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[dida]Erano anni che sognavo di regalarmi un giorno intero di cinema[/dida]Erano anni che sognavo di regalarmi un giorno intero di cinema, 15 ore quasi consecutive di 35 mm, sottotitoli, luci soffuse, immagini che scorrono lente o veloci, colori, rumori, commenti in sala, risate, applausi.

Quando frequentavo l’università negli ultimi tempi avevo preso l’insana abitudine di andare al cinema da sola il giorno che passavo un esame… come premio personale: era sempre in settimana e mi capitava spesso di vedere delle “ciofeche” colossali ma era una bellissima sensazione ritrovarmi dopo un mese e più di studio concitato sprofondata nel velluto delle poltrone colorate dei piccoli monosala (all’epoca i multisala erano ancora una fantasia futuristica!) a fissare uno schermo grandissimo tra pochi appassionati spettatori.

Mi alzo quindi, armata di entusiasmo stellare, lunedì 26 novembre, [i]con i capelli naturalmente ribelli e sparati in direzioni opposte come la signorina del manifesto del TFF disegnato da Altan.[/i] Cerco disperatamente degli orecchini all’altezza di quelli gialli del poster, ma nel mio stato naturale di sonno implacabile non trovo nulla di adeguato.

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Alle 9.00 sono già di fronte al Lux… peccato che aprano solo un quarto d’ora prima della proiezione, cioè alle 9.30

Assiderata cerco calore nei bar dei dintorni e riesco a spendere un 1€ e 40 per un cappuccino, buono però.

Finalmente entro. Un tavolino mi accoglie con il programma e qualche volantino. Prendo quello di Amleto2 con Filippo Timi che mostra il dito medio verniciato di rosso, non si sa mai che lo debba riciclare per qualcuno!

Al piano inferiore ci sono un bar e dei comodissimi divanetti neri di pelle la cui qualità verifico con serietà ed impegno secondo i miei alti standard: check passed! Non sono l’unica ad essere già lì. In sala mi attende il primo film che ho scelto: Terra di mezzo di Matteo Garrone.

[title]Terra di mezzo di Matteo Garrone[/title]
Qualcosa mi aveva dato da pensare, quando all’inizio del film, scorrevano i nomi dei protagonisti senza cognome: Silhoulette, Pascal, Barbara… La prima mezz’ora passa osservando prostitute nigeriane al lavoro per le strade delle periferia di Roma: terra di mezzo appunto.

Tra contrattazioni per “solo bocca, bocca + ass, due signorine in offerta speciale al prezzo di una” ed un ampio approfondimento dei prezzi in voga nel lontano 1996 quando ancora c’erano le lire, passo alla giornata tipica degli immigrati albanesi anch’essi sul ciglio della strada in cerca di un lavoro in nero.

Giovani, giovanissimi, umili. Anche chi li prende a lavorare sembra essere messo sullo stesso piano, quasi disperato come loro, mentre i committenti finali sono descritti come altezzosi o un po’ lontani dalla realtà.

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Per ultimo 20 minuti di osservazione di un benzinaio immigrato egiziano con tutte le macchiette di personaggi che si fermano a dialogare con lui presso la pompa di benzina self service: sinceramente mai visto che la gente desse particolare confidenza ad un benzinaio per di più brutto ed in piena notte. Mah!
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Il film-documentario non mi dispiace, uno spaccato di vita di mezzo.

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La scena più esilarante quella in cui uno dei giovani albanesi si ritrova ad aiutare un idraulico cui la padrona di casa, una signora new age un po’ strana ed evidentemente arrapata, gli propone di “volerlo svelare…” l’idraulico è sempre l’idraulico!
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[title]Compliance di Craig Zabel[/title]
Il secondo film è [i]Compliance di Craig Zabel.[/i] Alle 11.30 ormai gli spettatori da 50 circa sono diventati più di cento. L’età è variegata, studenti, pensionati, 40enni, appassionati di cinema e non.

Cerco di fare una telefonata prima dell’inizio ma mi rendo conto che la sala è schermata ed i cellulari non prendono, sistema antipirateria dice il volantino. Allora chiedo il permesso di uscire per pochi minuti e fuori dalla porta trovo la gente in attesa di entrare senza biglietto i 5 minuti prima di ogni spettacolo in caso di posti liberi.

C’è qualche contestazione perché l’addetta non può farli entrare prima di ricevere il permesso ufficiale ed è già tardi. Rientro prima che scoppi una rissa! Sono gracilina e piccola, me le prenderei solo… Alla fine trovano tutti posto felici e contenti.

Il film è bellissimo, girato con maestria, suspense psicologico dalla prima scena all’ultima.

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E’ la cronistoria di uno dei 70 e più incidenti avvenuti in America in cui uno scherzo telefonico ad opera di un maniaco che si finge poliziotto si trasforma in un’aggressione sessuale.[/spoiler]

Come nelle più grandi tragedie della storia, le persone si prestano a cose ignominiose perché giustificate da ordini ricevuti da una presunta autorità, mettendo da parte la propria etica, intelligenza ed il rispetto altrui fino a diventare essi stessi complici ed aguzzini.

Il breve riassunto del film nel programma del TFF riporta: l’orrore dell’eseguivo solo gli ordini.

Una trappola in cui tutti, per paura, per indifferenza, per mancanza di coraggio possiamo cadere e che fa riflettere sul male che si può compiere pur non tenendo in mano noi stessi l’arma ma fungendo da ignaro (forse) braccio esecutore. Una singola mente diabolica e malata che manovra un intero gruppo di persone.

Alle 13.00 vado a pranzo serena, con diversi spunti su cui riflettere, e mi mangio alla veloce 11 pezzi di sushi e nigiri. Dopo un caffè torno al Lux: ormai la signorina in tailleur che stacca i biglietti mi riconosce e mi sorride.

[title]Smettere di fumare fumando di Gipi[/title]
Alle 15.00 mi aspetta [i]Smettere di fumare fumando[/i], una specie di Big Brother casalingo girato dal fumettista Gipi con una telecamera a mano.

[i]10 giorni di agonia di astinenza dal fumo, con l’unica consolazione dell’Oki e degli amici e della dolce fidanzata (ma come avrà fatto a conquistarla quella bella gnocca non si sa!)[/i]

Molto ironico e divertente, peccato per i primi piani dei denti gialli del protagonista, per le parolacce continue e per il fatto che nonostante duri solo 68 minuti si esca dalla sala con un mal di testa allucinante.

Non è né un film né un documentario, è come dice Gipi stesso un corto girato per puro divertimento e per fortuna dico io, anche se non mancano le trovate da regista come le riprese attraverso lenti ed ingrandimenti e giochi di parole e divagazioni dissacranti sulle stranezze del popolo del web, tra pleiadiani e posseduti da alieni. Che ce ne fosse anche qualcuno in sala!!

[title]Dimmi che destino avrò di Peter Marcias[/title]
Esco e corro al Massimo per la proiezione delle 17.30 della pellicola [i]“Dimmi che destino avrò”[/i], nella sezione Festa Mobile. Arrivo molto in anticipo e scopro tristemente che neanche per il TFF hanno avuto la pensata di mettere 2 sedie né all’interno né all’esterno riscaldando lo spazio come il bar vicino.

Ci vogliono dei posti dove sedersi in attesa dei film, un ambiente in cui i seguaci possano ritrovarsi come una comunità e sentirsi parte di qualcosa. Dopotutto è un festival!

Aspetto volenterosa mezz’ora in piedi poi finalmente posso entrare. Qui una signora di cui non ho capito il nome ma dai coloratissimi capelli rossi presenta il regista Peter Marcias e gli attori ed anche un responsabile dell’Unicef che ci ricorda che siamo nell’ultimo dei 10 anni dell’integrazione dei bimbi Rom. Il film è fuori concorso ed è una delle pellicole sarde presenti al TFF 2012.

[i]Quando esco, come una giornalista d’assalto, mi metto all’inseguimento della bellissima e bravissima Luli Bitri… di cui prendo una foto che non rende abbastanza onore alla sua bellezza. Già solo per questo mi meriterei di essere favvata 5-6 volte![/i]

[i]Film bello, attori superbi, qualche riferimento all’attualità con gli sgomberi dei campi Rom e la presa delle impronte digitali dei bambini gipsy ed una, solo accennata, storia d’amore di sottofondo[/i]

Sinceramente l’ho trovato un po’ condito all’acqua di rose, ma vale la pena vederlo. Ci ricorda come da bambini spesso si nasce segnati da un certo destino cui è difficile sfuggire.

La sera invece con la mia amica Santra (come la chiamo io) vado al Reposi. La gente è tanta, anche qui nessun posto a sedere, nessun banchetto coi libri come all’Ambrosio gli anni scorsi, o almeno se c’è non lo vedo. La sala è gremita, 5 posti in centro sono riservati ai critici del concorso ma non riesco ad individuarli (Luli Bitri li avrà avvertiti di stare attenti ad una fantomatica blogger nerd d’assalto con orecchini stile locandina TFF e macchina foto compatta!).

[title]Una Noche di Lucy Mulloy[/title]
Scopro che la regista di [i]Una Noche[/i] è una donna, Lucy Mulloy di nazionalità anglo-cubana a e forse adesso in attesa di prendere anche quella americana. Il film è il migliore di tutto il giorno.

[i]Bellissima la fotografia, con la camera da presa che ci porta tra i vicoli coloratissimi dell’Avana, sembra di sentirne anche gli odori.[/i]

Una storia di amore fraterno molto dolce, racconti di povertà, di desiderio di riscatto e di vita nuova, un excursus sull’ingenuità dell’adolescenza che crede in imprese impossibili e che tali purtroppo rimangono. Uno spaccato di vita vera al di là della Cuba che si può conoscere come turisti in qualche settimana di vacanza.

[dida]Tanta felicità per aver trascorso una giornata completa al Torino Film Festival[/dida]Costo complessivo della giornata: 25 euro con sconto tessera musei per cinque film, più pranzo e caffè per i quali ho scialacquato troppo e preferisco glissare, un Moment per il mal di testa, pagamento parcheggio evitato grazie a scrocco passaggio, studio dettagliato delle vetrine dei negozi di via Roma e via Po, un po’ di occhiaie, ma [i]tanta felicità per aver trascorso una giornata completa al Torino Film Festival, che come ribadisco sempre, è un festival che merita, di contenuto e di qualità… manca solo qualche sedia!!

Totale gratificazione della giornata 400%.[/i]