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Oggi, dopo un piacere che ho fatto ad un collega, mi sono ritrovato a parlare con una ragazzina (non era niente di che, quindi non pensate subito a male) che mi chiedeva informazioni sul magico mondo del [b]giornalismo[/b], mettendo in mezzo i soliti discorsi che … [i]”è difficile, servono le conoscenze” [/i]e che[i] “si hanno tanti vantaggi, andare gratis al cinema, al teatro, allo stadio”[/i]. Beh, ovviamente sono tutte fregnacce: l’episodio però è stato lo spunto ideale per questa miniguida, che non ha pretese ma che spero faccia un pò di chiarezza.

[b]La professione del giornalista[/b] in Italia è regolamentata da una legge (num. 69, 1963) ed affidata, come per altre categorie professionali, ad un Ordine, ovvero l'[b]Ordine dei Giornalisti[/b] (suddiviso in vari Ordini Regionali).
Un giornalista, per quanto può sembrare tautologico, è un tizio iscritto all’Ordine dei Giornalisti.
Questa è una caratteristica tutta italiana. Come funziona l’iscrizione all’Ordine e, di conseguenza, qual’è l’iter per diventare giornalista?

ci sono due modi:

a) Il primo modo, quello standard, è la produzione di articoli/reportage/servizi giornalistici firmati e pubblicati presso una testata riconosciuta e registrata al tribunale.

b) L’alternativa, venuta fuori recentemente, è l’iscrizione presso una specifica scuola di alta formazione (con almeno una laurea triennale già messa alle spalle).

L’Ordine dei giornalisti prevede 3 registri:

1) il primo, quello dei [b]giornalisti pubblicisti[/b], è riservato a coloro che svolgono in maniera continuata ma non esclusiva l’attività del giornalista in concomitanza con altri mestieri.
2) il secondo, quello dei [b]giornalisti professionisti,[/b] è riservato a coloro che svolgono in maniera continuata ed esclusiva la professione di giornalista.
3) il terzo, quello dei[b] praticanti[/b], è riservato a coloro che sono presso una redazione e devono svolgere il praticantato [i]per 18 mesi “presso un quotidiano, o presso il servizio giornalistico della radio o della televisione, o presso un’agenzia quotidiana di stampa a diffusione nazionale e con almeno 4 giornalisti professionisti redattori ordinari, o presso un periodico a diffusione nazionale e con almeno 6 giornalisti professionisti redattori ordinari” [/i](art.34, tnx wikipedia)

Per fare domanda di iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti è necessario aver prodotto almeno 75 articoli in un biennio*, firmati (è accettata anche una parte siglata o non firmata, ma ci deve essere la firma del direttore responsabile che attribuisce la “parternità” a voi) e pubblicati su una testata registrata e riconosciuta dal tribunale. Alla domanda vanno allegati il modulo, la dichiarazione del direttore responsabile del giornale (dei giornali, potete fare anche due anni separati presso diversi giornali) e le ritenute d’acconto (per dimostrare che siete stati pagati e non avete lavorato a nero).

Per diventare professionista è un pò più complesso. Molto più complesso. Le strade sono due, e qui mi riconduco a quanto detto prima: o 18 mesi di pratica presso una redazione che soddisfi le caratteristiche riportate qualche rigo più su o due anni di specializzazione, successivi alla laurea triennale (obbligatoria) presso una scuola riconosciuta/che abbia rapporti con l’Ordine Regionale di appartenenza e che garantisca almeno il 50% di pratica “on the Job” per così dire. Fatto ciò si verrà ammessi ad un vero e proprio esame di stato (difficilotto) consistente in un compito scritto e in un colloquio orale. Il compito scritto è quello che fa selezione: sono 5 materie (Spettacolo, Sport, Attualità, Politica e la quinta non ricordo) con traccia a sorpresa. Per dirvi, non pensate che essere esperti in una singola materia vi aiuti: può ad esempio capitare che voi siate dei mostri che conosciate tutte le formazioni di calcio degli ultimi 50 anni e alla voce Spot uscire “L’importanza del canottaggio negli anni 30”! Dopo il tema, sempre nell’ambito del compito scritto, ci sono i quiz, che riguardano principalmente quella che un tempo si chiamava “educazione civica” e Deontologia Professionale (questa è una delle cose buone di avere un Ordine, la Deontologia)
Il colloquio orale si svolge davanti ad una commissione specifica e di solito il candidato porta un suo lavoro e ci si discute su. Dopo se si passa il tutto, se si lavora presso un giornale si è redattori, altrimenti si è libero professionista (un modo gentile di dire disoccupato).

L’iscrizione ad una scuola di specializzazione biennale di fatto sostituisce il periodo di praticantato, ma l’esame è comunque obbligatorio.

Essere pubblicista non significa poter diventare automaticamente professionista: uno può essere pubblicista a vita, dipende da lui. Il pubblicista è un giornalista a tutti gli effetti, può essere direttore responsabile di un giornale.

Ora vi starete chiedendo.. “Ma con internet come funziona?” Ecco, qui ci capisco poco anche io. Scrivere in un blog, ovviamente, non significa scrivere su un giornale. Però si può registrare il proprio sito internet al tribunale come testata giornalisitca on-line, ma questo comporta la presenza di un editore e di un direttore responsabile. Gli articoli prodotti presso un giornale del genere valgono ovviamente come quelli di un giornale cartaceo.

C’è un caso particolare in cui non è necessario essere giornalista per essere direttore di una testata: si tratta delle testate tecniche/scientifiche, dove un esperto può essere direttore (e questo purtroppo manca nelle redazioni in Italia, basti vedere la qualità media degli articoli di scienza e tecnologia sui nostri quotidiani….)

La presenza di un [b]Ordine Professionale,[/b] come dicevo, fa storcere il naso a molti: limita le possibilità di ingresso nel mondo del lavoro, obbliga a percorsi tortuosi e, diciamocoelo… puzza di casta. Ma l’Ordine ha i suoi vantaggi: innanzitutto ha uno statuto e una deontologia, a cui i membri sono legati fermamente. L’Ordine, inoltre, garantisce Formazione e Collaborazione con università, aziende e terziario. Inoltre, tramite esso si regolamentano alcuni vantaggi derivanti dalle convenzione (autonoleggi, voli, alberghi, ristoranti, altro).

enjoy!

ps: sfato il mito di entrare a buffo ovunque. Per andare al cinema, al teatro, allo stadio, nei palasport, non basta esibire il tesserino. Va fatta espressamente richiesta di accredito (al massimo 48 ore prima nella stragrande maggioranza dei casi) firmata dal direttore responsabile. Ogni giornale ha un numero limitatissimo di accrediti a disposizione (a meno che non si è Sky Sport o La Gazzetta, un giornale difficilmente può mandare più di 2 inviati allo stadio) e poi spetta all’ufficio stampa del ricevente stabilire criteri di accesso, posti e quant’altro.

*pps: questo è l’iter in Campania, potrebbe variare da Regione a Regione, non ne sono sicuro. Comunque basta andare sul sito dell’Ordine Regionale di riferimento per le info.