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Buongiorno a tutti, mi chiamo squitty (nickname in onore dei fumetti di Alan Ford) e sono utente Lega Nerd da un anno. Il grande Itomi mi ha promosso autore da qualche mese e approfitto della pausa estiva e conseguente carenza estrema di post per parlare di un film che non ho ancora visto su queste pagine.

Quando ho assistito all’annuncio della pellicola dedicata a Cap mi sono chiesto come il pubblico europeo potesse accogliere la celebrazione del supersoldato impersonificatore del mito americano specie in questo periodo in cui gli USA, giorno dopo giorno, non fanno altro che perdere credibilità davanti al mercato economico mondiale. Eh sì, per l’America non è certo un bel periodo visto che tra andamento economico e scelte belliche pare subire un costante e lento declino.
Per “lo Stato degli Stati” questa situazione si presenta quasi come un dejà-vu di quanto vissuto negli anni sessanta a causa del Viet Nam dove i patrioti si sono rivelati incapaci di bissare il successo raccolto durante la seconda guerra mondiale.

La pellicola di Joe Johnson narra la storia di Steve Rogers, minuto giovane americano che più di ogni altra cosa vorrebbe mettere il proprio infinito coraggio al servizio dell’America durante il secondo conflitto bellico mondiale. Purtroppo il suo fisico non gli permette di superare i test di arruolamento e Steve deve assistere inerme al reclutamento del proprio amico Bucky.

L’opportunità per cambiare il proprio destino gli verrà offerta durante la visita al Science Expò di Howard Stark (proprio lui, il padre di Tony aka Iron Man) dove Steve incontra il Dr. Abraham Erskine che subito riconosce nel ragazzo l’unica vera dote che può fare di quest’ultimo un vero soldato: un coraggio smisurato. Vediamo quindi Steve sottoporsi al progetto segreto per la creazione del supersoldato che da esile e rachitico ragazzino lo tramuta in un manzo da copertina dotato di una forza ed agilità uniche.

Contemporanemaente alla genesi di Rogers ci vengono mostrate le trame della segretissima organizzazione nazista denominata Hydra, corpo speciale creato da Hitler per indagare sull’occulto.
Il leader dell’organizzazione, Teschio Rosso, si impossessa di una misteriosa pietra, il famigerato cubo cosmico appartenuto ad Odino e capace di generare un’energia smisurata con la quale ha intenzione di regnare sul mondo intero sgominando lo stesso Hitler.

Chi si interroga su come finirà il duello tra americani e nazisti spero lo faccia ironicamente perchè è chiaro che il bene trionferà anche questa volta. Non sono infatti qui per parlarvi della trama del film, su cui credo di aver detto molto più di quanto si possa trarre dalla pellicola, quanto piuttosto del risultato complessivo che il prodotto di Johnson mostra sullo schermo. Personalmente ho davvero schifato oltre ogni limite il precedente prodotto del regista, il pessimo Wolfman,, con Benicio del Toro ed Anthony Hopkins, quindi non mi aspettavo certo un film migliore.
E così è stato: Capitan America mostra gli stessi problemi del lavoro che lo anticipa ovvero una manicale cura dei dettagli ma tanta lentezza per quel che riguarda lo svolgimento vero e proprio.

Per chi non lo sapesse Johnson ha un amore viscerale per il vintage (punto a suo favore) avendo lavorato per anni fianco a fianco con Spielberg nella trilogia di Indiana Jones oltre ad aver trasposto su pellicola le gesta dell’eroe fumettistico liberty Rocketeer.
Beh, il pregio di questo factotum della regia è di saper creare delle bellissime scene sfruttando costumi e scenografie ultra dettagliate. Questo è senz’ombra di dubbio il lato più interessante di Cap dove sin dalla prima inquadratura si coglie l’atmosfera spilberghiana in tutta la sua essenza. Altro punto sicuramente a favore va ai due writers Christopher Markus e Stephen McFeely che hanno voluto rappresentare una parte inedita del personaggio

[spoiler] che dopo essere diventato il simbolo dell’America e della sua potenza bellica non viene mandato in prima linea ma ridotto ad una scimmia ammaestrata star di ridicoli show itineranti per sollazzare i soldati.[/spoiler]

Notevole anche lo sforzo fatto per tentare di integrare la pellicola con i due predecessori Iron Man 2 e Thor con immancabile finale post titoli di coda in cui viene anticipato ciò che ci attenderà nel 2013 con The Avengers.

La vera pecca arriva purtroppo dalle interminabili scene di battaglia fatte di sparatorie, incendi esplosioni e virtuosismi che seppur bellissime e raffinate paiono quasi superflue e finiscono col rallentare l’insieme.
Spesso nell’assistere alle gesta del supereroe si ha l’impressione che queste abbiano poco a che fare col resto della pellicola. Probabilmente è una scelta stilistica ma la parte della genesi di Steve Rogers così come quella immediatamente successiva al suo cambiamento sono rappresentate in maniera molto realistica mentre i combattimenti peccano di un’eccessiva patinatura, di un costante uso del rallenty e in ogni caso sono relegati a dei mini siparietti che si limitano a riassumere l’ascesa dell’eroe.
L’impressione complessiva è quella di un film un po’ slegato che si dipana attraverso una trama con punti solo accennati.

L’entusiasmo dell’esile Rogers che brama di entrare nell’esercito non ha il minimo riscontro dopo la sua trasformazione e il rapporto tra questi ed il dottor Erskine viene appena accennato.
La pecca peggiore è poi rappresentata dal villain di turno, Teschio Rosso, portato sullo schermo dal bravissimo Hugo Weaving e realizzato alla perfezione, peccato solo che questo personaggio nasca già sulla carta come una macchietta che viene quindi replicata nella sceneggiatura senza dare maggiore profondità al personaggio.
Parlando del resto del cast si può solo aggiungere che una volta abituatisi alla costante espressione di stupore di Chris Evans ci si può solo rifugiare nelle ottime interpretazioni di mostri sacri Tommy Lee Johnes e Stanley Tucci che regalano qualche momento di vera emozione.
Nel complesso Capitan America è visivamente stupendo, la fotografia è a dir poco magnifica e ricorda a tratti quella de “Indiana Jones e l’ultima crociata”.

Purtroppo le notevoli pecche di sceneggiatura sopra evidenziate minano l’equilibrio complessivo del film che risulta troppo diluito ma con un finale tirato via frettolosamente.
Rimane interessante il raffronto di questo vecchio eroe patriottico con l’attuale situazione americana, ma è un compito che viene affidato allo spettatore e non offerto direttamente dalla pellicola.
Che si tratti di un aspetto voluto o casuale ci si alza dalla poltrona domandandosi se il personaggio di Cap scuoterà gli americani di oggi così come ci viene mostrato nel film e questo sicuramente rende il personaggio comunque accattivante anche al di fuori della propria d’origine.
Alla fine Capitan America il primo vendicatore è un film Marvel diverso dagli altri che va apprezzato proprio per il tentativo di raccontare una storia diversa che sicuramente continuerà (probabilmente deludendo!!!) nel successivo The Avengers.
Per ora quello di Johnson è un tentativo riuscito a metà, ma ha il pregio di avermi comunque incuriosito.

P.S. parlare della pellicola di Johnson senza citare il primo film dedicato all’eroe a stelle e strisce non sarebbe bello.

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Nel 1989, quando la DC Comics aveva bissato il successo cinematografico del franchise di Superman col Batman di Tim Burton, anche la Marvel decise di lanciarsi nelle produzioni cinematografiche di alcuni suoi eroi.

A dire il vero un primo tentativo era già stato fatto con Spiderman cui era stata dedicata una orrenda serie TV e due spin off cinematografici e proprio per evitare ulteriori flop si pensò di realizzare alcuni film che secondo i dirigenti Marvel, sarebbero risultati fattibili grazie all’apparente semplicità (!) dei supereroi coinvolti. Per tali motivi negli anni ottanta abbiamo visto nascere produzioni abnormi, talune nemmeno distribuite a livello cinematografico, come il film su She Hulk (con una sempreverde – è il caso di dirlo – Brigitte Nielsen) e la pellicola dedicata a Il Punitore interpretato da Dolph Lundgrand o, peggio di tutti il film sui Fantastici 4 prodotto da Roger Corman e che secondo la leggenda fu realizzato in fretta e furia solo per prorogare di altri 20 anni la licenza sui diritti acquisiti dalla Fox.

In mezzo a queste orride produzioni si colloca il film di Capitan America realizzato nel 1990 da Albert Pyune e ambientato per lo più in Italia!!! Si, Capitan America affronta Teschio Rosso nella romantica cornice di Porto Venere. Tra gli attori si segnala perfino una giovanissima Francesca Neri (che sicuramente non avvalora la pellicola di Pyune nel proprio curriculum).

Toglierò ogni dubbio sin dal principio, il film è davvero osceno: il costume di Cap è totalmente ridicolo, sembra la tuta di un addetto alla manutenzione dei pozzi neri, interamente in gomma sbiadita e, udiete udite, con finte orecchie di gomma applicate sul cappuccio. Peggio di Capitan america però c’è solo Teschio Rosso che oltre a sfoggiare per quasi tutto il film un sorriso da foto ricordo a decorazione della testa falliforme che si ritrova e tutto sembra che uno spietato gendarme nazista.

Non mi soffermerò sulla trama per il semplice fatto che praticamente non esiste, ma se qualcuno di voi ha intenzione di vedere quest’accozzaglia pop-trash vi dico che in occasione della nuova pellicola deidcata all’eroe USA la MGM ha deciso di buttare fuori il DVD di quest’oscenità.
Su youtube è disponibile un meraviglioso trailer.


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via repost (sempre del sottoscritto)