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Tenshu Yashiro, nato il 9 giugno 1970. Per i reati di possesso illegale di armi, omicidio e tentato omicidio il tribunale penale, alla presenza del giudice istruttore, emana la seguente sentenza.
L’imputato Tenshu Yashiro è condannato alla pena di MORTE.”
E’ così che il lettore viene catapultato in questo particolarissimo one-shot: senza sapere niente di questo personaggio, né delle sue azioni, né delle sue motivazioni e né della sua personalità. La prima cosa che ci viene mostrata di lui è la sua disperazione nel giorno della sua esecuzione, rimpianto dai suoi “compagni” mentre si allontana dalla sua cella e, addirittura, dal direttore del carcere che, nell’ultimo memento, si complimenta per la sua evidente redenzione.
Sarà per questo che due cordiali signori, estremamente garbati e ben vestiti gli offrono una via di salvezza? Forse perché si è dimostrato migliore di tutti gli altri? La scelta in ogni modo sta a lui: morire adesso per le atrocità commesse o lavorare per loro, qualunque cosa sia.
La risposta del personaggio è quantomeno ovvia: all’apice del terrore e del pentimento, tutto pur di esser vivi. Ma perché proprio lui? E cosa dovrà fare? Il terrore viene amplificato dal dubbio. Beh, giunti a destinazione la cosa si chiarisce e si complica insieme: assieme ad un altro scampato alla morte dovrà condividere la reclusione in una stanza dove potrà disporre di qualsiasi cosa. Ma perché? Lo scopriremo solo più tardi, si dia il via all’esperimento!

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