[image]https://leganerd.com/wp-content/uploads/LEGANERD_035945.jpg[/image]
Il 25 dicembre 1642, in un piccolo villaggio della Contea del Lincolnshire chiamato Woolsthorpe-by-Colsterworth, nella capanna di una famiglia di allevatori nacque un bambino.

Pensare a lui, è pensare al suo lavoro, perché un uomo simile si può comprendere solo immaginandolo come un’arena in cui si svolga la lotta per l’eterna verità. Le opere del suo intelletto sopravvivono al chiassoso brulichio delle generazioni e diffondono calore nei secoli. Come una stella cometa guidano l’uomo fuori dall’oscurità, verso la luce della conoscenza.

Isaac Newton è stato uno dei più grandi scienziati della storia. Ci ha fornito le basi della fisica moderna attraverso l’invenzione del calcolo infinitesimale, ha intuito le leggi del moto e della gravitazione universale, è stato rivolizionario nello studio dell’ottica e della luce, scrisse uno dei massimi testi, ormai considerati sacri, che la scienza abbia mai conosciuto, i Principi matematici della filosofia naturale.

L’uomo Newton, difficile e solitario, non si allontanò mai da una ristretta area di un centinaio di chilometri attorno a Cambridge e Londra. Non vide mai il mare, ma spiegò le maree. Non andò mai sulla Luna, ma ne descrisse il moto e calcolò la forma delle navicelle spaziali che tre secoli dopo portarono gli astronauti sul nostro satellite.

Quando morì, fu il primo intellettuale a ricevere un funerale di stato. Sulla sua tomba a Westminster una sconsolata Astronomia piange, mentre dei cherubini giocano con gli strumenti coi quali giocò anche lo scienziato: un prisma, un telescopio, varie monete di nuovo conio, dato che nell’ultima parte della sua vita fu anche direttore della Zecca, riformando la moneta inglese.

Voltaire, che era presente al funerale, disse che era stato sepolto come un re. Per lui Alexander Pope scrisse un famoso poemetto che inizia così:

La natura e le leggi della natura giacevano nascoste nella notte; Dio disse: «Che Newton sia!», e luce fu.

Sul suo epitaffio venne incisa una frase in latino, che racchiude il mio augurio per la festa del Deus Sol Invictus.

Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus,

ovvero,

Si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così grande onore del genere umano.

Chi di voi festeggerà il Natale, rivolga un pensiero ed un ringraziamento anche a Newton. La vita come la conosciamo oggi, illuminata e tecnologica e che ormai tutti diamo per scontata, è dovuta a menti straordinarie come come quella di Sir Isaac Newton.