La volpe domestica

Questo articolo è una figata, ma un po’ lungo.
Dmitri K. Belyaev (1917-1985) è forse il ricercatore che più ha contribuito a farci conoscere come avviene il procedimento di addomesticazione di una specie animale selvatica.
Da tempo si cerca di capire come sia avvenuto a livello genetico il passaggio da lupo a cane, sia dal punto di vista morfologico che neurologico/comportamentale.
Sappiamo che nei secoli (ma ancora adesso) i nostri antenati hanno selezionato e fatto riprodurre solo i cani migliori, più adatti alla convivenza con l’uomo e a servirlo in certi compiti.

Belyaev, ricercatore russo, iniziò uno studio figherrimo: sperimentare scientificamente come si addomestica un animale selvatico simile al lupo (-> cane), la volpe. Purtroppo riscontrò grosse difficoltà di carattere politico: tra gli anni ’30-’50 la genetica era vista come il male, a causa degli esperimenti eugenetici nazisti e fu licenziato (e gli andò bene, dal momento che molti altri genetisti finirono nei campi di lavoro o condannati a morte!). Negli anni ’60 ci fu una virata politica e Belyaev riuscì ad ottenere il ruolo di direttore dell’Istituto di Citologia e Genetica dell’Accademia Russa delle Scienze, potendo proseguire ufficialmente gli studi che già aveva portato avanti privatamente.

Belyaev prende numerose volpi, le fa accoppiare e osserva crescere i cuccioli. Quando questi raggiungono la maturità sessuale assegna a ciascuno di loro un punteggio che tiene conto dei tratti che “vogliamo” in un animale domestico: docilità, stare vicino al padrone, non spaventarsi con la presenza di persone, giocare, ecc… Vengono fatti accoppiare separatamente i più “domestici” e i più “selvatici”. E di nuovo selezionati i più “domestici” e fatti accoppiare, e così via per 40 (rendetevi conto del lavoraccio!) generazioni.

Il risultato fu quello atteso: ottiene una varietà di volpe domestica, che presenta caratteristiche sia fisiche che comportamentali diverse dalle cugine selvatiche. Le volpi addomesticate erano come cani: leccavano gli sperimentatori, li annusavano, erano contente in loro presenza, tentavano di attirare la loro attenzione, muovevano la coda per segnalare il loro stato d’animo, mostravano di tollerare anche la presenza di uomini estranei mai visti. Nel video giocano coi ricercatori!

Le modificazioni comportamentali si possono individuare in una ridotta produzione di adrenalina (quindi un cambiamento a livello ghiandolare), che induce stress e paura (viene definito l’ormone di attacco o fuga). Poiché l’adrenalina sembra collegata alla produzione di melanina, si sono verificati anche cambiamenti nel colore della pelliccia.

Infatti, selezionando solo sul comportamento, sono cambiati anche tratti somatici della volpe: oltre alla pelliccia, le orecchie, la coda, stagione riproduttiva più lunga, modifiche alla forma del cranio e dei denti.

Con qualche difficoltà economica, la ricerca prosegue e continua a produrre conoscenza sull’argomento, con tecnologie nuove come i microarray che permettono di vedere in un colpo solo tutti i geni che hanno espressione diversa nella volpe selvatica e domestica.

Tra qualche anno potremo tenere in casa una volpe domestica.
La comprensione dei “geni dell’addomesticazione” ci fa capire molti aspetti dei nostri animali domestici e ci permetterà di migliorarli ed addomesticarne di nuovi.
Perché certe selezioni ad ca22um, fate solo sul colore o dimensioni e non sul cane (o altri animali) completo e su numeri troppo piccoli, hanno fatto abbastanza danni e vanno fatte smettere.

(Ho trovato dopo il video che spiega tutto e mi avrebbe risparmiato di scrivere tutta la storia)

Fonte: ditadifulmine e ScientificAmerica.

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