nel primo giorno e svariate copie dei progetti che circolano già su MEGA e The Pirate Bay ormai chiunque può entrarne in possesso.

 

Il futuro

Arrivati a questo punto è lecito chiedersi: E adesso?

Ovviamente non credo che domani mattina e nelle prossime settimane/mesi vedrò amici, conoscenti e sconosciuti passeggiare allegramente con armi casalinghe in mano; ma i primi interrogativi già mi saltano in mene alla velocità della luce.

“Quanto può essere pericolosa?”

“Quanto sarà difficile per un malintenzionato reperire uno strumento simile?”

“La sua costruzione sarà in qualche modo regolamentata? Se si come?”

“La struttura in plastica non renderà inutili i metal detector?”

“Non diventeremo una massa dipendenti dalle armi da fuoco?”

Probabilmente sono troppo paranoico, ma non credo di essere troppo in errore ad immaginarmi una sorta di mercato nero delle armi pari a quello dello streaming illegale creatosi con Megavideo&Co. E con invenzioni di questo tipo non è mai detta l’ultima parola.

 

 

Tengo a precisare che con questo articolo NON voglio incoraggiare nessuno a fabbricarsi armi illegali in qualsiasi modo, ne quantomeno incoraggiare eventuali “aspiranti serial killer” a compiere gesti folli.