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Sono diversi giorni che leggo e rileggo queste righe, scritte da poco e trovate sulla bacheca di un amico.
Spero che piacciano anche solo una frazione di quanto sono piaciute a me. ;)
[nomi e luoghi sono “asterischizzati” per motivi di privacy]
[quote]Ai miei alunni
Quando entrai per la prima volta nella scuola media di **** avevo ventisei anni, ne esco a sessantuno per andare ad insegnare a *******. Lascio questo paese che mi ha dato tanto ed a cui, forse, non ho saputo ricambiare come avrei voluto, come avrei dovuto.
Non vado in pensione, nessun insegnante che si rispetti può mai andare in pensione finché c’è un ragazzo che ha voglia di imparare qualcosa, una storia da raccontare. Restare ai giardinetti con i pensionati mentre i ragazzi vanno a scuola, non mi piace, sarebbe una tortura. Vado via prima di quel tempo e vorrei che ci si ricordasse di me mentre faccio ancora lezione, correggendo un periodo sbilenco o insegnando l’importanza della Storia per essere cittadini e non clienti di qualche imbonitore di turno.
C’è tanto da fare anche altrove e altrove è un posto bellissimo, tutto da scoprire. Un’altra città, altre aule in cui crescere assieme. Ci saranno altri ragazzi nei quartieri di Catania e magari verranno dall’India o dalla Romania; poco importa anche con loro c’è da imparare. Avrò ancora storie da ascoltare, occhietti curiosi mi sbirceranno da sopra i banchi in attesa di una gratificazione od un affettuoso ”provolone” se non hanno fatto i compiti.
Con rammarico lascio i miei ultimi alunni della classe seconda A, del resto è inevitabile che sia così, ci sarà un naturale ricambio generazionale, mi auguro. Voi però abbiate cura del nuovo insegnante, se è giovane dentro, coccolatelo, fategli sentire che siete interessati alle sue lezioni, stimolatelo con la vostra curiosità, storditelo di domande e pretendete risposte. Se dentro è vecchio, non maltrattatelo troppo, compatitelo.
Fare l’insegnante è un mestiere bellissimo ma difficile e non tutti quelli che dicono di esserlo sono realmente tali ed allora soffrono, perché fanno un lavoro per il quale non sono portati e solo un accidente di destino li ha messi dietro alla cattedra a tormentare gli alunni. Solo che poi, alla fine del triennio voi andate via, ma loro restano lì, bocciati a vita.
Ai miei studenti di oggi e di ieri voglio dire grazie per avermi sopportato per tanti anni, grazie per aver “subito” le mie accanite lezioni, grazie per aver digerito educatamente i miei rimproveri quando non facevate i compiti, quando non vi comportavate bene ed io vi richiamavo facendo leva sulla vostra sensibilità acerba ma vivissima.
Ne abbiamo fatta di strada, vi ho visto crescere, diplomarvi e laurearvi e voi diventare i miei capelli sempre più bianchi. Sappiate, però, che non mi sento vecchio per nulla, sono pronto ancora a giocare la vita, a coltivare il dubbio, a diffidare delle verità a scatola chiusa, ad usare sempre la testa, a restare curioso. E’ questo che ho sempre voluto per me e che voglio da voi.
Ora vado, perché sento che è giusto così, perché i sogni finiscono al mattino per ricominciare la notte dopo. Mi piace lasciarvi con un ultimo insegnamento: nella vita non esistono segreti! Tutto è possibile. Le montagne invalicabili, gli oceani immensi, i deserti inaccessibili: tutto è stato superato.
Ed allora credeteci, credete in voi stessi, prendetevi la vita, non consegnatela ad altri. Abbiate conoscenza delle cose e la vostra fede, se vorrete averne una, non sia cieca e ubbidiente, ma vigile e critica.
Il vostro prof. E***** B*******
****, 28 giugno ‘12[/quote]