Il Pantelegrafo

Immaginatevi di essere a casa vostra, sbracati dopo una dura giornata di lavoro. Blin – blin, oh è arrivato un messaggio, vediamo un po’ cos’è. Ah, un’immagine, ma guarda, il mio amico Robert mi ha mandato una bella immagine per messaggio, che mattacchione!

PantelegrafoBene una scena simile l’abbiamo vissuta tutti no?

Ma cambiamo un attimo il contesto.
La vostra casa è una villa parigina, la dura giornata di lavoro l’avete passata all’Hotel de Ville, il blin blin è fatto dal campanello del vostro servitore e il vostro amico Robert vive a Marsiglia.
Una cosa sola rimane uguale: vi ha mandato una foto, per messaggio.
Tutto questo cambierebbe qualcosa?

Per molti di noi no (tipo anche io ho 3 servitori nella mia villa a Parigi) se non fosse che non è il 2013, è il 1860 e la foto mi è arrivata su un foglio imbevuto di cianuro, direttamente da Marsiglia, viaggiando rapida su fili di rame, gli stessi del telegrafo.

Probabilmente vi alzereste e direste “Questi italiani, degli inventori nati, che cosa divertente.”
Ma poi tornereste seri “Ovviamente va bene per divertire noi nobili, ma siamo seri, chi mai userebbe una macchina per mandare immagini lungo le linee del telegrafo? Oh oh oh”.

 

 

Il Telegrafo Universale

Ebbene si, il fax è nato prima del telefono.
E si, l’ha inventato un italiano, Giovanni Castelli professione Abate/Nerd (era un bi-classe evidentemente), nel 1856.

Il principio è semplice.
Su un foglio di stagno viene riprodotta un’immagine o una scritta o qualunque cosa tramite uno speciale inchiostro isolante.
Il foglio viene posto su una tavoletta di rame collegata a una carica positiva di cui è dotata la macchina.
Una punta di platino collegata a un pendolo e attraversata da una carica elettrica scorre tutto il foglio facendo una “scansione”, in pratica dove c’è l’inchiostro la corrente non passa, mentre dove non c’è passa.
1 e 0, vi dice qualcosa?

L’informazione viene quindi rapidamente trasmessa sui fili di rame, attraversa la Francia intera istantaneamente e arriva alla stazione ricevente.
Qui c’è un pennino di acciaio sospeso sull’immancabile lastra di rame.
Ma questa volta sul rame è posato un foglio di carta gialla imbevuto di ferro-cianuro di potassio.

La punta oscilla avanti e indietro spostandosi lungo tutto il foglio, se ha ricevuto una carica il circuito si chiude, l’elettricità scinde il ferro-cianuro di potassio in cianuro di potassio e cianuro di ferro che è azzurrino.

Quindi per ogni punto che sull’apparecchio inoltrante è coperto di inchiostro il circuito rimane aperto e la punta ricevente di acciaio passa avanti, mentre per ogni punto non trattato il circuito si chiude, la carica arriva alla punta ricevente che scarica attraverso il foglio facendo un bel puntino azzurro sulla carta.
L’immagine quindi veniva trasmessa in negativo.

Dove sta la difficoltà?

Bhe che tutto il trigo viene fatto senza buffer.
Le due punte (ricevente e trasmittente) devono trovarsi in ogni momento sullo stesso punto del foglio altrimenti la carta sarà colorata a caso.
L’immagine non può essere “salvata in memoria” e poi “scaricata” deve avvenire in contemporanea e le due punte devono essere perfettamente allineate.

Come ovviare a questo problema?
Facile, i due apparecchi avevano le testine montate su dei grossi pendoli che erano resi sincroni attraverso un’elettrocalamita comandata da un orologio.

All’inizio della trasmissione i due operatori erano in grado di regolarli attraverso una trasmissione codificata di linee standard alla base del foglio.

I pantelegrafi erano in grado di trasmettere e ricevere contemporaneamente avendo un piatto dedicato a ciascuna operazione.

 

 

Conclusione

Purtroppo voi come nobilotti avreste avuto ragione, il pantelegrafo non ebbe futuro e durò una decina di anni (tra il 1860 e il 1870) prima di cadere nel dimenticatoio.
Ma dopotutto, siamo seri, a chi interessa veramente spedire su una linea telefonica un’immagine o un testo?

In Italia è conservato un esemplare funzionante di pantelegrafo (forse l’unico al mondo) all’Istituto della Porta di Napoli.

Al di là della sua tecnica (il concetto di per se è semplice ma è stato realizzato nel 1860) mi piace l’idea che ha spinto questo abate a dire: “Se passano dei punti e delle linee perché non può passare un disegno?”.
Un uomo che fa questo ragionamento ha tutto il mio rispetto.

Poi io in realtà sono di parte, ho scoperto questo arnese mentre girovagavo alla ricerca di ispirazioni steampunk e il pantelegrafo non fa altro che accrescere la mia stima per un secolo troppo spesso trascurato.

 

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