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Sparmyrat Niyazov, l’improbabile condottiero del Turkmenistan

statua

C’è chi la storia la scrive grazie al proprio carisma, alle abilità militari o al l’astuzia. Più in generale per merito di capacità straordinarie. Ma c’è anche chi riesce a farlo solo perchè si trova nel posto giusto al momento giusto, e quelli scritti da queste persone sono, di solito, i capitoli di storia più bizzarri.

Oggi vi parlo di una persona che appartiene a questa seconda categoria.

 

I watched young dogs when I was young. They were given bones to gnaw to strengthen their teeth. Those of you whose teeth have fallen out did not chew on bones.

 

Le origini umili

Sparmyrat Niyazon nasce nella periferia di Ashgabat, capitale del Turkmenistan, nel 1940.

Il padre muore pochi anni dopo, indossando la divisa della Madre Russia nell’ intento di respingere la folle marcia dei nazisti verso Mosca.

Nel 1948, a soli 8 anni, rimane senza famiglia a causa del terremoto di Ashgabat.

Lo aspetta quindi un orfanotrofio ma non uno normale: uno di quelli sovietici.

Nessuno sa se nella formazione del carattere del piccolo Sparmyrat pesò più la perdita dei cari o la permanenza, per svariati anni, in una di queste terribili strutture.

Fatto sta che su di lui, negli anni a venire, si sprecano gli aneddoti.

 

 

Il gigante dai piedi di argilla

Iscritto al partito Comunista dal 1962, la storia politica di Sparmyrat ha un’ impennata nel 1985 quando diventa primo ministro del partito comunista Turkmeno, sotto la grossa e ingombrante ala protettrice dell’ URSS.

Nel 1990 diventa addirittura presidente del Soviet Supremo, il più importante organo legislativo russo.

Fortuna vuole che al Cremlino, in quegli anni, ci sia Gorbaciov : uno statista che certo non sarà ricordato per l’accentramento del potere Sovietico.

Sparmyrat coglie la palla al balzo e col passare degli anni, vedendo che il pachidermico impero comunista si regge ormai su piedi di argilla, si stacca sempre di più dalla casamadre.

Il 27 ottobre del 1991 il Turkmenistan ottiene così l’ indipendenza da un Urss ormai in disgregazione e Niyazov fugge al contraccolpo (più o meno) democratico riservato a molti altri Stati dell’est Europa.

 

 

L’alba del nuovo Turkmenistan

Completamente libero da ogni controllo, Sparmyrat può così concentrarsi a dare il meglio di se stesso al suo Paese natale.

Nel 1991, tanto per mettere le cose in chiaro, si autonomina Turkmenbasy, ovvero “Padre dei Turkmeni”.

L’amore di Niyazov verso il paese è secondo solo a quello che nutre per se stesso e dimostra questo concetto con una serie di autocelebrazioni:

  • L’aeroporto della capitale Ashgabat prende il nome di aeroporto Turkenbasy.
  • Krasnovodosk, città portuale più importante del paese, non ha più motivo di chiamarsi così. Si chiamerà Citta di Turkmenbasy.
  • Se una scuola è importante a livello nazionale, allora si chiamerà scuola Turkmenbasy.
  • Qualsiasi via o piazza di una certa importanza si chiamerà Turkmenbasy.
  • Gennaio è un mese che piace molto a Niyazov: tanto da ribattezzarlo Turkmenbasy.
  • Nel 1998 cade un meteorite di 300 Kg in territorio turkmeno. Ecco, quel meteorite, da allora, si chiama Turkmenbasy.

 

 

Non di solo ego può vivere il popolo

Ammaliato da questo nazional-egocentrismo, o forse semplicemente in mancanza di alternative, il popolo lo proclama “Grande condottiero del Turkmenistan”.

turkmenbashi-money

Siamo comunque solo all’ inizio di una dittatura lunga 15 anni e come sempre succede in queste situazioni, col passare del tempo degenera.

Una volta spiegato a tutti il proprio nome infatti, Niyazov abbandona le autocelebrazioni per varare una serie di provvedimenti degni di nota
  • Dopo aver eliminato gli oppositori politici, Niyazov indice elezioni “democratiche”.
  • Nel 2001 mette fuori legge opere, balletti e circhi: non fanno parte della cultura Turkmena.
  • Nel 1997, in seguito ad un intervento cardiaco che lo obbliga a smettere con il tabacco, Niyazov impone il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici.
  • Anche il mese di Aprile piace al dittatore: lo chiama con il nome della madre: Gurbansoltan Edzhe.
  • In ogni quadrante di orologio prodotto nel paese, deve esserci il faccione di Turkmenbasy.
  • La vodka nazionale deve avere lo stesso faccione come logo
  • Stesso trattamento per il logo delle tre TV nazionali.
  • Da al pane il nome della madre. O forse quello di Aprile. Insomma, chissà che casino prenotare del pane per il mese di Aprile!
  • Al dittatore non piacciono nè i cani nè le autoradio: vietati!
  • Oltre alle autoradio, vieta le musicassette ed i cd. Sostiene infatti che la musica registrata o in playback non va sostenuta in quanto finirebbe col togliere spazio a quella da vivo.
  • Dimostrando di non conoscere bene in concetto di coerenza vieta anche le band musicali.

 

Sparmyrat Niyazov, l’improbabile condottiero del Turkmenistan

L’età d’oro di Niyazov

Il passare del tempo non placa la sete di megalomania del dittatore. Tanto che, ormai ultrasessantenne, tra il 2004 e il 2005 sfodera dal cilindro nuove idee:

  • Vieta ai sudditi di fare crescere barba e baffi.
  • 15.000 medici vengono licenziati e rimpiazzati da uomini facenti parte dell’esercito.
  • I medici non giurano più a Ippocrate ma a Turkmenbasy.
  • Scrive un libro, il Rukhnama (termine persiano traducibile con “libro dell’anima”), che pone alla stessa importanza di Bibbia e Corano.
  • Vieta alle giornaliste TV di truccarsi perchè, sostiene il dittatore, “le Turkmene sono già belle”.
  • Incentiva una campagna di informazione sanitaria: “per evitare problemi dentari masticate ossa di animali”. Non contento bandisce i denti d’oro dal territorio nazionale (a questo si riferisce il quote iniziale).
  • Chiude le biblioteche perchè “i turkmeni non leggono” e, se proprio devono farlo, a loro basta il Corano e il Rukhnama.
  • Ritira tutte le patenti e obbliga al superamento di un esame di moralità per riottenerle.
  • Chiude tutti gli ospedali a parte quelli della capitale.
  • Ridefinisce gli stadi della vita e promette il regno dei cieli a chi legge almeno 3 volte il Rukhnama.
  • Tale libro deve essere ben visibile in tutte le librerie e di fianco al Corano in tutte le moschee.
  • Fa erigere nella capitale svariate statue in suo onore. Una in particolare, placcata d’oro, ruota di 360 gradi seguendo il sole.
  • Fa costruire un palazzo del ghiaccio nel deserto Turkmeno di Karakum, uno dei posti più caldi del pianeta. Giustifica il tutto dicendo che vuole insegnare il pattinaggio a chi abita nel deserto.
  • Ordina la creazione di un lago nello stesso deserto.
  • Fa piantare, nello stesso posto, migliaia di alberi per rinfrescare la zona.
  • Obbliga i parlamentari del suo governo a piantare un albero per dare il buon esempio ai cittadini.
  • Per la stesura del Rukhnama si autoassegna il premio “Magtymguly” una specie di Nobel per la poesia.
  • A quel palazzo del ghiaccio manca ancora qualcosa: ci mette dentro dei pinguini.
  • Rende irraggiungibili i forum di discussione e autorizza la sola società di telecomunicazioni statale a vendere contratti internet. Nel 2005 i turkmeni on-line sono 36.000 circa, a fronte di una popolazione di più di 4.000.000 di abitanti.

 

 

La fine

Turkmenistan - Funeral - President Saparmurat Niyazov

Nel 2006 un attacco cardiaco pone fine alla dittatura di Niyazov.

Il padre, condottiero ed eroe dei Turkmeni, come amava farsi definire (nell’ordine: da se stesso, dal popolo e dal parlamento).

Finì così la bizzarra vita di un uomo che credette fino alla fine nel grande Turkmenistan: così tanto da metterci la faccia; Ovunque.

Di più; Fece tutto questo non avendo particolari abilità.Tranne una, forse; Quella di ingannare la storia:

perchè come tutti i più spietati dittatori anche lui stuprò, uccise e torturò.

Ma da tutti verrà ricordato semplicemente come l’uomo che portò i pinguini nel deserto.

 

 

Note & Fonti

Dedico l’articolo ad Andrea che mi ha fatto conoscere le gesta di questo personaggio.

Fonti in ordine sparso:

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