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– No! Non così! Lo stai perdendo! –
Splash! Una secchiata d’acqua arriva diretta sul volto del maestro. Mi sforzo il più possibile per non scoppiare a ridere, ma non riesco a trattenere un piccolo sogghigno che mi tradisce.
– Cosa hai da ridere? – borbotta il maestro piuttosto alterato.
Durante gli esercizi pretende sempre la massima serietà, ma resta comunque il vecchio nonno che quando ero piccolo giocava in continuazione con me. Non è per nulla semplice cercare di mantenere un’atmosfera seriosa, soprattutto considerando la sua indole da simpaticone del gruppo.
– Guarda bene – dice con un tono molto più tranquillizzante – ti mostro per l’ennesima volta l’esercizio. –
In un attimo, con tutta la nonchalance di questo mondo, evoca un filo d’acqua di fronte a lui che ignora la gravità, girandogli tutt’intorno in un perfetto semicerchio, e cade verticalmente in un vecchio secchio alle sue spalle. Il tutto mentre mantiene costante un getto d’aria calda sui suoi pochi capelli per asciugarli. Non posso fare a meno di notare quanto il nonno riesca a far sembrare semplice ogni cosa.
– Ricorda, – continua il nonno una volta riempito il secchio – l’evocazione dell’acqua passa per le mani, ma la minima incertezza dai gomiti in su porta immediatamente ad un cambiamento di portata. Per quanto riguarda il controllo della gravità, ormai dovrebbe essere una sciocchezza. –
Su questo ha perfettamente ragione, ormai il controllo di masse d’acqua è una banalità, fa parte della nostra natura. La nostra famiglia è il punto di riferimento tra i maghi del 5° quartiere, conosciuto in città come “lo spicchio dell’antifisica”. Abbiamo questo talento innato che ci permette di controllare gli incantesimi di trasmutazione con una facilità immensa, fin da bambini, senza nemmeno averne piena coscienza. Però l’evocazione non è proprio il mio campo, e nonostante il richiamo di un filo d’acqua sia piuttosto banale, collegarlo ad un altro incantesimo mi sta dando più noie del previsto.
– Ok, voglio riprovare. – annuncio con fare convinto.
Ma riesco a malapena a far comparire l’acqua quando Eric irrompe nella stanza, spalancando la porta e iniziando a schiamazzare.
– Mark! Grandissime notizie! –
Ciaff! L’acqua appena evocata finisce tutta sui piedi del maestro, che diventa immediatamente rosso di rabbia. Questa volta non riesco proprio a trattenermi, e scoppio a ridere insieme ad Eric.
– Inammissibile… – dice sconsolato il nonno. – Va bene, per oggi basta. Vi lascio da soli, cercate di non fare troppi danni.–
– Sissignore! – urliamo all’unisono entrambi, balzando sull’attenti, mentre il nonno va verso la porta, lasciando dietro di se una scia di impronte bagnatissime.
Eric è sovraeccitato, non l’avevo mai visto in queste condizioni. No, sto esagerando, quando imparò a lanciare la prima rispettabile palla di fuoco passò una giornata intera a saltellare per la città. Ma comunque era da molto che non irrompeva così, senza nemmeno avere la pazienza di bussare, per dare nuove notizie.
– Allora? – gli chiedo io incuriosito – Cosa è successo?
– L’incantesimo di propulsione che sto ideando! Ho capito come farlo funzionare! – urla come se fosse al mercato.
– Ah, vero. Il “famoso” progetto di propulsione – gli rispondo smorzando gli entusiasmi. – Dai, fammi vedere se non è il tuo solito buco nell’acqua. –
Ovviamente non mi ha nemmeno ascoltato, si stava già preparando per la dimostrazione pratica. Chiude gli occhi qualche secondo per concentrarsi, poi si posiziona con la gamba sinistra leggermente in avanti, come se stesse per correre via dalla finestra. Allunga le braccia davanti a sé, un piccolo sospiro, ed ecco comparire davanti alle sue mani una semplice, piccola sfera di fuoco. Tuttavia, ad un esame più attento, noto che il calore della sfera non è distribuito omogeneamente, ma in modo da attirare l’aria tutt’intorno sé e spingerla in avanti.
– Tutto qui? – gli dico con una punta di delusione.
Anche questa volta mi ignora completamente, e continua con la dimostrazione. Eric direziona la sfera in modo da sputare l’aria verso l’alto e abbandona la sua posizione di lancio. Ma la sfera, invece di scomparire come ogni incantesimo canalizzato, schizza a terra spinta dal getto d’aria opposto, e continua a spingere sul pavimento quando Eric urla vittorioso: – Lo vedi? Lo stai vedendo? Ce l’ho fatta! –
Ma l’entusiasmo dura una dozzina di secondi, fino a quando la forza di spinta della sfera e le sue dimensioni iniziano a calare lentamente, ma inesorabilmente.
– Quanto dura l’incantesimo? – gli chiedo, vedendo la sfera scemare in una pallina sempre più piccola.
– Allo stato attuale, due minuti e 12 secondi… – risponde lui sconsolato, ma con una scintilla fiduciosa negli occhi.
– Addirittura? – esclamo con tono sarcastico – Ma è fantastico! Già immagino i titoloni in prima pagina: “Rivoluzionati i trasporti di tutto il mondo! Ora i viaggi di 3 minuti dureranno ben 15 secondi in meno!” – e inizio a ridere crepapelle.
– Ridi pure, – ribatte lui – poi un giorno vedremo chi aveva ragione!
Ci fermiamo qualche momento in silenzio a guardare la pallina di fuoco, che sta lentamente scomparendo lasciando un alone nero bruciacchiato sul pavimento in pietra. Lo sento contare sottovoce “dieci, undici, dodici.” e la sfera si dissolve completamente, precisa come la preghiera del mezzogiorno di un chierico, lasciando la scena per qualcosa di ben più catastrofico. In quel preciso istante la terra inizia a tremare, ma non come un semplice terremoto, è qualcosa diverso, molto più spaventoso.
– Non ci sono effetti collaterali nel tuo incantesimo, vero? – urlo a Eric.
– No! Ovvio che no! Non è colpa mia! – risponde piuttosto preoccupato.
Un lampo di luce scarlatta illumina completamente la stanza, come se il sole del tramonto fosse entrato della finestra. Dura meno di un secondo, ma abbastanza da accecarci momentaneamente. Quando riusciamo a riaprire gli occhi, uno spettacolo agghiacciante si para di fronte a noi. L’intera parete ovest del palazzo era sparita! Non esplosa o caduta, era come evaporata di netto, lasciando libera la visuale verso qualcosa di sconvolgente.
– Cosa avete fatto?! – tuona il nonno rientrando nella stanza, prima ancora di vedere con i suoi occhi cosa stesse succedendo.
– Non è colpa nostra – dice Eric con tono decisamente spaventato. – Noi non… –
– Zitto e fermo, non fare nulla finché non torniamo. – lo interrompe il nonno, evidentemente preoccupato. – Mark, vieni qui. –
Con la vista ancora abbagliata mi avvicino a lui, completamente smarrito. Il nonno mi appoggia la mano sulla spalla destra e ci teletrasporta istantaneamente sulla torre del Palazzo di Comando, il punto più alto di tutta Firenash. E solo in quel momento inizio a realizzare quanto grave sia la situazione.
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