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Questa storia è un piccolo esempio inquietante di come funzionano le epidemie.
Negli anni ’80 e ’90, dagli USA furono importati in Italia grossi carichi di copertoni usati e con essi numerose uova di zanzara del genere [i][b]Aedes[/b][/i], conosciuta volgarmente come zanzara tigre. L'[i]Aedes[/i] era arrivata in Nord America dall’Asia. In Italia questa zanzara si è rapidamente diffusa colonizzando numerose aree.
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Nel 2004 il virus [url=http://en.wikipedia.org/wiki/Chikungunya][b]chikungunya[/b][/url] parte dalle coste orientali dell’Africa e attraversa l’Oceano Indiano con i flussi commerciali e migratori, fino a scatenare una grossa epidemia in India verso il 2007. Il virus è diffuso dalla zanzara [i]Aedes[/i].
Proprio nel 2007 un immigrato indiano residente a Ravenna va a trovare i parenti in India, contrae la malattia e torna in Italia quando la malattia è ancora nel periodo di incubazione (non ha sintomi). In Italia, veicolata dalla zanzara [i]Aedes[/i] il virus si diffonde localmente causando una piccola epidemia di [b]247 casi[/b] e [b]la morte di un anziano[/b].
La malattia chikungunya provoca febbre molto alta, rash nel 50% dei casi e forti artralgie migranti. La malattia è autolimitantesi. La mortalità è bassa (0.4%), ma è maggiore nei bimbi di meno di 1 anno di età (2.8%) e aumenta negli anziani con altre patologie concomitanti.
Possiamo apprezzare in questo esempio 2 fattori di rischio epidemiologico:
1) viaggi in zone tropicali che possono importare agenti patogeni;
2) l’importazione dei vettori del virus (zanzara tigre), senza del quale il virus non si sarebbe mai diffuso ad altre persone.
Fonte: Le Scienze di settembre 2010, che ha un ricco dossier sui virus.