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Diverse pubblicità mostrano corpi femminili al solo fine di attirare l’attenzione, per poi proporre un prodotto che non ha nulla a che fare con la donna e il suo corpo.

Anche se in alcuni casi può risultare gradevole, è in verità un processo denigratorio.

Il corpo della donna usato per vendere del cibo (ma anche altri tipi di prodotti commerciali) è un’operazione di svilimento; sia per la donna, ridotta a oggetto sessuale, sia per il fruitore, considerato di basso profilo intellettuale poiché “catturabile” esclusivamente con ciò che lo attrae sessualmente.

Questo accade nell’inconsapevolezza dell’individuo, che non percepisce questa tecnica subdola e sistematica.
Ci si abitua così ad assimilare questa pubblicità come se fosse normale.
Il bombardamento di immagini che alludono al sesso e al corpo nudo mercificato, può creare disagio psichico.

Da qui la reazione di ritrarre ragazze nude col corpo ricoperto di prodotti alimentari. Crema, cioccolato, marmellata, miele, pasta, pesce.
In questo caso però il corpo non è un pretesto per vendere qualcosa. La funzione del prodotto è annullata e decontestualizzata. Esso diviene qualcosa di nuovo, qualcosa che crea piacere, ma anche tensione, che
aggredisce, avvolge o si adagia.

Una trappola o un piacere. Ragazze genuine e spregiudicate che riacquistano verità. Corpo nudo e prodotto alimentare entrano in simbiosi, senza fine commerciale, senza “infettare” la coscienza.
E’ una femminilità “intaccata”, marchiata, sporcata da ciò che era un prodotto pubblicizzato e che diventa “seconda pelle”.

Mangiato bene? Ecco l’ammazzacaffè.

[url=http://www.alessandrodidoni.carbonmade.com]Alessandro Didoni[/url], è un fotografo (e percussionista) che ultimamente si cimenta in foto di nudo, a mio avviso con ottimi risultati.

Come perdere l’occasione di scrivere un NSFW allegando le foto di un amico?

Alcune le ho dovute “censurare” per la paura fottuta dell’Itomicrazia, ma potete vederle nella versione originale sul [url=http://www.alessandrodidoni.carbonmade.com]suo sito[/url].