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A guardarle in foto con sfondo bianco parrebbe di vedere dei modelli ricostruiti in grafica 3D. Difficilmente si arriverebbe ad immaginare che sono delle vere e proprie sculture con una struttura costituita da fil di ferro intrecciato con paziente meticolosità e cura per i dettagli.
Di solito sono gli orientali a dimostrare una pazienza di questo genere e infatti anche stavolta la regola viene confermata: lo scultore è Shi Jindian, artista cinese che a suo dire non ama usare materiali pesanti come bronzo, pietra e argilla. Così ha passato parecchi anni alla ricerca di un materiale poco utilizzato in arte e che fosse totalmente fuori dagli schemi.
A forza di prove ed errori ha imparato il modo migliore di intrecciare questi fili, utilizzando strumenti da lui stesso costruiti: per prima cosa crea una rete fittissima tutt’attorno all’oggetto che vuole riprodurre, poi distrugge o estrae l’oggetto rimanendo quindi con un esoscheletro.
Il risultato, dice, è una specie di realtà virtuale che però è possibile toccare.
Link sui quali è possibile trovare qualche info: White Rabbit, Artnet
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