Anachronox

Partiamo da un presupposto, ovvero dai creatori di questo gioco: Ion Storm. Per i meno avvezzi probabilmente questo nome risulterà quasi sconosciuto ma per i più pratici non potrà che far venire in mente capolavori quali Deus Ex e Thief (su Daikatana stendiamo invece un velo pietoso). Una casa di produzione assolutamente ad altissimi livelli ma che ha vissuto la propria vita a velocità folle, tra alti e bassi, vera e propria esponente videoludica del modus vivendi “live fast die young” di rockettara memoria.

Anachronox era la realizzazione dei sogni di Tom Hall, ex dipendente e fondatore di Id Software nonché collaboratore dei più celebri John Carmack e John Romero (anch’egli co-fondatore di Ion Storm insieme allo stesso Hall). Un autore, diciamolo subito, atipico per il mondo dei videogiochi, da sempre più vicino ad una visione cinematografica del prodotto piuttosto che della sua visione prettamente ludica. Con Anachronox tutto il suo pensiero si fuse amabilmente con i pixel presenti sullo schermo, portando il videogioco ad una poesia raramente raggiunta da altri esponenti del settore, anche da quelli più rinomati. Per Hall, probabilmente, Anachronox rappresentava, oltre che il sogno della vita, anche la realizzazione, la conferma, delle proprie abilità da sempre all’ombra di due dei più grandi game designer della storia videoludica.

Anachrox poteva essere tutto questo, la realizzazione di una carriera, la costruzione di un mondo da sempre immaginato, una rivalsa.

Purtroppo non fu così.

Gameplay

Anachronox era un Gioco Di Ruolo, proprio uno di quelli che meritano ogni singola lettera maiuscola. Le meccaniche, a dire il vero, erano piuttosto classiche e decisamente ispirate ai maggiori esponenti dell’epoca, ovvero Chrono Trigger e Final Fantasy. Dal primo prendeva la caratteristica di non possedere incontri casuali mentre dal secondo traeva, quasi plagiando, il combat system che in epoca Playstation l’aveva reso un caposaldo dell’industria dell’intrattenimento. Insomma, era un titolo decisamente facile da affrontare, dato che i giocatori non si ritrovavano sperduti in meccaniche complesse e sconosciute. Si combatteva, si decidevano le mosse da eseguire e, in caso di vittoria, si guadagnavano punti esperienza che facevano salire di livello i nostri personaggi. Elementare, insomma, ma comunque piacevole e intervallato da alcuni minigiochi che potevano essere affrontati solo da alcuni personaggi specifici (a ogni gioco la sua skill, in poche parole). Piacevole, quindi, ma nulla di eccezionale se preso in esame sotto quest’aspetto. Ma siamo solo all’inizio.

Grafica

Graficamente presentava alti e bassi. Sfruttando il motore di un ormai vetusto Quake 2, per quanto opportunamente potenziato, non ci si poteva ovviamente aspettare miracoli. I personaggi presentavano un numero non troppo alto di pixel e l’aspetto generale non faceva di certo gridale al capolavoro. Però aveva i suoi assi nella manica: innanzitutto le animazioni, realizzate in modo magistrale se confrontate con gli altri titoli dell’epoca e, in secondo luogo, le texture, dettagliatissime. Un aspetto che ricorda un po’ il primo Fable, anche se non ci potrebbe essere esempio più lontano per quanto riguarda le ambientazioni, che andremo ad esaminare ora.

Trama

Voi impersonerete Sylvester “Sly Boots” Bucelli, un investigatore privato di non troppo successo, sul pianeta omonimo del gioco, ovvero Anachronox. Tutta l’atmosfera del titolo permea di una magia a metà via tra il noir e il cyberpunk, dai piccoli viottoli che andrete ad affrontare, alle grandi piazze che visiterete, ai boss che combatterete fino allo svolgimento delle scene che assisterete. La storia è infatti la vera punta di diamante di questo grande gioco: capace di catturarvi fin dalle prime scene, complice una regia di prim’ordine, capace di regalare scorci di livello hollywoodiano in più di un’occasione. Vi prenderà per mano, quasi sottovoce ma, quando meno ve lo aspetterete, sarà capace di rapirvi letteralmente fino al climax finale che vi terrà completamente incollati allo schermo. Il mistero della storia, il fascino delle ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi sono tutti da oscar, senza se e senza ma. Un titolo che sicuramente avrebbe meritato più successo, anche solo per dare merito ad una trama che raramente abbiamo avuto modo di seguire in tanti altri titoli.

Influenze

Giusto per dare ancora merito a questo ambito, mi sembra giusto ricordare il machinima di Anachronox, creato dal game’s cinematic director di Ion Storm Jake Huges. Una video (anzi, una sequenza) capace di mostrare a tutti, anche ai non giocatori come Anachronox fosse un titolo valido anche senza prendere in mano un pad. La sua storia e le sue cut scenes, da sole, bastavano per rapire il giocatore in un mondo sporco, malfamato e lontano ma, comunque, semplicemente fantastico.

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Perché non funzionò

Non funzionò per vari motivi: il gioco era un ibrido tra occidentale e orientale e, il risultato, fu che non attirò nessuno dei due tipi di appassionati. Chi cercava un titolo di stampo europeo/americano si ritrovava tra le mani un gioco di ruolo giapponese mentre chi cercava quest’ultimo si ritrovava di fronte ad un design completamente diverso da quello di allora,dominato dallo stile del sollevante. Uscì solo per PC, il che lo tagliò fuori dalla grande fetta di giocatori di JRPG presenti su console. Infine ebbe un’uscita travagliata, più volte posticipata che, complici numerosi errori di marketing, portarono il titolo a passare semplicemente inosservato il giorno della sua uscita.

Conclusioni

Un gioco da avere, punto. Non possederlo significa perdersi una fetta di storia sconosciuta videoludica. Non dimenticatelo, non di nuovo. Non merita un tale oblio ma solo una seconda, ultima, possibilità.

[Ingiustamente Dimenticati] è la rubrica a cura di @Chopinhauer per la riabilitazione e la riscoperta dei videogiochi più sfortunati della storia.

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