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Muse

Prima della svolta poppettara, prima che orde di Twilighters si strappassero i capelli sulle note di Supermassive Black Hole, prima della gaffe della Ventura, prima di tutto questo, chi erano stati e chi sono i Muse?

Bellamy, l’era Showbiz e i funghetti allucinogeni

Per capire meglio i Muse bisogna soffermarsi sulla figura del frontman Matthew Bellamy.
Personalità eclettica e disturbata, diffidente e visionaria, Bellamy – autore di tutti i brani della band – dimostra fin da tenera età predisposizione verso la musica e si avvicina presto al pianoforte, abbracciando la chitarra solo in seguito, integrando così il fascino classico di Rachmaninov alle graffianti sonorità di Nirvana e The Cure. Assieme al bassista Christopher Wolstenholme e al batterista mancino Dominic Howard forma i Rocket Baby Dolls, con i quali vince la Battle of the Bands di Teignmouth, il loro paese natale.

Mutato il nome in un più evocativo “Muse” e freschi di pubblicazione del Muscle Museum EP, i tre stringono una collaborazione con il produttore John Leckie (The Verve, Radiohead) e pubblicano Showbiz, il loro primo cd, dal quale vengono estratti i singoli “Uno”, “Cave”, “Muscle Museum”, “Sunburn” e “Unintended”.

In quei gloriosi anni Bellamy, appena ventenne, suona quasi sempre strafatto, e sperimenta diverse droghe, stando però “lontano dalla merda chimica”.

Origin of Symmetry & Absolution

Il secondo e il terzo album dei Muse consacrano la maturità del gruppo e mantengono le promesse di Showbiz. Origin of Symmetry (titolo ispirato da una delle molte letture di Bellamy sull’origine del mondo, ovvero Hyperspace di Michio Kaku) è un disco rock aggressivo che alterna vene di rabbia e malinconia a estensioni vocali disumane (“Micro Cuts”, fino ad arrivare ad un Sib4 nella cover di “Feeling Good”). Da Origin vengono estratti i singoli “Plug in Baby”, “New Born”, “Bliss”, “Hypermusic” e “Feeling Good”.

Absolution porta le premesse dei primi due capitoli ad un livello estremo. Concept album sulla fine del mondo e dell’umanità, l’album introduce la presenza di un’orchestra (Blackout), di fraseggi al piano raffinati e aggressivi (Butterflies & Hurricanes) e radicalizza i timori complottistici di Bellamy. Vengono estratti i singoli “Time is Running Out”, “Stockholm Syndrome”, “Hysteria”, “Sing for Absolution” e “Butterflies and Hurricanes”. Durante il tour di Absolution detiene il Guinness World Record per numero di chitarre sfasciate, l’ultimo dato è di 140.

L’era pop e i Muse contemporanei

Con Black Holes and Revelations (2006) e The Resistance (2009) si apre la fase dei Muse contemporanei, l’innegabile virata pop che molti temevano e che prima o poi avrebbe dovuto bussare alla porta. L’esempio più eclatante è rappresentato dal singolo “Starlight”, una dichiarazione d’amore alla storica girlfriend di Bellamy, la studentessa Gaia Polloni: pianoforte etereo e lyrics ottimiste. Si passa al pop falsettato di “Supermassive Black Hole” (il video è di Floria Sigismondi, ed è un must) che viene scelta per far parte della colonna sonora di Twilight, su espressa richiesta dell’autrice. Chiude il disco “Knights of Cydonia”, spagnoleggiante inno elettrico da cowboy on drugs.

The Resistance è, fino ad ora, l’ultimo album dei Muse. Accolto tiepidamente dalla critica, consacra la svolta pop del gruppo. Se si toglie infatti la sinfonia in tre atti conclusiva il disco al primo ascolto pare una fusione di Queen, Timbaland e Doctor Who, ed è troppo breve per collocarsi in una direzione precisa. Nonostante ciò, The Resistance è diventato in breve tempo doppio disco di platino per aver venduto oltre 120.000 copie ed essersi classificato in prima posizione in quasi venti paesi.

Cosa faranno i Muse ora?
Bellamy, fresco di figlioletto da Kate Hudson, ha annunciato un nuovo disco in uscita nel 2012, con atmosfere à la Does it offend you, yeah?. Non ci resta che aspettare e pregare che, personalmente parlando, la svolta pop sia stata solo un simpatico – e piacione – passo falso, e che non cadano nel buio e tetro baratro dove i Coldplay hanno già piantato le tende da diversi anni.

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