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James Ensor

Le poetiche simboliste della fin-de-siècle vedono emergere protagonisti dì grande rilièvo, in varie aree europee. In Belgio spicca la personalità di James Ensor che trova una via originalissima di partecipazione al clima simbolista, cui appartiene di pieno diritto, essendo nato a Ostenda nel 1860.
La decisione di fondo di Ensor avviene quando, a metà degli anni Ottanta, egli immette il suo magma espressivo ( fatto di improvvise lacerazioni cromatiche – nell’alveo del tema delle maschere carnevalesche, o da commedia dell’ arte, che lo autorizzano ad accantonare i rispetti e le cautele tonali, per estrinsecare invece uncromatismo schietto, spudorato, senza tuttavia dar luogo a un furore, urlato e generico. Le maschere, infatti, amministrano la loro policromia con un rituale, come un codice sociale provvisto di regole, anche se improntate alla liberazione carnevalesca. Le maschere sono tipi, o più precisamente simboli, chiamati a evocarevalori di largo raggio. Solo che il tratto originale della soluzione ensoriana sta nel suggerire una trascendenza verso il basso, piuttosto che verso gli alti cieli metafisici o metapsichici, come invece avviene per lo più negli altri Simbolisti.
Per il resto, anche questo simbolismo del basso ( gioioso, infantile e grottesco ) si sa valere di motivi curvilinei, e di un effetto esaltante di iterazione. Le maschere infatti sciamano e pullulano in grande quantità, fino a far intuire la loro pervasività simbolica a connotare tutta la realtà sociale.Renato Barilli

James Ensor, nato il 13 aprile 1860 e morto il 19 novembre 1949 nella città belga di Ostenda, è uno dei pittori più importanti e, inoltre, è stato, insieme a Munch, uno degli apripista di Espressionismo e Surrealismo, sviluppatosi nella prima meta del XX secolo.

Biografia

Ensor, nato nel 1860 da padre inglese (un ingegnere) e madre fiamminga (Maria Catharina Haegheman, che possiede un negozio di souvenir, chincaglierie e maschere di carnevale ad Ostenda), aveva una sorella, Manette (Mitche) e condusse una vita sedentaria per, quasi tutto il tempo ad Ostenda, dove frequenta, nel 1873 per due anni il liceo, prendendo lezioni di disegno dai pittori del luogo.
Nel 1876, dopo essersi trasferito nel 1875 in una casa all’angolo tra rue de Flandre[i] e [i]boulevard Van Iseghem (dove vivrà sino al 1917), frequenta l’Accademia di Ostenda e realizza i suoi primi dipinti che rappresentavano, su cartone, prevalentemente paesaggi e per i quali traeva ispirazione nella sua città.
Nel 1877 si trasferisce a Bruxelles per frequentare l’Accademia e conosce vari pittori come Khnopff (che accuserà di plagio nel 1886 per l’opera Listening to Schumann che, dipinta da Khnopff ed esposta quell’anno, richiama Russian Music, realizzata da Ensor nel 1881) ed Ernst Rousseau, il rettore. Nel 1880 lascia l’Accademia e torna ad Ostenda, rimanendo però in contatto con Bruxelles, tant’è che entra a far parte di un circolo intellettuale guidato da Ernst Rousseau.
Nel 1883 entra a far parte de I Venti (che si scioglierà nel 1894), fondato da Octave Maus e dipinge il suo primo quadro con maschere, Scandalized Masks e il suo autoritratto, Self with flowered hat.
Nel 1887 suo padre muore e, un anno dopo, comincia il suo periodo chiaro, le cui opere (come Entrata di Cristo a Bruxelles, la sua opera più conosciuta, dipinta nel 1889) vengono rifiutate e considerate scandalose anche dai membri de I Venti, che pensano di estrometterlo dal gruppo. Dal 1888 al 1892, infatti, Ensor inizia ad affrontare temi religiosi; per il pittore, ateo, la religione è la testimonianza della stupidità del genere umano, ma si rispecchia nella figura di Gesù Cristo, vittima anch’egli dello scherno opprimente della gente.
Non riscuote molto successo, tant’è che nel 1894 cerca di vendere, inutilmente, le sue opere.
Nel 1904 conosce i coniugi Lambotte, che acquistano alcune delle sue opere, gli fanno conoscere François Franck (che promuove il pittore, al punto che, grazie a lui, il Museo di Anversa acquista alcune delle sue opere) e gli donano un armonium, alla pratica del quale il pittore dedicherà molto del suo tempo. Inizia, quindi, a riscuotere il dovuto successo, tant’è che, prima nel 1917 e poi nel 1933, viene nominato Principe dei pittori, insignito del grado di Grande Ufficiale della Legion d’Onore e nominato barone nel 1929. Nel 1911 compone il balletto La gamme de l’amour, per il quale disegnerà anche i costumi e le scenografie. Gli fanno visita Emil Nolde nel 1909 e Kandinskij nel 1929; rimane ad Ostenda anche durate la Grande Guerra; nel 1915 viene arrestato per aver insultato Guglielmo II (l’imperatore prussiano) e sua madre, con la quale mantenne ottimi rapporti, muore all’età di ottant’anni, ma lascia aperto (non a scopi commerciali) il suo negozio di souvenir.
Muore nel 1949 all’età di 99 anni, riuscendo quindi a vedere la sua fama diffondersi.

Arte

I suoi grotteschi e inquietanti soggetti, ispirati dagli abitanti di Ostenda, rappresentati come scheletri, pagliacci e maschere, ispirati da Bosch, per i quali provava disgusto, furono precursori del Surrealismo e del Dadaismo e la sua tecnica, caratterizzata da una pennellata aggressiva e un acceso contrasto dei colori, quasi stridenti dell’Espressionnismo. Come molti degli intellettuali del tempo, criticava aspramente con ironia e sarcasmo la società borghese dell’epoca, avvicinandosi al Decadentismo, in particolare a Pirandello, che pensava che la vita, per la sua mutevole sembianza (riprendendo Bergson, secondo il quale il tempo lascia, col tempo, dei segni, come i cerchi nei tronchi negli alberi e, quindi, la vita è in continua evoluzione trasformazione), non è tangibile e che, per essere vissuta, bisogna darle una forma, un’insieme di regole e convenzioni sociali che, però, diventano una maschera, dalla quale è impossibile evadere.

Entrata di Cristo a Bruxelles

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Entrata di Cristo a Bruxelles, 1888-89, olio su tela, 258 x 431 cm, Musée Royal des Beaux-Arts di Anversa.[/spoiler]
Entrata di Cristo a Bruxelles è il dipinto più famoso di Ensor e rappresenta l’entrata di Cristo a Gerusalemme in groppa ad un asino, trasportata, però, ai giorni nostri e in una Bruxelles brulicante di persone, rappresentate come maschere e pupazzi, unite in una manifestazione, controllata da una banda di militari e con striscioni e cartelli colorati.
Al centro dell’opera v’è Gesù Cristo che, cavalcando un asino, avanza, avvolto da un’aureola e accerchiato, schiacciato dalla folla urlante, formato da personaggi caricaturali e orripilanti, ripresi, con minor ironia, successivamente dall’espressionista Otto Dix, perdendo, confuso tra i volti tutti uguali, ogni suo carisma o spessore.

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fonti |
R. Barilli, L’arte contemporanea. Da Cézanne alle ultime tendenze, Feltrinelli 1984
Wikipedia
Enciclopedia
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