Dagli USA una batteria con un’energia poco sotto il nucleare

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L’obiettivo dei ricercatori del Washington State University (WSU) era quello di trovare un materiale in grado di immagazzinare enormi quantità di energia e capace di aprire la strada a tutta una serie di applicazioni, da serbatoi di stoccaggio a super ossidanti per la distruzione degli agenti chimici e biologici fino super conduttori ad alta temperatura. Ebbene, la scommessa iniziata nei laboratori del WSU dal team, guidato dal professore di chimica di Choong-Shik Yoo, ha portato ad un nuovo materiale iper-compatto dalle promettenti capacità. Per ottenere i risultati ricercati gli scienziati sono partiti da un cristallo bianco di difluoruro allo xeno (XeF2) a cui hanno applicato, tramite incudini di diamante, una pressione pari a quella che avremmo a metà del raggio terrestre. A pressione atmosferica normale, infatti, le molecole costitutive dello XeF2 si trovano dimensionalmente distanti le une dalle altre. Applicando una forza, in un primo momento, il cristallo si appiattisce divenendo un semiconduttore bidimensionale simile alla grafite; portando la pressione a oltre un milione di atmosfere la struttura muta, formando una sorta di reticolato 3D di atomi.
In questo processo di “spremitura” l’enorme quantità di energia meccanica fornita dalla compressione viene immagazzinata sottoforma chimica nei legami atomici. Il risultato è una struttura nera somigliante a un poliedro metallico, con una capacità, pertanto, di accumulare energia in maniera compatta di poco al disotto della categoria nucleare.
La ricerca ha ricevuto il sostegno finanziario del Dipartimento della Difesa USA e della National Science Foundation.

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