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Questa notte non riuscivo a dormire; verso le 5:30 ho trovato delle splendide immagini sui nudibranchi ed ho deciso di pubblicare un articolo dedicato correlato di gallery.

I nudibranchi sono molluschi i cui antenati hanno perduto la conchiglia milioni di anni fa: null’altro che pelle, muscoli ed organi che scivolano su sentieri di bava sul fondo degli oceani e tra le colonie di coralli del mondo intero. Dai fondi sabbiosi più bassi ai reef corallini, fino alle piane fangose ad oltre mille metri di profondità, i nudibranchi prosperano in acque sia calde che fredde, ed alcuni si sono perfino adattati alle bollenti sorgenti idrotermali.

In maggioranza non più grandi di un dito, questi gasteropodi si distinguono da altri molluschi marini per avere, come dice il nome, le branchie “nude”, disposte in ciuffi sul dorso.

Anche se possono lasciarsi trascinare dalle correnti – alcuni sanno anche nuotare – i nudibranchi raramente vanno di fretta; ma allora perchè non vengono sterminati dagli altri predatori? Il motivo è che le oltre 3.000 specie di nudibranchi conosciute dispongono di ottime “armi protettive”. Possono avere la pelle robusta, coriacea o abrasiva; e sopratutto hanno rimpiazzato la conchiglia dei loro antenati con armi più leggere ed efficaci: secrezioni tossiche ed urticanti.

Alcuni nudibranchi sintetizzano autonomamente il veleno, ma la maggior parte li ricava dal cibo. Le specie che si nutrono di spugne tossiche trasformano i composti letali e li accumulano nei loro tessuti, per poi secernerli, in caso di minaccia, dalle cellule epidermiche o da ghiandole specializzate.

Altri nudibranchi raccolgono capsule urticanti – dette nematocisti – dai coralli di fuoco (Millepora Dichotoma) dagli anemoni e dagli idroidi di cui si cibano: immuni alla loro azione, schierano alle estremità del corpo questi “pezzi d’artiglieria” rubati per poi riutilizzarli.

Molti nudibranchi, più vulnerabili perchè vanno in cerca di cibo durante le ore diurne, “pubblicizzano” le proprie armi sfoggiando colori sgargianti che spiccano sulo sfondo verde e marrone del Reef. I predatori ben sanno che quei colori preannunciano un sapore nauseabondo, e lasciano in pace anche gli animali che sanno imitare quelle livree: alcuni nudibranchi non tossici ed altri invertebrati come i vermi piatti.

Le specie più elusive, dalle abitudini notturne o dall’areale limitato, hanno invece adottato livree mimetiche, più o meno brillanti anzichè contrastanti (nonostante molte di loro dispongano ugualmente di armi tossiche).
Grazie a pigmenti simili a quelli delle spugne, o degli altri organismi su cui si posano per nutrirsi, anche i nudibranchi più grossi (come un avambraccio umano) risultano pressochè invisibili.
Scorgere queste specie criptiche risulta difficile anche per un subacqueo esperto; mentre i nudibranchi più colorati saltano subito all’occhio in un esplosione di colori pastello, mentre divorano un corallo, strisciano su una roccia o si lasciano trascinare dalla corrente su un fondo sabbioso.

Con un po’ di fortuna è possibile imbattersi in gruppi da decine o anche centinaia di individui, riuniti per cibarsi o per riprodursi; o individuare quella specie di nudibranco grosso come un piatto, che funziona “ad energia solare”, cioà assorbe nutrimenti da alghe che coltiva nel proprio corpo grazie alla fotosintesi.

I nudibranchi sono ciechi alla loro stessa bellezza: i loro minuscoli occhi distinguono a malapena luci ed ombre. In compenso annusano, assaggiano e tastano il mondo tramite apposite appendici sensoriali poste sulla testa, detti rinofori e tentacoli orali.

I segnali chimici li aiutano a trovare il cibo – non solo coralli e spugne, ma anche cirripedi, uova o piccoli pesci – e a riconoscersi.

Sono ermafroditi, quindi possono fecondarsi a vicenda (il sogno inconfessato di qualche autore di LN) una caratteristica che rende estremamente più rapida la ricerca del partner e raddoppia il successo riproduttivo.
A seconda della specie ogni coppia depone fino a due milioni di uova riunite in cordoni, spirali o ammassi.

Inoltre esistono nudibranchi cannibali, che si avventano come cobra sui propri simili – sopratutto se di specie diversa – divorandoli con denti e mascelle, o usando enzimi per scomporre la preda. Anche alcuni pesci, i ragni di mare, le tartarughe, le stelle marine ed alcuni granchi possono cibarsi senza subire gli effetti del veleno. In Cile e sulle isole a largo di Russia ed Alaska, li mangiano anche gli esseri umani, crudi, lessi o arrostiti, dopo aver rimosso gli organi tossici.

I nudibranchi vengono anche studiati: Il loro semplice sistema nervoso può fornire indicazioni sull’apprendimento e la memoria, e le loro difese chimiche fanno gola alle industrie farmaceutiche.

Del resto da secoli gli invertebrati vengono utilizzati per questi scopi, lo stasso Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. scrisse un rimedio per combattere la calvizie, a base di chiocciole tritate, miele e ceneri di riccio di mare.
Oggi ovviamente si cerca di estrarre sostanze potenzialmente utili per cuore, ossa e cervello.
Da un lontano parente dei nudibranchi, la lepre di mare (Aplysia Depilans) è stata estratta una sostanza potenzialmente antitumorale (ad ora in fase di sperimentazione).

Non sappiamo assolutamente tutto sui nudibranchi, tenete presente che si stima che solo la metà delle specie sia stata scoperta ed anche quelle più note restano sfuggenti.
Quasi tutti vivono un anno o poco più, e senza ossa e guscio si decompongono (o vengono mangiati) senza lasciare traccia della loro colorata esistenza.

Foto by nationalgeographic.com.tr